Azioni: tattici sull’Europa, in sovrappeso sull’energy

A cura di Anima Sgr
Europa: il posizionamento si fa più tattico. Nell’ultimo mese le Borse europee hanno registrato una generalizzata debolezza a causa dell’ondata di volatilità che si è mantenuta ad un livello superiore alla media degli ultimi 12 mesi. Complici un insieme di fattori, che  vanno dalle tensioni commerciali e geopolitiche tra USA e Cina/Europa alle prospettive di crescita che rimangono buone ma con indicatori di sentiment che potrebbero avere  raggiunto il punto di picco, senza dimenticare i rialzi dei tassi negli USA e valutazioni superiori alle medie storiche.
Pertanto, il giudizio per i mercati azionari europei viene mantenuto neutrale con un posizionamento che diventa più tattico, in quanto le opportunità di rendimento derivano  dalla capacità di interpretare e di saper sfruttare anche movimenti di breve respiro ma profondi. I dati relativi alle stime sugli utili dei prossimi dodici mesi hanno raggiunto il miglior livello dal 2011, a conferma del buon momento per le aziende europee.
Per quanto riguarda il posizionamento settoriale il giudizio resta costruttivo sul settore fnanziario, in quanto si ritiene che dovrebbe benefciare della risalita dei tassi interesse sui bond sovrani. Inoltre dovrebbe giocare a favore di questo comparto anche il recente movimento al rialzo della curva dell’Euribor con un effetto positivo sui margini operativi delle banche europee, che stanno benefciando anche della crescita dei prestiti al settore privato e del miglioramento della qualità dei propri Assets.
Viene sovrappesato anche il settore energetico: queste società dovrebbero essere favorite da un ribilanciamento della domanda e dell’offerta sul mercato del petrolio, in quanto la recente ripresa dei prezzi sembra destinato  a continuare. Il prezzo del petrolio nelle ultime settimane si è stabilizzato intorno ai 65 dollari a barile e ciò dovrebbe portare ulteriore vantaggio.
Una riflessione a parte merita il settore della tecnologia, a maggior ragione dopo che è scoppiato il caso Facebook, per il peso che ricopre negli indici a livello globale (meno in Europa) e per il contributo determinante che ha fornito alla crescita degli utili negli ultimi anni. È diffcile, infatti, che i mercati azionari possano sganciarsi dalle sorti di questo settore, che al momento ha due ordini di problemi: il rischio di azioni politiche volte a inasprire la regolamentazione sul fronte protezione dei dati, specie in Europa; il rischio che si sviluppi una guerra tariffaria. La tecnologia, infatti, è proprio al centro della disputa fra Stati Uniti e Cina e la gran parte delle società ha una catena di approvigionamento e distribuzione molto integrata su scala globale. L’Ocse stima che un aumento permanente del 10% dei costi associati al commercio internazionale da parte di Stati Uniti, Europa e Cina su tutti i beni importati, potrebbe determinare un calo del PIL globale compreso fra 1% e 1,5%. Al momento il team gestionale di ANIMA non si aspetta nel proprio scenario centrale che si scateni una vera e propria guerra tariffaria globale, tuttavia ritiene che oggi si tratti del rischio più signifcativo per i mercati e che come tale vada monitorato con attenzione.
Italia: la migliore fra le Borse europee. Finora il mercato azionario italiano rappresenta il miglior mercato europeo, nonostante l’esito incerto delle elezioni dello scorso 4 marzo. L’allocazione si mantiene comunque prudente con una conseguente riduzione del proflo di rischio del portafoglio, in attesa di sviluppi sul fronte politico. Le aspettative di crescita permangono comunque positive anche per il 2018 e questo potrà contribuire a mitigare l’impatto dell’incertezza che sussiste riguardo la futura stabilità governativa. A riprova gli indicatori di sentiment di imprese e consumatori  si mantengono su valori mediamente elevati e sono coerenti con una positiva dinamica del PIL. Un contributo importante al buon andamento della Borsa italiana è rappresentato anche dalla spinta che continua ad arrivare dalla domanda per i PIR da parte degli investitori.
Usa: il futuro dipende dalla Fed e dalle scelte di politica commerciale. Da inizio anno la performance del mercato americano è piatta a livello di indici. Le prospettive sono comunque legate alla dinamica dei tassi di interesse, ma se la Fed proseguirà in modo progressivo il mercato dovrebbe avere ancora potenzialità di rialzo, anche se senza avere uno sviluppo così positivo come è avvenuto nel 2017. Il giudizio si conferma comunque cauto soprattutto alla luce delle tensioni geopolitiche scatenate dalla campagna protezionistica dell’Amministrazione Trump.
Borse emergenti: la crescita resta un fattore di supporto. In un panorama di neutralità tattica e pur tenendo conto che le correlazioni tra mercati oggi risultano aumentate, queste Borse si confermano le uniche su cui il giudizio viene conservato di segno positivo, in quanto continuano ad essere supportate da uno scenario macro fondamentale quasi ideale per il concorso di alcuni elementi: la crescita in accelerazione in senso assoluto e rispetto ai Paesi avanzati; il trend di indebolimento del dollaro; il trend di apprezzamento delle materie prime. Siamo sovrappesati su Corea, India, Indonesia, Brasile e Cina.
Borse Asiatiche: lo yen penalizza il mercato giapponese. La debolezza del mercato giapponese si spiega principalmente per due ragioni: i timori di rallentamento della crescita globale a causa delle politiche protezioniste americane; e l’apprezzamento dello yen, valuta che storicamente si apprezza nelle fasi di avversione al rischio. Tuttavia, il mercato  potrebbe recuperare terreno a maggio, dopo la chiusura dell’anno fscale e la pubblicazione di guidance probabilmente ultra conservative per il 2019.

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