Ed ora la BCE

In un clima a noi italiani purtroppo familiare, ieri è cominciato il meeting del G20 a Londra. E mentre i manifestanti che protestavano contro il vertice, si scontravano con i Bobbies in assetto anti sommossa e infrangevano vetrine di alcuni uffici della City, Obama con una sorta di soft-diplomazia cercava di minimizzare le differenze di vedute con Germania e Francia, le quali invece, rimanevano ferme su alcuni punti. Quali? Il più importante riguarda la necessità di rafforzare la regolamentazione finanziaria. Il presidente francese Sarkozy, e la cancelliera Angela Merkel, hanno infatti affermato solennemente l’impegno a fare in modo che il vertice in corso porti alla stesura delle linee giuda che saranno alla base della riforma della regolamentazione di paradisi fiscali, fondi speculativi, agenzie di rating, principi di cartolarizzazione e retribuzione di alcuni operatori di mercato (si vedano i super bonus distribuiti in passato). Mr. Obama ha affermato che probabilmente non si arriverà ad un accordo su ogni singolo punto del programma di lavoro, ma ha fermamente respinto l’idea che il meeting si possa concludere con un nulla di fatto a causa di quello, che è già stato definito da alcuni, l’ “asse franco-tedesco”. La contemporanea presenza di Paesi che puntano alla regolamentazione e di quelli che sostengono la necessità di decidere nuovi pacchetti di stimolo, e che vedono dunque fondamentale il ruolo dei governi, che dovrebbero a loro avviso fare dei passi per affrontare un mercato globale in contrazione al fine di sostenere la crescita, porteranno a qualcosa di buono o si rimarrà sul vago? Sarà interessante seguire la conferenza alle 14.30 GMT.
Durante l’attesa però, gli investitori sposteranno il focus della loro attenzione alla decisione in materia di tassi della Bce. La maggior parte degli analisti propendono per un ulteriore taglio di 50 bp, secondo noi necessario a dare una mano alla ripresa, considerando che il CPI europeo, pubblicato lunedì, ha mostrato un forte calo, passando a 0.6% dal precedente 1.2%.
La settimana ancora in corso ha dato modo di vedere, almeno sino ad ora, un cambio eurodollaro molto più tranquillo dei giorni passati: le medie mobili di lungo e medio periodo sostanzialmente parallele ne sono una fedele rappresentazione. L’attesa per le due prossime giornate operative è grande e crediamo che, osservando un grafico con candele a 240 min, non sia difficile intuire quali potrebbero essere i livelli alla cui rottura potrebbe cambiare, anche velocemente, la situazione: un break out a rialzo di 1.3340 servirebbe per ritornare all’ultimo massimo fondamentale di 1.3738, mentre il supporto di 1.3180 prima e 1.3110 (il minimo dal 18 marzo rivisto lo scorso lunedì) poi, aprirebbero la strada ad un dollaro in ripresa.  


                                                         EurUsd- grafico 240 min

Parlando di sterlina nei confronti del dollaro, notiamo ancora la grande configurazione a triangolo, basata su candele daily, iniziata prima della fine dell’anno. Questa figura risulta interessante per la giornata di oggi per la sempre maggiore vicinanza con la parte alta e quindi, almeno in teoria, ad un cambiamento forte del trend primario. Il livello di cui stiamo parlando è posto a 1.4660 e se ci dovesse essere una rottura stabile, a termine della giornata, crediamo possa non essere un’utopia il ritorno dei prezzi verso i massimi di dicembre in area a 1.5720.

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