Pagamenti in Italia, migliora il trend a marzo

a cura di Cribis

Secondo quanto emerso dallo Studio Pagamenti realizzato da CRIBIS, società del Gruppo CRIF specializzata nella business information, migliora l’andamento dei pagamenti in Italia a marzo 2018. Tutti i dati dello studio saranno illustrati nel corso della 14esima edizione dello Studio Pagamenti, la conferenza annuale di confronto sulle ultime novità in tema di Cash Management, che si terrà il prossimo 11 aprile a Milano presso la sede del Gruppo 24ORE.

“A fronte di una generale continuità con il trend registrato a dicembre 2017, i dati rilevati dal nostro studio a marzo di quest’anno mostrano un andamento ancor più positivo se confrontati con quelli di marzo dello scorso anno: il numero di aziende puntuali nei pagamenti è in crescita costante (+4,5%), con un importante calo di quelle con ritardi gravi (-10,8%) – ha commentato Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS – L’Italia rimane però un paese in cui si paga con una media di 82 giorni: quasi 3 mesi per incassare una fattura, con punte di 127 giorni nella Sanità o 102 nella costruzione di edifici sono 102”.

“Tutto ciò dimostra che le aziende non devono abbassare la guardia nella gestione del credito commerciale, che ora più che mai è un fattore centrale della vita aziendale, insieme alla qualità dei prodotti e alle strategie commerciali. Come CRIBIS siamo un osservatorio privilegiato, essendo il partner delle aziende leader dei diversi settori e di oltre 15000 PMI italiane e per ciò possiamo affermare che le aziende che hanno ottenuto le migliori performance sono quelle che hanno utilizzato la gestione del credito come uno dei parametri di segmentazione della clientela, in sinergia con le esigenze e gli obiettivi commerciali.
La puntualità dei pagamenti è quindi diventata uno degli elementi chiave per ottimizzare i flussi di cassa e individuare i clienti da fidelizzare e su cui investire”.

I pagamenti in Italia a marzo 2018: il trend nazionale

I principali indicatori dello studio realizzato da CRIBIS sono, da un lato, la tendenza delle aziende a pagare I propri fornitori entro la data di scadenza e, dall’altro, i dati relativi ai ritardi considerati gravi, in caso di saldo oltre 30 giorni dal termine stabilito.

I pagamenti in Italia a marzo 2018: il trend regionale

A livello regionale è ancora una volta il Nord Est l’area geografica più affidabile, registrando il 45,9% di pagamenti entro i termini, ben al di sopra della media nazionale, a fronte del 6,6% di ritardi superiori a 30 giorni. Positivo anche l’andamento del Nord Ovest, sopra la media nazionale, con il 42,4% di imprese regolari nei pagamenti e il 7,5% in ritardo, in linea con i dati registrati nel trimestre precedente. Le regioni del Centro, invece, presentano una situazione meno positiva, con numeri inferiori alla media nazionale, ma pressoché in linea con i dati rilevati a dicembre 2017. Da notare, in particolare, che le imprese che pagano con ritardo grave sono ferme al 12,3%, seppur al di sotto del dato nazionale.

In linea con i dati rilevati a dicembre 2017, sono le aziende meridionali a mostrare maggiori criticità: soltanto il 23,8% delle imprese di quest’area, infatti, riesce a rispettare i termini di pagamento.

Entrando nel dettaglio dei dati regionali, Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni più virtuose in materia di pagamenti, registrando rispettivamente il 47,1% (in calo di 0,4 punti percentuali rispetto a dicembre 2017) e il 47% (in aumento di 0,2 punti percentuali), seguite dalla Lombardia al 46,1%.

Le performance peggiori si riscontrano ancora una volta in Sicilia con il 19,3%, seguita da Calabria e Campania (rispettivamente con 22,3% e 23,3%), mentre il Centro mostra un quadro più eterogeneo, alternando dati positivi (come il 43,8% delle imprese regolari nei pagamenti delle Marche) a prestazioni negative (come il Lazio con il 26,4% di aziende virtuose nei pagamenti e il 15,1% di imprese ritardatarie).

A livello provinciale, Brescia, Bergamo e Lecco si confermano le più virtuose, mentre Caltanissetta scende all’ultimo posto tra le province ritardatarie nei pagamenti, seguita da Reggio Calabria ed Enna.

In linea generale, al fine di dare un’interpretazione corretta di quest’analisi, è fondamentale andare oltre la territorialità: per superare le differenze sostanziali tra Nord e Sud e dare una chiave di lettura quanto più completa è necessario osservare il tessuto economico, le dimensioni e le tipologie delle varie aziende.

I pagamenti in Italia a marzo 2018: l’andamento per settori merceologici e tipologie di aziende

Le imprese del settore finanziario registrano i risultati migliori con il 48,1% di aziende che si sono distinte nei pagamenti e solo l’8,1% di realtà che paga oltre i termini. Seguono le imprese del comparto industriale e produttivo, che mostra dati positivi non solo per quanto riguarda le aziende puntuali nei pagamenti (43,2%), ma che registra anche, tra tutti i

settori oggetti dell’analisi di CRIBIS, la percentuale più bassa di imprese con ritardi oltre i 30 giorni (solo il 7,3%).

Il settore del commercio al dettaglio è ancora una volta quello che presenta maggiori criticità a confronto con gli altri ambiti, in linea con l’andamento di fine 2017: a marzo 2018, infatti, solo il 26,5% di aziende del settore ha pagato con regolarità i propri fornitori, a fronte del 16,1% di imprese che ha accumulato ritardi significativi in materia di pagamenti e di un ampio numero di realtà (57,4%) che ha registrato ritardi entro i 30 giorni.

L’analisi dei pagamenti per dimensione aziendale sottolinea la puntualità nei pagamenti delle micro realtà, entro la scadenza nel 37,2% dei casi. Puntuali sì, ma spesso anche in difficoltà nell’onorare gli impegni concordati con i propri fornitori. Il 10,7%, infatti, paga con ritardo allungando i tempi oltre il mese. Situazione opposta per le grandi realtà: virtuose solo nel 13% dei casi, raramente saldano i debiti con grande ritardo (solo nel 5,1% dei casi). Situazione intermedia, infine, per le piccole imprese, che registrano percentuali di ritardi gravi pari al 5,3%, mentre i pagamenti regolari si attestano al 26,1%.

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