Buone notizie per chi cerca e vende casa

A cura di MutuiOnLine
Il valore del tasso medio sui mutui a 20 e 30 anni rilevato nel mese di marzo è pari all’1,92% per il tasso fisso (era 2,11% il mese di febbraio) e allo 0,85% per quello variabile (era 0,89% nel mese di febbraio). Una discesa costante, che non sembra accennare a cambiare il suo corso.
Tradotto in rate da corrispondere, un mutuo a tasso fisso per un impiegato di 35 anni milanese che richiede un importo di 100.000 euro a 20 anni per un valore dell’immobile di 200.000 euro costa 478 euro al mese (Tan 1,40%, Taeg 1,58%), un mutuo a tasso variabile costa invece 439 al mese (Tan 0,53% e Taeg 0,65%).
 
È ancora tempo di surroghe
L’inversione di tendenza e il superamento della proporzione tra nuovi mutui e surroghe tarda ad affermarsi. Anche a marzo, secondo le rilevazioni dell’Osservatorio, ancora il 46,9% delle richieste di mutuo hanno come finalità lo spostamento del mutuo per un’altra banca, quando la fine del 2017 aveva segnato un calo  della stessa finalità e il superamento dei nuovi mutui rispetto alla surroga.
Di conseguenza, si riducono i mutui prima casa, che a marzo segnano il 42,5% contro il 44,9% dell’ultimo trimestre dello scorso anno. La buona notizia della conferma del bonus ristrutturazione incoraggia le richieste con finalità ristrutturazione, che arrivano a segnare il 3,3% (erano 3,1% il quarto trimestre 2007).
Le erogazioni sono coerenti con il perdurare del fenomeno surroghe e fanno rilevare un 42,1% (erano il 40,8% prima). Dal lato delle concessioni di mutui però, quelli finalizzati all’acquisto della prima casa sono adesso di più rispetto alle stesse surroghe e occupano il 48,1% dell’intero campione rilevato.
 
Tutti vogliono ancora il tasso fisso
Anche per questo primo trimestre dell’anno è evidente la preferenza assoluta degli italiani per i mutui a tasso fisso, ora al 78,6% contro il 76,0% dello scorso trimestre: automaticamente, i tassi ai minimi storici si portano dietro la volontà di approfittare della congiuntura positiva e garantirsi una sorta di assicurazione per il futuro. Dal canto loro, le banche spingono sul tasso fisso per fidelizzare il cliente, sicure che a queste condizioni niente in futuro potrà essere offerto di meglio. Dal lato delle erogazioni il dato rimane coerente, segnando il 78,0% (era 76,8% nel quarto trimestre 2017).
 
Durate più brevi per condizioni più convenienti
Più breve è il piano di ammortamento, minore sarà il rischio per la banca, che potrà praticare al cliente condizioni più vantaggiose. Il meccanismo che guida la convenienza di stipulare un mutuo sembra chiaro ai mutuatari che valutano durate più brevi. Crescono così nella prima parte di questo anno le durate di 20 anni (ora al 31,3% contro il 28,8% precedente) e guadagnano punti persino i dieci anni, che coprono il 13,3% del totale del campione, contro l’11,3% del quarto trimestre 2017. Lato erogazioni, segnano valori più importanti invece i periodi oltre i 25 anni: sono in totale il 39,1%.
 
L’importo medio richiesto ed erogato
In leggero calo il volume dell’importo medio della domanda, è di 126.377 euro contro i 128.581 del quarto trimestre 2017, ma cresce invece l’importo medio erogato, 124.993 euro contro i 123.159 euro precedenti. Si domandano e si concedono principalmente somme tra i 50.000 e i 100.000 euro (intorno al 36% dei campioni di domanda e offerta ), mentre si finanzia per lo più dal 70 all’80% del valore dell’immobile (36,3%), anche dal lato delle erogazioni (34,9%).
 
Il profilo-tipo di chi richiede un mutuo
Chi richiede un mutuo è soprattutto del nord Italia (46,5% dei casi), ha tra i 36 e i 45 anni (44,1%) e un impiego a tempo indeterminato (82,1%) con uno stipendio compreso tra i 1.500 e i 2.000 euro (37,4% del campione). I dati dei soggetti a cui le banche concedono maggiormente prestiti sono abbastanza allineati con la domanda, salvo il tipo di impiego richiesto: ben l’86,4% dei finanziamenti sono concessi a soggetti con un lavoro a tempo indeterminato.

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