La BCE interromperà il QE a settembre e la BoE non rialzerà più i tassi?

A cura di Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy, e Vincent Mivelaz, analista, di Swissquote
Quando arriverà il momento anche per la BCE di tornare ad alzare il costo del denaro? Le parole in libertà pronunciate ieri dal governatore austriaco Ewald Nowotny, per il quale Eurotowers dovrebbe muoversi sin da ora cessando nel contempo gli acquisti di titoli governativi (QE), sebbene prontamente liquidate come “dichiarazioni personali” dalla Comunicazione della banca centrale, non sono riuscite a derubricare completamente il tema.
Sappiamo infatti che la BCE si sta muovendo come una danzatrice esperta: risultare rialzista senza far morire di paura i trader che coprono il mercato Forex e senza imprimere accelerazioni eccessive alla moneta unica che potrebbe rischiare di far deragliare la ripresa economica europea. Ciò che si raccoglie “on the street” in questo momento è che l’istituto europeo rivelerà le sue reali intenzioni su eventuali rialzi e proseguimento degli acquisti di titoli no prima del periodo giugno-luglio. 
Siamo piuttosto fiduciosi nell’affermare che secondo noi non ci siano più dubbi sul fatto che la banca porterà a zero gli acquisti già nel mese di settembre, per quanto ogni seppur marginale rallentamento nella ripresa economica nel Vecchio Continente potrebbe essere in grado di ritardare questi provvedimenti.
Crediamo che i governatori che siedono a Francoforte non potranno che invidiare i loro pari della Federal Reserve che hanno potuto smontare di propria iniziativa e quasi in sordina l’enorme Quantitative Easing spalmato dall’inizio della crisi nonché procedere, grazie alle abilità taumaturgiche della Yellen, già al rialzo dei tassi senza che il dollaro ne risentisse nelle valutazioni.
Prendendo lezioni dai colleghi americani, alla BCE dovrebbero iniziare a ridimensionare la ripresa economica europea ( e non dovrebbe essere difficile considerando i dati negativi che stiamo vedendo) man mano che si procederà verso la fine degli acquisti. Dopo aver corretto dai massimi delle ultime due settimane a causa delle tensioni geopolitiche delle ultime ore, l’Eurodollaro si trova ora nella posizione ottimale per essere nuovamente introdotto nei portafogli valutari.
Sotto pressione per l’avvicinarsi dello scadere delle negoziazioni sulla Brexit, la cui deadline è stata mantenuta a dicembre 2020, e a causa delle contrattazioni senza sosta relativamente alla struttura del futuro accordo nonchè della ipotetica creazione di un confine con l’Irlanda, l’economia britannica ha iniziato a mostrare qualche segnale di cedimento nel primo trimestre del 2018.
In base a quanto pubblicato, i numeri mensili della produzione industriale e manifatturiera sono crollati (+0,10% e -0,20%) sotto le attese. Se poi consideriamo anche il deficit commerciale di 965 milioni di sterline (l’attivo precedente era di 2,95 miliardi) dovuto essenzialmente al calo delle importazioni causate dalle tempeste di neve di febbraio, le probabilità di vedere un’ulteriore stretta monetaria dopo il 10 maggio sono in netta diminuzione.
I dati sull’inflazione di marzo attesi per la prossima settimana dovrebbero fornirci un quadro più completo sulla tenuta dei prezzi al consumo così come previsti dalla Bank of England (2,4%). In rafforzamento dall’inizio dell’anno, il cambio Sterlina-Dollaro (che ha guadagnato il 5% da gennaio) sta approcciando i livelli massimi degli ultimi 24 mesi avvicinandosi a gran velocità a 1,4195. 

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