Sfruttare le opportunità “relative value”

Di Matteo Genrmano, Head of Multi-Asset, Amundi Global Investment

Il nostro scenario di base continua a prevedere una ripresa sincronizzata alimentata dai consumi solidi e dal rafforzamento della crescita delle spese in conto capitale. Nel 2019 la crescita del prodotto interno lordo dovrebbe rimanere al di sopra del potenziale (nella maggior parte dei paesi), ma probabilmente rallenterà leggermente rispetto al 2018. Prevediamo che l’inflazione rimarrà positiva e che non costringerà le principali Banche Centrali a modificare radicalmente il loro corso in materia di ricalibrazione delle politiche monetarie. Detto ciò, i rischi ribassisti sono aumentati di recente soprattutto per via delle misure protezionistiche annunciate dagli Stati Uniti: queste schermaglie potrebbero continuare ancora per un po’. Non ci aspettiamo che esse sfocino in una guerra commerciale vera e propria, ma continueremo a seguire con attenzione l’evoluzione delle tensioni politiche. Viste queste dinamiche contrastanti, crediamo che la migliore strategia da adottare per affrontare il clima di incertezza e per conseguire dei rendimenti sia quella di privilegiare le opportunità “relative value” in tutti i mercati a scapito del posizionamento direzionale.

Idee ad alta convinzione

Manteniamo la nostra opinione favorevole agli attivi rischiosi, perché sia i fondamentali macroeconomici, sia quelli microeconomici sono ancora positivi. Tuttavia, le crescenti tensioni sul commercio e la potenziale decelerazione della dinamica macroeconomica suggeriscono di aumentare la diversificazione riducendo la nostra esposizione alle azioni giapponesi ed europee ed incrementando la preferenza per quelle statunitensi (sia a livello di mercato generale, sia per quanto riguarda il settore energetico americano). Il mercato statunitense attualmente gode di una migliore dinamica macroeconomica e di un prolungamento del ciclo grazie ai massicci stimoli fiscali varati di recente. D’altro canto, l’eccessivo rafforzamento dell’euro e dello yen ci inducono ad adottare un approccio più cauto nei confronti dei mercati europeo e giapponese. Per quanto riguarda le azioni, manteniamo una focalizzazione conservativa “relative value” sui mercati emergenti. Privilegiamo la Russia – grazie alle prospettive positive del prezzo del petrolio – e l’Hong Kong Stock Exchange Hang Seng China rispetto all’indice complessivo dei mercati emergenti (per via dei significativi cambiamenti strutturali della Cina riguardo all’esposizione ai titoli finanziari con valutazioni relativamente poco costose e un posizionamento complessivamente leggero degli investitori.)

Nell’ambito delle obbligazioni, siamo ancora favorevoli alle obbligazioni societarie di elevato rating europee che hanno dimostrato una buona tenuta durante il recente episodio di febbraio grazie soprattutto al programma di acquisti di obbligazioni societarie da parte della BCE ancora in corso. Per quanto riguarda i titoli di Stato, ci aspettiamo un rialzo dei tassi di break-even a dieci anni (in Europa, negli USA e in Giappone). Nel 2018 ci attendiamo anche un rialzo dei tassi tedeschi lungo la curva. Vediamo del valore anche nel diverso andamento della curva dei rendimenti, in particolare negli USA, dove ci aspettiamo un certo irripidimento nel segmento 2-10 anni. A nostro avviso la curva in questo momento è troppo piatta per due motivi: dovrebbero essere scontati maggiori premi per il rischio d’inflazione e il deficit di bilancio americano aumenterà a seguito dei tagli alle imposte e al piano per le infrastrutture. Per quanto riguarda il mercato valutario, continuiamo a privilegiare la corona norvegese rispetto all’euro e il dollaro neozelandese rispetto a quello australiano. Nei paesi emergenti, preferiamo il renminbi all’euro e al dollaro statunitense. Il renminbi è supportato dai fondamentali positivi sul fronte macroeconomico, da una valutazione ampiamente corretta, e da condizioni tecniche favorevoli, nonché dalla possibilità di attirare maggiori flussi grazie all’inclusione nel benchmark delle obbligazioni cinesi onshore.

Rischi e coperture

Dato che sono possibili nuovi picchi di volatilità, gli investitori dovrebbero cercare di proteggere il capitale tramite efficaci strategie di copertura. L’esposizione all’oro, per esempio, potrebbe proteggere dai rischi geopolitici (l’indicatore di rischio ha raggiunto il livello più alto dal 2003): anche le posizioni lunghe sullo yen rispetto al dollaro USA e al dollaro australiano potrebbero proteggere dai rischi di coda. Siamo consapevoli del fatto che le valutazioni sul mercato del credito sono elevate e che potrebbero risentire dei nuovi picchi di volatilità e dei tassi nominali: pertanto, crediamo che gli investitori dovrebbero gestire con attenzione il rischio di credito e di liquidità nelle aree più speculative del mercato.

asset allocation amundi

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!