Inflazione, QE e regulation sotto i riflettori di Axa IM

A cura di Alessandro Tentori, cio di Axa IM Italia

L’impressione che si ha tornando da Francoforte non è negativa, né per l’economia dell’Eurozona né tantomeno per i mercati. Vorrei pertanto approfondire tre tematiche importanti per i prossimi 12 mesi: Inflazione, QE e regulation.

Inflazione

I modelli delle banche centrali spiegano molto bene i fattori strutturali che determinano la variazione annua dei prezzi. Purtroppo, negli ultimi dieci anni le economie della zona Euro sono state costantemente bombardate da shocks che hanno avuto un effetto significativo sull’inflazione. Questi shocks sono per definizione imprevedibili. A questo si aggiungono due fattori altrettanto rilevanti

  1. Flussi migratori
  2. Un lento ma inesorabile invecchiamento della popolazione (in particolare in Germania e Italia).

Quantitative Easing

La BCE, che ha reagito con strumenti innovativi a questi shocks dis-inflattivi, si avvicina al primo appuntamento valido per “terminare” il QE. Va comunque ricordato che anche dopo un possibile halt agli acquisti di obbligazioni a Settembre, la BCE continuerà a reinvestire i bonds in scadenza (circa 175 mrd nei prossimi 12 mesi, per avere una idea del montante in gioco). Inoltre, la BCE ha già cominciato a ridurre gli ammontari in acquisto, senza peraltro dare degli scossoni alla performance delle diverse asset classes Europee. Per ora. È dunque lo stock di bonds, cioè una larga parte delle attività sul bilancio della BCE, e non tanto il flusso netto di acquisti a fare la differenza, tema già largamente esplorato da Peter Praet, chief economist della BCE. E questo stock ingente di bonds è destinato a rimanere parcheggiato in BCE ancora a lungo, certamente ben oltre la neutralizzazione dei flussi.

Exit

A sentire Mario Draghi le tre condizioni per lo stop degli acquisti netti sono necessariamente legate all’inflazione:

  1. Convergenza verso il target,
  2. Fiducia nella convergenza nel medio periodo,
  3. Stabilità del processo di convergenza.

A mio avviso la fiducia nella convergenza verso il 2% di inflazione è aumentata grazie al netto miglioramento delle prospettive macroeconomiche nella zona Euro. Rimane però una bolla di incertezza legata alla convergenza, che si dimostra più lenta del previsto, e alla stabilità del processo di convergenza. Quest’ultima tematica va interpretata nel contesto di una economia globale che è destinata a crescere sopra il potenziale nei prossimi 24 mesi, ma che allo stesso tempo fa trasparire alcune avvisaglie di una maturità del ciclo economico. Maturità del ciclo che in gergo si traduce come “rischio di un rallentamento”, ça va sans dire.

 

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