Emergenti, bisogna guardare alla Cina

A cura di Raiffeisen Capital Management
L’espansione economica dei paesi emergenti continua a deporre a favore delle loro economie. Il FMI prevede per loro una crescita economica del 4,8% nel 2018 (rispetto all’1,9% per le nazioni industrializzate). A un anno dalla sua vittoria elettorale sostanzialmente sorprendente, sembra che il parlamento stia effettivamente per approvare l’ampia riforma fiscale del presidente USA Trump.
Per ora gli esperti stanno ancora discutendo delle esatte ripercussioni sull’economia. Sembra chiaro che con questa mossa l’indebitamento degli USA aumenterà ulteriormente. Gli utili netti di molte aziende USA potrebbero inoltre ricevere un ulteriore impulso. Visibilmente incentivato da tutto ciò, il mercato azionario USA ha toccato nuovi massimi, mentre i corsi azionari nel “resto del mondo”, compresi i paesi emergenti, sono perlopiù rimasti fermi o hanno leggermente ceduto.
Gli investitori nei mercati emergenti (EM) possono guardare indietro a un anno molto redditizio, sia per le azioni che per le obbligazioni. Non sorprende quindi che gli afflussi verso i paesi emergenti continuino. Nel 2017 i flussi verso i mercati azionari sono stati pari a 61 miliardi di dollari USA circa, il valore più alto dal 2010. La soddisfazione degli investitori in euro diminuisce naturalmente a causa della forza della moneta unica europea. Del resto, in questo modo è andato perso circa il 50% dell’apprezzamento nominale di dell’anno.
A novembre si sono registrati forti guadagni anche per quanto riguarda i metalli industriali (in particolare il rame) e il greggio. Il “Brent del Mare del Nord” è salito a circa 63 dollari USA al barile, il valore più alto da maggio 2015. È stato ulteriormente supportato dall’estensione delle restrizioni alla produzione da parte dei paesi dell’OPEC e della Russia. Bisogna però vedere, se questa scalata dei prezzi delle materie prime continuerà. Come già sottolineato più volte a questo proposito, la chiave di tutto questo sta in Cina. E lì, a sua volta, ci si focalizza sempre di più sulla stabilità del sistema finanziario. Di conseguenza, almeno temporaneamente potrebbero verificarsi un rallentamento della crescita e una domanda inferiore di materie prime.

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