Un 2017 con il vento in poppa per l’impact investing

A cura di Rodolfo Fracassi, Direttore e Co-Fondatore di MainStreet Partners
Nel corso del 2017, l’impact investing è cresciuto ad un ritmo sostenuto. Il trend di crescita, proseguito quest’anno sulla scia di un 2016 altrettanto positivo per il settore, è senz’altro dovuto all’evoluzione dell’economia globale verso una maggiore attenzione all’ambiente e al sociale che si è riflessa significativamente nell’universo degli investimenti e nell’approccio degli investitori a livello mondiale. Gli investitori – sia istituzionali che privati – hanno manifestato una crescente predilezione per soluzioni d’investimento trasparenti, con performance extra-finanziarie chiaramente misurabili e con un alto grado di sofisticazione nella fase di reporting. Di conseguenza, hanno adottato strategie di investimento sostenibile e ad impatto, anche in virtù delle caratteristiche di rendimento di questi investimenti che si è rivelato in linea con gli investimenti tradizionali e addirittura in alcuni casi superiore se aggiustato per il rischio.
Le obbligazioni tematiche: un mercato da 700 miliardi di dollari
Nel 2017, grande protagonista è stato il mercato delle obbligazioni tematiche – tra i più diffusi e conosciuti, ricordiamo i climate, green, social e sustainability bond – la cui dimensione ha toccato quota 700 miliardi di dollari. Attraverso fondi tematici sia obbligazionari che misti, gli investitori hanno potuto accedere a questa tipologia di obbligazioni, tradizionali strumenti finanziari i cui proventi finanziano progetti in diversi ambiti quali cambiamento climatico, salute, cibo, istruzione, accesso ai servizi finanziari e housing sociale coniugando rendimenti finanziari a impatti positivi sulla società e sull’ambiente.
Non solo green bond, ma anche social bond e sustainability bond. La crescita dei green bond è stata esponenziale anche nel 2017: secondo i dati rilevati da Climate Bond Initiative, a partire dal 2015 le emissioni globali di green bond sono passate da 43,2 miliardi di dollari nel 2015 a 81,6 miliardi nel 2016, con l’aspettativa di raggiungere 135 miliardi di dollari entro la fine del 2017 (a fine novembre 2017 hanno già superato i 100 miliardi di dollari). I paesi più attivi sul fronte dell’emissione di obbligazioni green, sono stati la Francia, la Cina e gli Stati Uniti, mentre gli emittenti principali di green bond, invece, sono state corporates (Iberdrola, Hsbc, Orsted, Barclays e Engie), banche internazionali di sviluppo (come la European Investment Bank, la World Bank, la European Bank for Reconstruction and Development, l’International Finance Corporation nonche’ l’African e l’Asian Development Bank) e autorità locali pubbliche.
Polonia, Francia e Isole Fiji sono entrate nel mercato emettendo le loro prime obbligazioni green sovrane, mentre gli Stati Uniti hanno emesso numerosi green bond tramite autorità locali per aiutare le città e le comunità locali a rafforzare la lotta contro i cambiamenti climatici e promuovere la transizione verso le energie rinnovabili. Tra gli stati che potrebbero emettere Green Bond in futuro vi sono Belgio, Svezia, Austria e Nigeria. Anche le autorità italiane hanno iniziato a valutare la possibilità di emettere un BTp Green: nel settembre 2017 la Consob in un’audizione alla Camera ha proposto al Tesoro di valutare l’ipotesi di emettere BTp verdi.
Il 2 giugno 2017, invece, è stato mosso un importante passo in avanti anche per quanto riguarda i social bond: queste obbligazioni, emesse con il fine di realizzare progetti di sviluppo sociale, sono state regolate dall’International Capital Market Association – ICMA, con la pubblicazione dei Social Bonds Principles. Ad oggi, sono stati emessi 5 miliardi di dollari di obbligazioni social, che hanno l’obiettivo di finanziare progetti di sviluppo sociale che riguardano principalmente infrastrutture di base, accesso ai servizi essenziali, abitazioni economiche accessibili, creazione di posti di lavoro tramite finanziamenti e micro finanziamenti alle PMI, sicurezza e igiene alimentare ed infine il progresso e rafforzamento socio economico.
Tra i principali player ricordiamo l’IFFIM (International Finance Facility for Immunisation), l’olandese BNG e la messicana Nacional Financiera, il cui capitale investito ha finanziato progetti di social housing ed infine il caso interessante di Kutxabank che finanzia progetti di social housing in aree depresse della Spagna.L’interesse degli investitori è cresciuto a ritmo costante anche per i cosiddetti sustainability bond, obbligazioni più trasversali e per ora meno diffuse che finanziano sia progetti green che social. Di recente, questo mercato ha coinvolto City of Paris e Development Bank of Japan ma persiste la difficoltà nel definire una disciplina degli UoP e nella creazione di una guidance che spinge molte corporate ad optare ancora per le obbligazioni green e social.
Nel 2017 sono state emesse obbligazioni sociali e sostenibili per un ammontare di circa 15 miliardi di dollari e vi è un consenso positivo sulle prospettive di crescita per entrambi gli strumenti. In particolare, le organizzazioni internazionali e le banche di sviluppo potrebbero utilizzare i social e sustainability bonds per finanziare progetti allineati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili delle Nazioni Unite, trainando conseguentemente la crescita dell’intero mercato e favorendo l’emissione di tali obbligazioni da parte delle corporate. Ad esempio, la World Bank ha recentemente dichiarato che d’ora in avanti tutti i bond emessi dalla banca potrebbero essere considerati “sostenibili” per via del loro alto impatto sull’ambiente e sulle comunità locali.
I casi virtuosi in Italia. Anche l’Italia, nel corso del 2017, ha mosso passi importanti nel mercato dell’impact investing. Diversi player primari hanno emesso green bond che hanno riscosso successo e suscitato interesse: parliamo di Intesa SanPaolo, Enel, Hera, Alperia e Ferrovie dello Stato. Non solo, l’Italia si è resa protagonista anche nel mercato dei social bond tramite la prima obbligazione social emessa da una realtà italiana: Cassa Depositi e Prestiti che, tramite la sua piattaforma di liquidità, finanzia banche membri dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana), che a loro volta finanzieranno Pmi operanti in aree depresse e/o terremotate. Seguendo questi criteri, le regioni comprese per il loro Pil pro capite sono la regione Lazio ed alcune aree del Sud, mentre per le aree terremotate sono comprese Emilia-Romagna, Umbria e Marche.

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