Chi ha paura del Sudafrica?

A cura di Marco Caprotti, Morningstar
Il Sudafrica fa sudare freddo? E’ vero che il paese è in una posizione economica difficile e che la comunità finanziaria ritiene possa essere un asset rischioso. Questo, tuttavia, secondo gli analisti di Morningstar sembra non mettere in pericolo l’equity locale. “Il paese è alle prese con una debole crescita, una bassa fiducia dei consumatori e un aumento del deficit”, dice Victoria Revers, analista di Morningstar. “In questa situazione non stupisce che, ad esempio, il merito di  credito del paese sia in dubbio”. L’agenzia di rating Standard & Poors ha già tagliato il suo giudizio sulla carta governativa sudafricana portandolo a junk (spazzatura), mentre Moody’s ha detto che sta prendendo in consiedrazione un taglio.
La situazione politica presenta, anche lei, alcune incertezze. A metà dicembre 2017 Cyril Ramaphosa è diventato il nuovo presidente dell’African National Congress (Anc), il partito che fu di Nelson Mandela, al potere in Sudafrica. Nelle 2019 il paese andrà alle elezioni politiche ma c’è un grande dibattito su quale potrà essere la linea dell’Anc se dovesse restare al comando e i politologi parlano di una situazione “imprevedibile e sconosciuta”.
“In un quadro del genere è lecito pensare che ci possano essere delle implicazioni per il mercato azionario sudafricano e per gli strumenti che detengono questo tipo di asset”, spiega Revers. “In una situazione rischiosa avere azionario sudafricano può essere considerato rischioso, ma non dimentichiamo che le azioni del paese da gennaio a ottobre 2017 hanno guadagnato (in dollari) il 19,6%. E la corsa maggiore si è registrata proprio nelle ultime settimane”.
Cosa spinge l’equity. Ma che cosa ha guidato questo rally? Se la crescita economica è debole e le prospettive sono oscure (anche sul fronte politico), come mai l’equity del paese ha toccato nuovi massimi?
“Ci sono essenzialmente due fattori che possono spiegare questo fenomeno”, dice l’analista. “Primo: la maggior parte delle società sudafricane quotate producono i loro guadagni all’estero e quindi sono poco interessate a ciò che succede a livello domestico. Secondo: si tratta di un mercato molto concentrato dove quattro società (Naspers, Richemont, BHP Billinton e Anglo American) formano quasi il 40% del listino”. Nel periodo da fine 2016 a ottobre dell’anno scorso hanno contribuito al 18,7% dell’intero risultato dell’equity del paese in Borsa. “In altre parole, il 95% del rendimento dell’indice è stato ottenuto da queste quattro società”, dice l’analista.
Fra i fondi dedicati ai mercati emergenti venduti in Italia che hanno l’Analyst rating più alto (Gold), Comgest Growth Emerging Markets EUR R Acc ha più del 10% del portafoglio in equity sudafricano. “La filosofia di investimnento alla base del fondo è chiaramente orientata verso le società di qualità del segmento growth”, spiega Mathieu Caquineau, fund analyst di Morningstar in un report del 20 settembre 2017. “Il portafoglio è costruito in maniera puramente bottom up. Il primo passo del processo di investimento è quello di identificare le società con bilanci in ordine, che abbiano una posizione di mercato dominante e che registrino una crescita dei profitti indipendentemente dal ciclo economico. Per questo le azioni sensibili alla congiuntura, come ad esempio le banche, sono generalmente escluse dall’universo di investimento. Quelle che restano nel radar del gestore vengono sottoposte a una rigorosa analisi che prevede incontri con il management, anche con quello delle società concorrenti”.

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