A cura di Vincenzo Longo, IG
Chiusura in rialzo per gli indici europei, che invertono dopo l’apertura di Wall Street in una seduta dettata dall’incertezza. Non sembra aver destato particolare preoccupazione il dato sull’inflazione di gennaio, rimasto inaspettatamente invariato rispetto al 2,1% a/a segnato a dicembre. Medesime considerazioni per il dato core, stabile all’1,8%. Le stime di consenso erano per una decelerazione dell’inflazione a gennaio, dovuto per lo più a un effetto base (il dato dello scorso anno aveva registrato un balzo importante). La reazione iniziale del mercato è stata in linea con i timori delle ultime settimane, ovvero vendite sui Treasury, con contestuale balzo dei rendimenti verso 2,90% per il segmento decennale, e future sugli indici Usa in netto peggioramento. Tale reazione è rientrata subito, però, dopo l’apertura delle borse statunitensi, con il Dow Jones che adesso resiste poco sopra la parità.
E se l’inflazione inizia a destare qualche preoccupazione, non è andata meglio per il dato sulle vendite al dettaglio. Il dato è stato particolarmente brutto per l’effetto combinato sia di un calo nel mese di gennaio sia per una revisione ribassista del dato di dicembre. Probabilmente proprio questa lettura potrebbe aver spinto gli operatori a ritenere che le spinte inflattive andranno attenuandosi a causa di un rallentamento dei consumi.
Il recupero dei mercati azionari e le vendite sui Treasury sono stati accompagnati da un sell off del biglietto verde, che ha perso terreno verso le principali valute mondiali. L’euro/dollaro è tornato così a riposizionarsi sopra 1,24, massimi da una settimana, mentre peggio ha fatto il cambio Usd/Jpy che ha aggiornato i minimi da novembre 2016, perdendo quota 107.
Le turbolenze sul dollaro hanno di fatto alimentato gli acquisti sulle commodity, con l’oro che al momento si è avvicinato alla soglia dei 1.350 dollari/oncia con una performance dell’1,55% (la migliore da maggio 2017!).
Il recupero inaspettato dei listini azionari di oggi è accompagnato da una discesa importante del VIX, sceso sotto quota 20 per la prima volta dal 5 febbraio, elemento questo che ci spingerebbe a pensare che il peggio sia alle spalle, almeno per ora. La cautela è d’obbligo e i dati dei prossimi giorni potrebbero aprire a un ritorno delle incertezze.