Rimaniamo long di azionario: la view di State Street Global Advisors

“Siamo ancora in una fase di turbolenza guidata per ora solo da aspetti tecnici ma non fondamentali. Tuttavia occorre mantenere una certa prudenza: gli investimenti sui risk asset possono così essere facilmente protetti con opzioni oppure con posizioni, per quanto riguarda l’azionario Usa, sui Treasury a 10 o 30 anni”. Così Gaurav Mallik, Global Head of Equity Portfolio Strategists di SSGA, incontrato nei giorni scorsi a Milano. “Dal punto di vista economico le principali economie mondiali stanno registrando una crescita sincrona, un evento che non si verificava da decenni, quindi on possiamo che essere positivi sul versante azionario”.
Qual è la vostra asset allocation nel complesso?
Siamo long sull’equity e maggiormente short sul comparto obbligazionario. Per quanto concerne l’azionario siamo più positivi sulla componente non statunitense, mentre sui bond siamo sottopesati sulla parte corta e media della curva dei tassi e invece sovrappesati su quella lunga.
Quanto pesate le singole aree?
Tutte le varie aree hanno sperimentato la crescita grazie alla spinta dei consumi, ma anche dell’attività industriale. Da parte nostra preferiamo i mercati extra Usa. Se da una parte Trump dichiara “America First”, anche le altre economie, Europa, Giappone ed Emergenti potrebbero dire la stessa cosa. Scatenando possibili spirali negative sul mercato. E quindi diamo la preferenza ai consumi locali.
Come si muove nel frattempo il premio al rischio per quanto riguarda l’azionario?
Dipende tutto dall’andamento del rendimento dei bond: con un rendimento intorno al 2,75% credo che non dovrebbe verificarsi nessun movimento importante di travaso dall’azionario all’obbligazionario, con l’earning yield negli stati Uniti che vale più del 2 per cento. Certo che se il rendimento dei Treasury schizzasse al 3% o al 3,5%, allora sì che assisteremmo a un’ampia rotazione dall’equity ai bond, visto che l’azionario difficilmente avrebbe un rendimento del 4 o del 5 per cento.
E come valutate i dividendi nella scelta delle azioni?
Il dividendo è un aspetto importante, sia per il rendimento in sé sia soprattutto perché evidenziano la buona qualità del management. Poi il mercato valuta il rendimento dei dividendi come un bond proxy, e quindi molte azioni appaiono decisamente interessanti, soprattutto sul mercato europeo.
Pensa che le valutazioni siano tirate?
Certo non siamo in una fase borsistica in cui i multipli sono contenuti. Tuttavia ragioniamo in un altro modo: quale sarebbe l’alternativa? Le obbligazioni? Sicuramente no. Ed ecco perché tutto sommato l’azionario rimane un investimento ancora interessante.
Dal punto di vista settoriale quali sono i comparti che preferite?
Ci sono quattro settori che a nostro parere meritano grande attenzione. In primo luogo i Finanziari, comparto che piace per prospettive di crescita, fondamentali value, dividendi, ecc. Poi l’Healthcare: ha prospettive di crescita, deborda spesso nell’IT, e con il biotech ha ampie possibilità di nuovi campi medici di applicazione. Poi Tech ed Energy che rimangono due comparti interessanti e con spazi di crescita.
E invece quali sottopesate?
I Consumi di base hanno avuto una buona crescita ma ora le valutazioni riflettono un trend che non è più nelle corde di questo settore. Material e Industriali non hanno invece valutazioni così tirate, mentre sono da tenere d’occhio i classici comparti bond proxy, utility e tlc.
Come giudicate la riforma fiscale di Trump negli Usa?
Crediamo che avrà effetti abbastanza duraturi. In termini di risparmi e quindi di utili per le aziende, di nuovi investimenti e quindi di ulteriore crescita dell’economia del Paese.
Vi preoccupano le elezioni in Italia?
È di sicuro un motivo di preoccupazione. Quando i mercati sono su certi livelli, i rischi non sono rappresentati da utili sotto le stime o da mosse inattese delle Banche Centrali. I rischi sono geopolitici. E in questo momento non mancano: le elezioni in Italia, la guerra tra Trump e i Democratici, le incertezze in Germania, le prospettive in Russia, Brexit. Ne basta solo uno per creare un effetto contagio che può essere pericoloso per i mercati finanziari.  M.M.

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