Quale valuta di riserva internazionale, Dsp o Usd?

Come se non bastasse, ad aumentare la volatilità nel mercato valutario, ci si  è messo pure il Segretario del Tesoro americano Paul Geithner, che ieri in pochi minuti ha creato (inavvertitamente sicuramente) uno sconquasso degno di un grande speculatore. In un periodo in cui i dati macro non riescono a rappresentare l’ago della bilancia a favore di una o di un’altra valuta, ciò che riesce ad aumentarne la volatilità sono solo le dichiarazioni di questa o quella Banca Centrale, oppure le frasi ad effetto di qualche rappresentante politico in relazione ai vari piani presentati dai Governi per uscire dalla crisi. Intervistato in relazione alle parole del Governatore Cinese Zhou, che aveva proposto la sostituzione del dollaro come valuta di riserva internazionale, il Segretario del Tesoro Usa si è detto favorevole all’utilizzo dei DSP (Diritti speciali di prelievo , in inglese SDR ovvero Special drawing Rights), che sono un particolare tipo di valuta. Si tratta dell’unità di conto del FMI (Fondo Monetario Internazionale), il cui valore è ricavato da un paniere di valute nazionali, rispetto alle quali si calcola una sorta di “comune denominatore”: il risultato è il valore dei DSP. Scopo precipuo dei DSP era rimpiazzare l’oro nelle transazioni internazionali: per questo i Diritti Speciali di Prelievo sono definiti anche paper gold. Fino a qualche anno fa, le valute che costituivano il paniere erano: dollaro statunitense, marco tedesco, franco francese, sterlina britannica e yen giapponese. Dal 2002 l’euro ha sostituito il marco ed il franco. Riassumiamo l’esatto ammontare di ogni valuta nel paniere e il loro contributo nella formazione del valore dei Dsp.

1981–1985: XDR 1 = USD 0.540 (42%) + DEM 0.460 (19%) + JPY 34.0 (13%) + GBP 0.0710 (13%) + FRF 0.740 (13%)
1986–1990: XDR 1 = USD 0.452 (42%) + DEM 0.527 (19%) + JPY 33.4 (15%) + GBP 0.0893 (12%) + FRF 1.020 (12%)
1991–1995: XDR 1 = USD 0.572 (40%) + DEM 0.453 (21%) + JPY 31.8 (17%) + GBP 0.0812 (11%) + FRF 0.800 (11%)
1996–1998: XDR 1 = USD 0.582 (39%) + DEM 0.446 (21%) + JPY 27.2 (18%) + GBP 0.1050 (11%) + FRF 0.813 (11%)
1999–2000: XDR 1 = USD 0.582 (39%) + EUR 0.3519 (32%) + JPY 27.2 (18%) + GBP 0.1050 (11%)
2001–2005: XDR 1 = USD 0.5770 (45%) + EUR 0.4260 (29%) + JPY 21.0 (15%) + GBP 0.0984 (11%)
2006–2010: XDR 1 = USD 0.6320 (44%) + EUR 0.4100 (34%) + JPY 18.4 (11%) + GBP 0.0903 (11%)

Questa dichiarazione ha provocato , nel giro di pochi secondi, una caduta repentina del dollaro, che contro Euro è sceso da 1.3460 a 1.3640. Pochi minuti dopo lo stesso Segretario al Tesoro ha corretto il tiro ribadendo che il dollaro è, e rimarrà, la principale valuta per le transazioni internazionali. L’Euro ha immediatamente ripiegato tornando a 1.3500 e stabilizzandosi poi in serata in area 1.3575. Al di là delle considerazioni sui movimenti di breve, la considerazione che emerge spontanea è che un aumento dell’utilizzo dei Dsp  sarebbe un’accettazione di un cambiamento perché si passerebbe dallo stato di fatto attuale, che vede il dollaro come valuta di riferimento nelle transazioni internazionali, ad una realtà il cui la valuta di riferimento sarebbe un paniere di valute (o Basket) composto da Usd al 44%, Euro al 41% Jpy per un 11% e Gbp per il restante 11%. Ci sembra un qualcosa che potrebbe avere effetti significativi nel medio e lungo termine.  

Sul fronte dati segnaliamo ieri la pubblicazione dell’Ifo, in linea con il consensus e la riduzione di 50 basis points dei tassi di riferimento da parte della Banca Centrale Norvegese (ora tassi al 2%). Il quadro tecnico resta lo stesso, con movimenti che si possono ribaltare in fretta a causa di dichiarazioni, mentre i dati influiscono poco e non cambiano lo scenario di fondo, che vede ancora la permanenza di uno stato di incertezza significativo, al di là di una generale e lenta ripresa. Se l’appetito al rischio continua ad aumentare, vedremo quasi certamente lo Yen scendere, insieme al dollaro e franco svizzero e anche se le percentuali di discesa potrebbero essere realmente differenti. In tal senso privilegiamo lo Yen, mentre sul cambio EurUsd non dobbiamo dimenticare i problemi Europei legati ai paesi dell’Est Europa coinvolti nella crisi. Questi potenziali problemi mettono un freno alla salita incondizionata della moneta unica e la mantengono in una sorta di trading range compreso tra 1.3250 e 1.3850, almeno per ora.

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