Fassino rinuncia per "raddoppiare"

I sondaggi, che Silvio Berlusconi mangia a merenda come tartine imburrate, raccontano di un Pdl al 40% con la Lega attorno, se non sopra, al 10%. Dall’altra parte il Pd viene dato al 25%. Ammesso e non concesso che l’Idv di Di Pietro riesca a sfiorare il 10%, sarà sempre un 50% abbondante contro un 35% scarso. Una Waterloo (anzi, una Walterloo) in piena regola.

Senza contare che Rutelli e i teodem potrebbero il giorno dopo abbandonare il Pd proprio per l’antico dibattito della collocazione europea del gruppo a Strasburgo (nel Ppe o nel Pse?). Per non essere travolti dalla disfatta, alcuni capibastone del Pd (lo stesso Franceschini, D’Alema e Franco Marini) stanno pensando di far slittare ancora il congresso previsto per ottobre. Chi non ci sta è Piero Fassino, ex segretario della riscossa dei Ds, che dalla disfatta del primo governo (tribolatissimo) del centrosinistra (Prodi-D’Alema-Amato) è riuscito a riportare i Ds al governo con il secondo Prodi.

Fassino, sobrio e sabaudo, sta raccogliendo più consensi di quanto si possa pensare. Difficilmente si presenterà alla europee in quanto è stato il primo a porre il problema della collocazione a Strasburgo del gruppo Pd dando anche la risposta perentoria: “possiamo stare solo nel Pse”. Piero così diventerà un battitore libero e un possibile candidato alla segreteria. Dal Piemonte e dalla Toscana sono già arrivati i primi consensi: l’asse con Franceschini è forte ma non esclusivo. L’idea è di fare il perno centrale dei democratici della prima ora, di quelli che hanno sposato il progetto nel suo candore iniziale. Tanti saluti  ai litigiosi come i rutelliani, stiano buoni al loro posto i dalemiani che ormai non ne azzeccano più una e avanti con il segretario della ricostruzione. Fassino ha resuscitato i Ds, può riprovare a risuscitare il Pd. Insomma Piero potrebbe lasciare (l’Europa) per raddoppiare (in Italia).

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