La Fed sta per rovinare la festa alla crescita globale?

Di Stephen Mitchell, Head of Strategy Global Equities di Jupiter AM

Nei prossimi dodici mesi è probabile che la crescita globale sincronizzata prosegua sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti. Tuttavia, una potenziale nube oscura – la Federal Reserve statunitense (Fed) – sta prendendo forma, mentre gli Stati Uniti si muovono in acque inesplorate sperimentando l’inedita combinazione di una politica monetaria restrittiva e tassi di interesse in aumento. C’è quindi una possibilità reale che la Fed possa rovinare la festa, mentre i mercati del lavoro si irrigidiscono. Storicamente, i cicli di inasprimento monetario della Fed hanno rivelato quelle aree dell’economia globale vulnerabili a causa dell’eccesivo indebitamento, con conseguenze negative sui prezzi degli asset. I fondi globali devono pertanto adottare un approccio rigoroso, investendo in settori decorrelati dalla crescita economica, ma che beneficiano di fattori di crescita strutturale.

Crescita globale sincronizzata fino al 2018

La crescita globale sembra destinata a continuare anche il prossimo anno, quando i mercati raccoglieranno i frutti di una politica monetaria accomodante e dei tagli ai tassi effettuati nel 2015/16. Ciò ha consentito una rinascita economica che sta accelerando man mano che gli Stati crescono all’unisono, risultando in una crescita globale sincronizzata, di solito più robusta.

La Germania è stata il motore della crescita in Europa e ha alimentato il progresso degli Stati vicini dell’Europa dell’Est e quelli mediterranei. Nel 2018 questa espansione economica in tutto il continente dovrebbe proseguire. Il Regno Unito, tuttavia, si trova in un ciclo diverso e i rischi che incombono nel 2018 sembrano ancora notevoli, visto che il governo sta entrando nel dettaglio degli accordi commerciali post-Brexit in un ambiente politicamente fragile. Da un punto di vista globale, pur riconoscendo che ora vi è un valore reale nelle azioni britanniche, preferiamo rimanere cauti nel 2018. I fondi globali continuano a considerare società del Regno Unito come la British American Tobacco (BAT), che è un’impresa che opera a livello internazionale e la cui crescita è trainata da nuovi prodotti, non dall’economia britannica.

I mercati emergenti dovrebbero beneficiare di tagli significativi ai tassi d’interesse

Guardando ai mercati emergenti, quest’anno abbiamo assistito a un gran numero di tagli ai tassi d’interesse, in Brasile, Russia e India, tanto per fare alcuni esempi. Questi tagli richiederanno dai dodici ai diciotto mesi per avere effetto, motivo per cui si prevede che i loro mercati azionari beneficeranno di un quadro migliore tra il 2018 e il 2019. In effetti, per Paesi come Russia, India e Brasile, i tassi sono ancora alti nonostante i tagli e il Messico ha raggiunto (o quasi) l’apice della sua curva dei tassi. Avvicinandosi al 2018, i fondi globali hanno aumentato poco a poco l’esposizione ai mercati emergenti come ad esempio il Messico, dove si trova ancora valore essendo rimasto al di fuori dalle preferenze degli investitori dall’elezione di  Trump. I mercati emergenti beneficiano di trend demografici positivi che associati al calo significativo dei tassi d’interesse dovrebbero sostenere la crescita di questi Paesi, mentre i mercati sviluppati stanno entrando in un ciclo restrittivo, con una riduzione della liquidità sui mercati.

La Cina e l’India sono entrambe d’importanza cruciale per l’economia globale, in quanto la loro impressionante crescita va a vantaggio delle aziende di tutto il mondo.  L’India è cresciuta del 5,7% nel 2017 e le sue prospettive rimangono brillanti grazie alle riforme di Modi. L’irrigidimento della politica monetaria in Cina, benché graduale, potrebbe potenzialmente avere degli strascichi sull’economia globale. Le autorità cinesi sono consapevoli degli elevati livelli di debito del Paese e della dipendenza dai finanziamenti; al tempo stesso, c’è grande determinazione a migliorare gli standard ambientali del Paese attualmente a livelli insufficienti. Questi due fattori insieme potrebbero portare a un rallentamento dell’economia nazionale all’inizio del 2018, con qualche impatto anche sulla crescita globale. Le politiche più rilassate rispetto all’edilizia abitativa, tuttavia, potrebbero essere usate come potenziale leva da sfruttare per spingere la crescita, un elemento che può essere considerato più ciclico che strutturale.

L’inflazione salariale negli Stati Uniti deve rimanere contenuta, considerando l’approccio della Fed

Le prospettive economiche degli Stati Uniti sono complicate dai probabili tagli fiscali che stimoleranno l’economia in un momento in cui la disponibilità di manodopera è già limitata, spingendo così la Federal Reserve verso la necessità di ulteriori rialzi dei tassi. I mercati non hanno mai sperimentato prima un periodo di aumenti dei tassi e di stretta monetaria e non si conoscono gli effetti che questa combinazione potrebbe avere il prossimo anno a livello globale. L’inflazione salariale è stata molto contenuta, il che ha permesso alla Fed di implementare rialzi molto moderati fino ad oggi, ed è evidente che le tendenze dirompenti nella robotica, l’automazione delle fabbriche, l’intelligenza artificiale, la potenza di calcolo dei Big Data e dei nuovi software per gli uffici stanno cambiando radicalmente il potere negoziale dei lavoratori. Si tratta di trend su cui i fondi globali possono puntare per sostenere i rendimenti; ad esempio, i progressi della tecnologia applicati al settore medico-sanitario dovrebbero risultare resilienti anche nel caso in cui la Fed dovesse inasprire le proprie politiche più del previsto.

Prospettive positive, ma attenti all’inasprimento monetario

Nel complesso, le prospettive economiche globali per l’anno a venire rimangono positive, anche se le valutazioni sull’azionario e l’obbligazionario suggeriscono un certo grado di prudenza per i mercati. Pertanto, un approccio ragionevole è quello di investire su quelle società che vantano bilanci e flussi di cassa robusti, con una buona propensione a fare gli interessi degli azionisti e il cui fatturato si dimostri resiliente per i beni/servizi in portafoglio. La Fed porrà fine alla festa della crescita globale entro la fine del 2018? Dato che non vi è stata una stretta monetaria in precedenza, si tratta di un territorio inesplorato e, sebbene le iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali continueranno ad essere un fattore positivo, il livello con cui questi effetti positivi si propagheranno sui mercati globali sarà inferiore. In quest’ottica, è saggio investire in imprese che saranno resilienti nel 2018.

Nel 2017 avevamo previsto che l’inflazione sarebbe iniziata a crescere nei mercati sviluppati, con rendimenti a una sola cifra nell’azionario e prospettive più positive per le azioni dei mercati emergenti. In effetti, gli Stati Uniti hanno avviato un ciclo di irrigidimento dei tassi, ma l’inflazione è stata più contenuta di quanto ci aspettassimo, consentendo profitti consistentemente più elevati sull’azionario dei mercati sviluppati. Le azioni dei mercati emergenti hanno registrato performance superiori a quelle previste. Per il 2018, i tassi d’interesse e i fattori economici trainanti per i Paesi emergenti sembrano ancora positivi e le azioni dovrebbero produrre rendimenti, ma è meglio sottolineare che il prossimo anno l’inflazione contenuta (in termini di salario) nei mercati sviluppati dovrà persistere, altrimenti si svilupperà un contesto di tassi d’interesse meno favorevole per le azioni.

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