L’alchimia dell’investimento nei premi di rischio azionario

A cura di Benoît Vaucher, Portfolio Manager, and Guido Bolliger, Co-Head of Quantitative Solutions and Portfolio Manager, SYZ Asset Management
Cos’hanno in comune gli investitori value tradizionali e i trader in criptovaluta? Semplice, cercano di trarre vantaggio dall’irrazionalità degli altri operatori del mercato. Assumere un comportamento irrazionale sui mercati finanziari non è una novità. Gli studiosi hanno per molto tempo documentato le strategie sistematiche che gli investitori possono utilizzare per sfruttare le inefficienze e realizzare guadagni. Ciò costituisce il fulcro di quello che oggi si chiama investimento nel “premio di rischio”.
Le strategie basate sui premi costituiscono un’alternativa meno costosa alle azioni e alle obbligazioni. Tuttavia l’andamento dei premi è abbastanza diverso dalle classi di attivi tradizionali e dipende in generale dal contesto macroeconomico. Se integrato con attenzione il loro effetto sul profilo di rischio/rendimento di un portafoglio può essere molto positivo.
L’arte di combinare i premi. Una buona combinazione dei premi può apportare diversi vantaggi, come rendimenti meno volatili e, cosa molto interessante, una maggiore solidità di fronte ai cicli del mercato. Questo aspetto è particolarmente importante in un periodo in cui le valutazioni di azioni e obbligazioni sono elevate e gli investitori cercano giustamente il modo di preservare il capitale e generare un rendimento stabile riducendo contemporaneamente il loro profilo di rischio generale. In questo contesto i premi presenti sui mercati azionari sono particolarmente interessanti, in quanto offrono la prospettiva di ridurre la sensibilità del portafoglio ai tassi d’interesse o all’inflazione.
Il mondo dei premi di rischio azionario. Sui mercati azionari esistono essenzialmente 6 premi di rischio (vedi figura 1). La “raccolta” dei premi sui mercati azionari avviene generalmente tramite un sistema computerizzato che utilizza un portafoglio long-short disciplinato con una debole esposizione ai mercati azionari. Lo sfruttamento dell’anomalia legata alle “dimensioni” avviene ad esempio assumendo una posizione “long” in società a bassa capitalizzazione e vendendo contemporaneamente posizioni “short” in large cap. È importante capire come, sebbene si ritenga che questa strategia possa registrare risultati positivi nel lungo periodo, ci sono periodi in cui questi premi possono generare perdite, in particolare durante i periodi di recessione economica.
Un altro esempio è il premio di rischio potenzialmente derivante dall’investimento in società con ricavi molto stabili, definite “a basso rischio”, che tendono a sovraperformare le società “più rischiose” durante le fasi di recessione.
Un investitore può rapidamente rendersi conto che, combinando i premi di società small cap con premi “a basso rischio”, è possibile creare una strategia che generi rendimenti solidi nel tempo, rafforzando allo stesso tempo la resistenza del portafoglio ai cicli di mercato. In realtà i premi dei titoli a bassa capitalizzazione dovrebbero generare rendimenti in contesti inflazionistici, mentre la componente “a basso rischio” dovrebbe proteggere il portafoglio in periodi di recessione.
È questo il motivo per cui i premi stanno diventando molto in voga tra gli investitori istituzionali, in quanto aumentano la stabilità e la solidità del portafoglio di fronte ai cicli del mercato. L’investimento nei premi si sta trasformando in realtà in una vera e propria scelta razionale.

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