Le commodity tornano in portafoglio? L’outlook di WisdomTree

A cura di Christopher Gannatti, Director of Research, e Florian Ginez, Research Analyst, WisdomTree
Si tratta di un quesito interessante, soprattutto considerato il contesto odierno. Se analizziamo quanto accaduto effettivamente negli ultimi cinque anni, il segmento azionario statunitense ha registrato ottimi rendimenti, mentre le commodity in senso ampio sono andate controcorrente:

  • i titoli azionari USA sono inesorabilmente saliti, mostrando, almeno fino a febbraio 2018, una volatilità storicamente bassa. Rendimenti annui medi del 15,90% per 5 anni circa costituiscono un ottimo risultato.
  • i tassi d’interesse sono rimasti o si sono avvicinati ai minimi storici, giustificando i bassi rendimenti dei titoli obbligazionari USA ma, più di ogni altra cosa, questa asset class è stata positiva e ha concorso a contenere la volatilità dei titoli azionari nell’ambito di un portafoglio più ampio.
  • Le commodity in senso ampio, d’altro canto, hanno perso quasi un terzo del proprio valore in termini cumulativi, ovvero il -6,5% l’anno.

Gli investitori che si sono esposti sulle commodity negli ultimi cinque anni ci hanno rimesso, a fronte di rendimenti strabilianti nei propri portafogli azionari USA.
Cambiano i driver dei rendimenti delle strategie sulle commodity
Facendo un passo indietro, è importante capire prima di tutto a quali fattori siano da imputare i pessimi rendimenti delle commodity. Il nocciolo della questione riguarda il fatto che o questi fattori mantengono la loro accezione negativa (e i rendimenti ne risentono) oppure sono destinati a cambiare (con conseguente miglioramento dei rendimenti futuri).

  1. Collaterale: nelle strategie su commodity che usano contratti future per ottenere esposizione, una componente di rendimento deriva dall’esposizione del collaterale per i suddetti contratti, solitamente titoli del Tesoro a breve scadenza. La Fed ha intrapreso un percorso di rialzo dei tassi, aumentando così i rendimenti del collaterale per le strategie su commodity rispetto a livelli prossimi allo zero.
  2. Spot: sono i prezzi delle commodity reali riportati su base giornaliera – e, in molti casi, si tratta della componente di rendimento che gli investitori in commodity pensano di ricevere. Poiché le commodity tendono a essere prezzate in dollari USA e il biglietto verde ha mostrato tendenzialmente un andamento debole, è possibile che un importante vento contrario stia cambiando direzione, consentendo l’aumento dei prezzi spot. Nel corso dello scorso anno, uno dei trend più importanti ha riguardato l’aumento dei prezzi spot delle commodity del settore energia. In effetti, in termini di prezzi, solo le soft commodity (ossia i prodotti agricoli) hanno registrato delle difficoltà.
  3. Rollover: quando i contratti su future vengono impiegati per ottenere esposizione sulle commodity, ad un certo punto la strategia deve spostarsi da un contratto in scadenza su uno nuovo – esercizio non gratuito. Se i prezzi delle commodity nei mercati dei future sono più alti e in aumento rispetto ai prezzi spot correnti l’impatto di questo “roll yield” sarà negativo (contango); al contrario, se i prezzi delle commodity nei mercati dei future sono più bassi e in calo rispetto ai prezzi spot correnti l’impatto di questa componente di rendimento sarà positivo (backwardation). Anche se i roll yield sono rimasti negativi durante l’anno scorso, abbiamo iniziato ad assistere alla loro stabilizzazione, soprattutto in cereali ed energia, che contribuiscono maggiormente al roll yield. Se i rendimenti roll in energia e cereali stanno veramente passando in territorio meno negativo si tratta di un fattore di grande rilievo da monitorare per gli investitori in broad commodity. Anche se un roll yield “meno negativo” può non sembrare uno sviluppo così esaltante, situato in un contesto in cui l’effetto cumulativo sul rendimento del Thomson Reuters Continuous Commodity Index sarebbe stimato al -50% complessivamente negli ultimi 10 anni, un quadro meno negativo potrebbe risultare un’evoluzione importante.

Connettere l’andamento del prezzo delle commodity ad altri fattori macroeconomici
In molti potrebbero chiedersi quali altre variabili osservare per capire la possibile performance delle commodity. È normale considerare come i mercati prezzano le previsioni sull’inflazione e uno dei parametri in tal caso è il 5-Year Forward Breakeven Inflation Rate adottato spesso dalla Federal Reserve USA.
Sappiamo che la Federal Reserve ha intrapreso un percorso di rialzo dei tassi d’interesse e di normalizzazione delle dimensioni del suo bilancio. Le aspettative sull’inflazione di recente sono infatti salite. Storicamente le commodity hanno sempre rappresentato un’interessante tipologia d’investimento quale “copertura dall’inflazione”. Sappiamo bene che preoccuparsi dell’andamento dell’inflazione non è andato di moda negli ultimi cinque anni – e in effetti non c’è stata un’inflazione così significativa da parlarne. Per il futuro, riteniamo sia importante tenere a mente che l’inflazione potrebbe non risultare nulla per sempre e che alcuni elementi di un’asset allocation magari rimasti silenti potrebbero nuovamente risvegliarsi.

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