Una riunione del Fomc dai toni più aggressivi di quanto sembri

A cura di Amundi

La Fed ha alzato il tasso sui fed fund di un quarto di punto portandolo all’1,75% durante la riunione di politica monetaria di marzo. Sebbene il rialzo dei tassi fosse ampiamente previsto, questa riunione è stata lungamente attesa dai mercati alla ricerca di i) conferme all’impressione da “falco” che Powell ha fatto durante l’audizione alla Commissione servizi finanziari della Camera ii) scoprire le nuove previsioni della banca centrale, in particolare dopo la recente approvazione del Tax Cuts and Jobs Act. In generale, dai verbali si evince che la Fed è fiduciosa riguardo alla crescita dell’economia (“Le prospettive dell’economia si sono rafforzate negli ultimi mesi”) e dell’inflazione (si prevede che nei prossimi mesi ci sarà un aumento dell’inflazione su base annua.)

Questa fiducia è stata corroborata dalla revisione al rialzo delle stime sulla crescita per il 2018 e il 2019, mentre il tasso di disoccupazione è stato rivisto al ribasso per i prossimi tre anni. Le previsioni riguardo al numero di rialzo dei tassi sono state incrementate in modo significativo per il 2019
e il 2020. Tuttavia, nonostante questo contesto, vale la pena di notare che le stime sull’inflazione sono rimaste ampiamente stabili.

Questo scenario favorevole ai prezzi, unitamente a una mediana dei dot invariata nel 2018, sembra aver deluso i mercati: c’è stato un rally dei titoli di Stato (calo dei rendimenti), mentre il dollaro USA si è svalutato nei confronti di tutte le principali divise: ciò dimostra incontestabilmente che i mercati dubitano delle capacità della Fed di alzare i tassi più di quanto sia già scontato. Il presidente della Fed, Powell, ha soddisfatto le aspettative riguardo a una banca centrale più aggressiva, eppure i mercati erano chiaramente posizionati per un atteggiamento ancora più “hawkish”.

È molto interessante notare che: i) a questa riunione si è evitato solo per un “dot” che la mediana per il 2018 venisse ritoccata all’insù e si passasse da tre a quattro strette ii) e che quindi a seconda dell’andamento dei dati dei prossimi mesi è molto probabile che il “dot mediano” si sposti verso l’alto, passando a quattro rialzi nel 2018. Tenendo conto del nostro scenario attuale riguardo alla crescita (2018: 3%, superiore rispetto alla stima della Fed, e 2019 2,4%), all’inflazione PCE core (2,0% per il 2018 e il 2019, e quindi moderata) e alla nostra stima rivista sul tasso di disoccupazione (2018: 3,7% e 2019: 3,6%), è sempre più probabile che ci siano quattro rialzi nel 2018.

Tuttavia, visto che stanno aumentando i timori relativi alla stabilità finanziaria e alla politica  commerciale USA, è più probabile che il quarto rialzo avvenga fra un po’ di mesi, quando si concretizzeranno le previsioni sull’economia.

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