La transizione alla Federal Reserve

A cura di Deutsche AM

Il nuovo Presidente della Federal Reserve, Powell, dovrà tenere conto di nuovi elementi come la volatilità. Errori di interpretazione da parte dei mercati potrebbe costare cari. In Giappone e in Cina invece i mercati non si aspettano cambiamenti.

Il 28 febbraio il nuovo Presidente della Fed, Jerome Powell, debutterà con un’audizione davanti al Congresso e davanti al Senato. L’evento cade in un momento interessante. Da quanto emerge dalle minute dell’ultima riunione del Comitato direttivo della Federal Reserve (Fed), la banca centrale americana ritiene che la crescita nel 2018 potrebbe essere ancora più sostenuta di quanto previsto all’inizio dell’anno. Suggeriscono anche che mentre la Fed prevede per quest’anno un aumento dell’inflazione dei prezzi al consumo, assume un atteggiamento relativamente rilassato sulle previsioni a medio termine. Powell dovrà in ogni caso aggiustare la “narrativa” della Fed in vista della pubblicazione prevista per il 1°marzo dei nuovi dati sull’inflazione delle spese per il consumo personale, insieme con l’indice manifatturiero ISM e le vendite degli autoveicoli. Prevediamo che Powell intenda evidenziare la “continuità” di un percorso che conduce lentamente e gradualmente verso una politica monetaria meno accomodante. Una Fed che intendesse proporsi in modo più aggressivo, potrebbe causare un aumento della volatilità sui mercati azionari e spingere verso l’alto i rendimenti.

Non è alle prese con questi problemi il Giappone, dove i mercati finanziari hanno interpretato la nomina alla testa della banca centrale giapponese (Bank of Japan, BoJ) per un secondo mandato come conferma di una continuazione della politica monetaria attuale. Di conseguenza, i mercati finanziari hanno posticipato la data attesa del rialzo del target della curva dei tassi decennale delle obbligazioni governative, dette JGB. Nonostante ciò, ad un certo punto la BoJ dovrà cambiare politica monetaria se il contesto economico nazionale ed internazionale continua a migliorare.La linea di politica monetaria cinese sembra indirizzarsi verso una stretta creditizia tramite diverse misure che interessano l’economia nazionale. A pagina 6 esaminiamo l’impatto dell’irrigidimento del mercato nazionale sull’emissione delle obbligazioni cinesi offshore. Ma anche qui le cose potrebbero cambiare leggermente: l’aumento dei rendimenti (ripresa dell’inflazione, stretta più rapida della Fed), il rialzo dei tassi d’interesse, un possibile peggioramento della qualità del credito e il rallentamento economico potrebbero compromettere il mercato obbligazionario cinese. All’orizzonte si profila anche la ridistribuzione delle cariche all’interno del team responsabile della politica economica e finanziaria durante l’Assemblea Nazionale del Popolo.

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