Il difficile esercizio di equilibrio di Powell

A cura del Team Multi Asset di Bmo Global AM

In una mossa non certo a sorpresa la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse nel corso del meeting di marzo – il sesto aumento di un ciclo iniziato nel dicembre 2015. È stato il primo rialzo del mandato di Jerome Powell alla testa della Fed e gli investitori hanno analizzato con grande interesse la Sintesi delle Proiezioni Economiche del comitato e le minute dell’incontro alla ricerca di segnali relativi alle tempistiche e alla portata dei futuri rialzi.

Sicuramente il compito di Powell non è facile e le previsioni evidenziano la situazione straordinaria in cui si trova. La crescita è ripartita e la crescita attesa del PIL si attesta al 2,7% nel 2018 rispetto al dato del 2,5% previsto a dicembre 2017. Questo rialzo ha inciso sul linguaggio adottato dalla Fed, che in una frase evidenzia come “le prospettive economiche si sono rafforzate nei mesi recenti”. In precedenza, la Fed, riferendosi all’economia, aveva definito la performance come “moderata” e “solida”.

Allo stesso tempo le previsioni relative alla disoccupazione per il prossimo anno sono scese dal 3,9% al 3,8% – un dato eccezionalmente basso se si pensa che è stato inferiore al 4% per soli cinque mesi dal 1970. Il dato dell’inflazione, cresciuta lievemente dal 2,0% al 2,1%, è sorprendentemente benigna nel contesto attuale di disoccupazione in calo e di crescita positiva, dato che solitamente con il ridursi della disoccupazione l’inflazione cresce significativamente.

Powell è stato chiaro nel dichiarare l’impegno della Fed non solo nel mantenere la piena occupazione ma anche a evitare surriscaldamenti. Verrà prestata grande attenzione, ad esempio, a segnali di crescita dei salari – ad oggi non particolarmente evidenti. Se questo trend dovesse emergere e l’inflazione iniziasse a crescere potrebbe rendersi necessario adottare una posizione più aggressiva rispetto all’approccio graduale di Janet Yellen.

Dovrà tuttavia prestare grande attenzione alle implicazioni delle scelte intraprese. Rialzi dei tassi troppo consistenti e repentini potrebbero far crescere rapidamente la disoccupazione – spesso associata a un periodo di recessione. Deve infatti trovare il giusto equilibrio tra crescita e occupazioni mantenendo allo stesso tempo l’inflazione sotto controllo. Questo esercizio di equilibrio andrà fatto in un anno in cui verranno iniettati 1.500 miliardi di dollari di stimoli fiscali in un’economia già molto positiva.

Come molti altri crediamo che ci saranno nuovi rialzi in futuro, di cui due molto probabilmente nel corso di quest’anno. In precedenza, la Fed ha preferito agire in maniera graduale, nel contesto attuale potrebbe rendersi necessario un approccio più flessibile – rialzi dei tassi più rapidi rispetto al passato e allo stesso tempo disponibilità a tagli più rapidi se la disoccupazione dovesse tornare a crescere. Agli inizi di febbraio abbiamo visto gli effetti che le preoccupazioni relative all’inflazione possono avere sui mercati, e ogni movimento improvviso della Fed farebbe aumentare la volatilità.

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