Australia: Reserve Bank presto in azione?

A cura di Jon Day, global bond portfolio manager di Newton (BNY Mellon IM)
“A breve distanza dall’annuncio di dati positivi sulle vendite retail e sulla fiducia dei consumatori, l’Australia ha pubblicato un’altra serie di dati robusti sull’andamento del mercato del lavoro. Nel 2017 sono stati creati 403mila posti di lavoro, grazie al ribilanciamento di un’economia che prima era fondata sull’industria mineraria. Tuttavia, la qualità dei nuovi impieghi così creati è discutibile, il tasso di disoccupazione è ancora bloccato ai massimi post-crisi finanziaria (13,7%) e la crescita dei salari è anemica. Questo significa che le pressioni sull’inflazione sono ancora limitate e la Reserve Bank of Australia resta, per il momento, ferma a guardare. Tuttavia, è probabile che se i dati resteranno solidi la Banca Centrale australiana dovrà iniziare a valutare un cambiamento di passo nelle politiche monetarie”.
Lo strano caso del dollaro debole (con i tassi al rialzo). “Nel frattempo, guardando al resto del mondo, il dollaro USA resta ai livelli più deboli da fine 2014 e i rendimenti titoli del Tesoro USA hanno raggiunto nuovi massimi al 2,6%. Un dato che pare controintuitivo, poiché le valute tipicamente beneficiano di un rialzo delle aspettative sui tassi di interesse e sui rendimenti delle obbligazioni. Il caso del dollaro sembra dunque dovuto principalmente al fatto che le altre valute stanno recuperando terreno: la Federal Reserve ha rilasciato dichiarazioni aggressive sin dal 2013, mentre per le altre Banche Centrali sviluppate il trend è più recente. La Bank of England ha rialzato i tassi a novembre, la BCE porrà probabilmente fine al programma di QE entro il 2018, e persino la prossima mossa della Bank of Japan potrebbe essere aggressiva. Questo spiega il rafforzamento delle altre valute rispetto al dollaro”.
L’aumento dei rendimenti dei bond potrebbe causare un nuovo rallentamento dell’economia. “La combinazione di dati robusti sull’economia e di acquisti titoli ancora rilevanti da parte delle Banche Centrali sta offrendo un forte sostegno agli attivi più esposti ai rischi, ma i rendimenti delle obbligazioni sono spinti al rialzo dalla caccia ai rendimenti degli investitori. Prima o poi, arriveranno a un punto tale che i costi per ripagare il debito saranno nuovamente un problema. Quello sarà il momento in cui l’economia globale tornerà a rallentare, probabilmente in congiunzione con la decisione delle Banche Centrali di ridurre i piani di stimoli e possibilmente persino i loro bilanci. In quel momento l’outlook per gli attivi più rischiosi sarà molto diverso da quello attuale – ma se ne riparlerà a fine 2018, o nel corso del 2019”.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!