Quale sarà la risposta dei mercati dopo il 4 marzo?

A cura di Alessandro Allegri, AD di Ambrosetti AM SIM

 Il 4 marzo 2018 in Italia si terranno le elezioni politiche. Ma quale sarà la risposta dei mercati alle elezioni italiane?

Gli scenari sono molteplici, ma le principali conseguenze negative sembrano confinate ad un rischio di breve termine.

Il tema elezioni è sempre stato un argomento non motivo di grosse preoccupazioni, anche perché se si guarda ad altri Paesi, i problemi politici non hanno mai portato a degli effetti importanti sia sui mercati finanziari che sulla volatilità. Anzi a livello statistico la storia dei periodi pre e post elezioni di vari paesi mostra la volatilità in quei frangenti, ovvero nei sei mesi a cavallo della tornata elettorale, sia tipicamente addirittura più contenuta rispetto alla media storica. Bisogna tenere conto però che gli attuali sondaggi prevedono un esito finale incerto e se si venisse a creare una situazione di potenziale crisi del governo o se si arrivasse ad un risultato elettorale spiazzante o anti europeista, si potrebbero creare delle occasioni per generare flussi di vendita.

Inoltre una vittoria di player politici outsider, la cui capacità di governare il territorio e di trattare con attori esteri viene ad oggi valutata come elemento di maggior fragilità, potrebbe generare una negatività di medio periodo.

Dunque c’è un grosso punto interrogativo su quello che sarà l’esito della votazione e lo scenario più plausibile sembra dunque essere un governo di coalizione molto ampia, con il dubbio circa la capacità di garantire quella stabilità sufficiente per consentire un proseguimento della ripresa in atto nel Paese.

Anche dall’estero il quadro politico italiano appare molto confuso e c’è molta preoccupazione sul risultato finale. Come mostrato recentemente dal presidente della commissione europea Junker, in un discorso in cui ha dichiarato che l’Europa si deve preparare allo scenario peggiore, ovvero ad un governo non operativo.

Gli effetti negativi potenziali vanno ricercati in un incremento inatteso di volatilità sul fronte azionario, già alle prese con qualche incertezza in più rispetto alle dinamiche del 2017, ma anche in una potenziale ripresa della crescita dello spread, dei titoli governativi italiani verso quelli tedeschi.

Soprattutto ora, dopo mesi di ribasso e normalizzazione, che hanno permesso un ritorno a quote di differenziale più eque (120 punti base) specchio di un’economia italiana in ripresa e di attese positive da parte dei principali player a livello globale.

In conclusione, in un’ottica di medio termine, nonostante la situazione attuale di potenziale incertezza, l’impostazione di fondo rimane positiva e il quadro più probabile sembra essere quello di un mantenimento della attuale fase di recupero con successivo miglioramento dei mercati azionari e un graduale ulteriore rientro dello spread.

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