Europa non solo conveniente, ma anche brillante

A cura di Pictet Am
Solo ad un mese dall’inizio del 2018, i titoli azionari hanno già realizzato oltre metà dei guadagni che avevamo previsto per l’intero anno. Dopo un rally di tale potenza, la domanda è: quali aree del mercato hanno il potenziale migliore per il resto dell’anno?
Tra i principali mercati azionari globali, riteniamo che la risposta potrebbe essere l’Europa. I titoli europei sono scambiati ai maggiori livelli di sconto rispetto agli Stati Uniti negli ultimi 30 anni.
Ovviamente, il solo fatto che qualcosa sia conveniente non è un buon motivo per comperare. Ma se associamo le valutazioni interessanti delle azioni europee alle prospettive economiche in miglioramento della regione (ci aspettiamo una crescita nell’Eurozona del 2,2% quest’anno), tassi reali negativi e una ripresa dei prestiti bancari, l’investimento si fa interessante.
Rimaniamo anche sovrappesati sul Giappone, le cui condizioni economiche sono in miglioramento. Le esportazioni giapponesi verso Cina e Asia hanno raggiunto livelli record, mentre a gennaio il settore manifatturiero è cresciuto al ritmo più veloce degli ultimi quattro anni. Il rapporto tra occupazione e domande di assunzione nel Paese, al contempo, è il migliore degli ultimi quarant’anni, secondo i dati ufficiali.
Anche gli Stati Uniti paiono in condizioni economiche ragionevolmente buone. Ma con una crescita degli utili societari prevista per quest’anno ad un livello insolitamente elevato del 16%, esiste il rischio che gli utili societari possano deludere le previsioni. Questo è il motivo per il quale rimaniamo sottopesati sui titoli statunitensi. Altre bandierine di pericolo comprendono la prospettiva di maggiori tassi d’interesse negli Stati Uniti, e le valutazioni del mercato azionario, che sono superiori alla media sulla base di diverse misure. Il rapporto prezzo-valore contabile dell’S&P 500, a 3,4 x, è di 1,3 deviazioni standard oltre la tendenza di lungo termine, ad esempio.
La storia insegna che quando i mercati raggiungono simili livelli di valutazioni, tendono a registrare un calo annualizzato prossimo al 5%. Altrove, con l’ampia previsione di tre aumenti dei tassi da parte della Fed in quest’anno, è sensato allocare il capitale ai segmenti azionari che tendono ad andare bene in periodi di contrazione della politica monetaria.
Questa è una ragione per la quale tendiamo a favorire le società finanziarie per le quali gli aumenti del tasso d’interesse di norma determinano maggiori margini di profitto. Il settore appare più attraente ora rispetto a tre mesi fa.
Al contrario, i servizi di pubblica utilità saranno probabilmente penalizzati dagli aumenti dei tassi, in quanto simili società hanno una capacità limitata di riversare sui consumatori maggiori costi di produzione o costi del servizio del debito. Di conseguenza abbiamo declassato i servizi di pubblica utilità a negativo.
Rimaniamo sovrappesati su settori relativamente poco cari legati alle materie prime, come l’energia e i materiali. Secondo i nostri modelli, i prezzi delle materie prime potrebbero salire ulteriormente se la produzione industriale dovesse impennarsi e se il dollaro dovesse continuare a svalutarsi.

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