Il primogenito di Sam, noto a tutti come Robson Walton, ricopre la carica di amministratore delegato della società di famiglia: un colosso economico che malgrado la crisi e il crollo delle vendite al dettaglio è riuscito a mantenere la sua posizione di leader del settore grazie alla sua impronta globale e ai prezzi estremamente competitivi. Ad aiutare gli ingranaggi dell’azienda in questi difficili mesi è stato anche l’esodo di importanti concorrenti come Circuit City e Linens N’ Things.
Wal-Mart tiene oggi sotto scacco 21.000 aziende satellite fornitrici nel mondo ed è la padrona di 3.336 punti vendita di cui 1.713 grandi centri commerciali di 18.000 metri quadrati ciascuno, 1.313 discount e 85 negozi di quartiere. Numeri da capogiro per chiunque provi a immaginarseli concretamente. Ma la realtà del colosso americano non è così rosea come tutti possono pensare. Un milione e ottocentomila sono i dipendenti dell’azienda che in media guadagnano 14.000 dollari all’anno, mentre la soglia di povertà negli Stati Uniti è fissata a 15.600 dollari per una famiglia composta da tre persone. I lavoratori sottopagati devono anche provvedere all’assicurazione sanitaria e non possono richiedere tutela ai sindacati, che non sono contemplati dall’azienda.
Per non parlare della situazione delle donne, discriminate e ghettizzate. Ma i numeri parlano da soli e danno ragione alla gestione di famiglia che non intende rivedere i propri standard malgrado le accuse e le frequenti querele dei suoi dipendenti.