Il protezionismo spaventa i mercati

A cura di Vincenzo Longo, market stategist di IG
Seduta in marcato calo per le borse europee che hanno terminato con la peggiore performance da inizio mese, seppur lontane dai minimi. Non fanno meglio gli altri indici di Wall Street, che cedono tutti un punto e mezzo percentuale. Il sentiment del mercato è appesantito dai timori di una guerra commerciale, dopo l’annuncio di nuovi dazi da parte di Trump nei confronti della Cina. Il mercato ha recuperato parzialmente terreno, dopo la notizia, probabilmente perché le tariffe avrebbero un impatto di 50 miliardi di dollari, in calo dai 60 attesi. Lo scontro in materia commerciale tra le principali economie del mondo avrà sicuramente un impatto sulla crescita globale e i timori dei mercati sono giustificati. Sempre oggi Robert Lighthizer, il rappresentante commerciale Usa, ha inserito l’Unione europea nella lista dei paesi esclusi dai dazi su acciaio e alluminio, che entrano in vigore proprio domani. Si tratta di una misura temporanea in attesa che venga trovata un’intesa commerciale tra le due aree.
A nulla sono serviti i toni meno aggressivi delle attese di Powell di ieri. Tra l’altro lo stesso presidente della Fed non si è detto preoccupato riguardo alle politiche protezionistiche della Casa Bianca, sostenendo che nel brevissimo può portare anche a un’accelerazione dell’inflazione e della crescita. Una considerazione questa valida, ma che potrebbe spingere la Fed ad accelerare il ritmo di rialzo dei tassi e quindi ritorcersi contro l’economia a stelle e strisce nel lungo periodo.
In Europa le cose non vanno meglio. Dopo il crollo dell’indice Zew sulla fiducia degli investitori tedeschi, oggi è sceso anche l’indice IFO sulla fiducia delle imprese tedesche, seppur il calo è stato meno accentuato. Delusione è arrivata anche dalle stime preliminari degli indici PMI di marzo, con la lettura composita della zona euro scesa ai minimi da 14 mesi. La Germania è l’economia che paga più caro il clima di maggiore protezionismo, dato che è quasi interamente dipendente dall’export. Rimanendo in Germania, dopo il tonfo di ieri di Deutsche Bank, oggi è stata la volta di Commerzbank che ha lasciato sul terreno oltre il 6% dopo il downgrade di una banca d’affari.
Male anche il Ftse Mib (-1,85%), che ha fatto da capofila nei cali, registrando tra l’altro la peggior performance da inizio mese, dopo esser arrivata a perdere quasi il 3%. Piazza Affari aveva tenuto bene sino a questo momento, nonostante il clima di incertezza politica, ma gli investitori tornano ad essere cauti in vista dell’elezione dei presidenti delle Camere di domani.
In generale, i segnali che arrivano dai mercati finanziari sono tutt’altro che positivi. Preoccupa di certo la situazione del money market statunitense, con lo spread Libor-Ois sulla scadenza a 3 mesi salito ai massimi da maggio 2009, arrivando a 57 punti base. Non solo. La volatilità è tornata a salire, con l’indice Vix che si è portato al 23%, massimi da 3 settimane. Il flight to quality che si è generato premia i beni rifugio come lo yen, che sta mettendo pressione a dei supporti importanti.
Anche i segnali tecnici preannunciano un deterioramento all’orizzonte. Su molti indici si è verificato il cosiddetto death cross (“incrocio della morte”), con la media mobile a 50 giorni scesa sotto quella 200 giorni, aprendo a un ciclo ribassista. Non ci siamo mai ripresi del tutto dai cali violenti di fine gennaio/inizio febbraio e un’altra ondata di vendite potrebbe deteriorare il sentiment degli operatori a tal punto da aprire a maggiori cali. Ma ancora non siamo a quel punto.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!