Cfa Sentiment Index, positivi sulle prospettive dell’economia

Gli investitori professionali italiani certificati CFA® rimangono positivi sulle prospettive dell’economia domestica: il “Sentiment Index” registra un valore pari a 28,6, mantenendosi su valori superiori alla prima parte dello scorso anno. Nel dettaglio delle principali asset class, i tassi di interesse, sia a breve che a lungo termine, sono previsti in ascesa, in particolare in Usa.
Il sondaggio da CFA Society Italy presso i suoi soci tra il 19 ed il 31 gennaio 2018, ha visto la partecipazione di 49 intervistati. Circa l’88% del totale ritiene positiva o stabile la situazione attuale dell’economia italiana. In termini di aspettative sui prossimi sei mesi, la differenza tra coloro che risultano ottimisti sulle prospettive dell’economia italiana rispetto ai pessimisti, è pari a 28,6, un valore che rappresenta il “CFA Italy Radiocor Sentiment Index” per il mese di febbraio 2018. Il dato di sintesi risulta sostanzialmente stabile rispetto al mese scorso, mantenendosi sui livelli elevati registrati dalla fine della scorsa estate.
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La parola al gestore: Mirko Porciatti, CFA, Strategist, MPS Capital Services
Il 2018 è iniziato con un lieve rialzo del CFA Italy Sentiment Index, che sale leggermente rispetto al mese precedente, mantenendosi poco al di sopra del minimo degli ultimi sei mesi. Si tratta comunque di un valore assoluto positivo, segnalando che il numero di coloro che hanno aspettative di miglioramento dell’economia italiana nei prossimi mesi è molto superiore rispetto a quello dei pessimisti. In termini assoluti, la maggior parte degli intervistati propende per una situazione economica che resterà stabile nei prossimi mesi in Italia, Eurozona e negli USA. In tutte le aree oggetto del sondaggio, la condizione economica attuale viene valutata positiva a grande maggioranza, così come emerge ottimismo dalla recente revisione al rialzo delle stime di crescita globali da parte del Fondo Monetario Internazionale.
Sul fronte inflazione, la maggioranza degli intervistati continua a ritenere che l’inflazione salirà tra sei mesi. Qualora ciò si verificasse, potrebbero aumentare le pressioni sulla BCE da parte dei “falchi” del Nord-Europa per terminare il QE a settembre. A nostro avviso, l’Istituto difficilmente interromperà bruscamente il piano di acquisti di bond in tale mese, ma propenderà per un’ulteriore riduzione fino ad almeno fine anno. Da menzionare che, per un mero effetto confronto, se il petrolio resterà su livelli elevati, intorno a metà anno si potrebbe assistere ad un rialzo dell’inflazione in Eurozona che potrebbe portarsi in prossimità del target del 2%. Anche negli USA, gli investitori si aspettano un rialzo dell’inflazione. Tale consenso è piuttosto forte (79%).
Sul fronte tassi, la maggioranza degli intervistati si aspetta un rialzo dei tassi a lungo termine in tutte le aree (Italia, Eurozona e USA), probabilmente grazie a: 1) aspettative d’inflazione crescenti; 2) congiuntura economica positiva; 3) Banche Centrali meno accomodanti; 4) superamento di alcuni livelli tecnici di resistenza superati sui tassi decennali USA. Sui tassi a breve termine, l’attesa di un rialzo deciso è solamente presente negli USA (la Fed potrebbe alzare i tassi tre volte nel corso del 2018), mentre in Italia ed in Eurozona oltre il 50% degli intervistati si attende tassi stabili. Di recente Draghi ha dichiarato che le probabilità di un rialzo tassi nel 2018 da parte della BCE sono molto basse.
L’azionario globale in questo inizio 2018 è stato particolarmente brillante (ad eccezione degli ultimi giorni) con nuovi record registrati da numerosi indici. Sebbene la maggior parte degli intervistati sia fiduciosa sull’Italia e sull’Euro Stoxx 50, aspettandosi un rialzo a sei mesi, la fiducia è minore rispetto al mese precedente. Probabilmente questo dato segnala un ottimismo di fondo sull’azionario europeo, alla luce dei buoni fondamentali, ma anche del timore di prese di profitto di breve periodo a causa delle forti performance di inizio anno e della forza dell’euro. Come settori italiani, gli intervistati vedono a grande maggioranza un miglioramento della redditività, in particolare sui titoli bancari, petroliferi ed assicurativi. Non è presente nessun settore dove la maggioranza degli intervistati si aspetti un peggioramento.
Sull’azionario USA le prospettive sono peggiori, con oltre il 50% degli intervistati che si aspetta un indice S&P500 invariato tra sei mesi. Alcuni indicatori di sentiment segnalano il rischio di prese di profitto sull’azionario americano nei prossimi mesi, sebbene il quadro di fondo resti positivo.
Sul fronte cambi, sullo Yen giapponese la maggior parte degli operatori propende per una valuta nipponica invariata a sei mesi. Sul Dollaro USA aumenta il numero di coloro che prevedono un apprezzamento del biglietto verde nei prossimi mesi (anche se non c’è una view netta). Da segnalare che, secondo la CFTC statunitense, le posizioni nette lunghe sull’euro/dollaro sono a livelli record. Storicamente, quando in passato si è verificata una situazione di posizionamento speculativo estremo a favore dell’euro, nei mesi successivi si è assistito ad un apprezzamento del dollaro. Il nostro ufficio Market Strategy sposa tale aspettativa con la possibilità di ritornare sotto 1,20.
Sul petrolio la maggioranza degli investitori (48%) è a favore di un prezzo invariato a sei mesi, con però anche una percentuale elevata di intervistati (39%) che propende per un rialzo. E’ possibile che la maggior parte degli intervistati possa ritenere che il piano di tagli alla produzione implementato dall’OPEC+ (Russia ed altri produttori inclusi) crei un “floor” al ribasso sul greggio. Anche questa aspettativa è condivisa dal nostro ufficio per il primo semestre del 2018.

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