La fase di Risk on non è ancora terminata

Di François-Xavier Chauchat, Economista e Membro del Comitato di Investimento di Dorval AM

Tra le domande che mi fanno le persone che seguono i miei corsi e le mie analisi sulle cryptovalute, una è particolarmente ricorrente: “E’ tardi per investire sui Bitcoin o c’è ancora spazio per guadagnare?”. Prima di rispondere faccio una breve premessa: su un asset finanziario, che sia una cryptovaluta, un azione, un derivato o quant’altro, che ha una escursione media giornaliera di circa il 10%, lo spazio per guadagnare c’è, ma se è necessario scommettere sul rialzo e sul ribasso, ovvero avere una strategia “long/short”, che punta sulla crescita dei prezzi (long) e sulla loro discesa (short). Qui le cose si complicano perché per guadagnare al rialzo e al ribasso occorre conoscere i livelli di ingresso e di uscita, sapere leggere un grafico, oppure avere un sistema automatico di ingresso long/short, che senza avere delle conoscenze specifiche possa permettere di guadagnare. Aspetti importanti che non riguardano esclusivamente le cryptovalute, ma interessanti ed utili da conoscere per chi si approccia all’attività di trading. Quindi, magari, dedicheremo all’argomento uno dei prossimi interventi.

Torniamo al Bitcoin e alle cryptovalute. La risposta che si aspetta chi mi fa la domanda sopra indicata, non è quella della premessa, bensì vuole sapere se nei prossimi mesi il Bitcoin metterà a segno le performance che lo hanno portato sulle pagine dei quotidiani alla fine dello scorso anno. In sostanza può tornare il Bitcoin sui massimi di 19mila dollari, dagli attuali 8mila di metà aprile? E ancora meglio: può veramente salire fino a 100mila dollari come indicato in uno studio di Saxobank? Pur non avendo la palla magica, possiamo ipotizzare un andamento per i prossimi mesi partendo dalla analisi storica dei prezzi. Guardate il grafico sotto, che riporta il movimento dei prezzi del Bitcoin da settembre 2017 a metà aprile 2018. Ogni barra è un giorno ed indica di quanto il prezzo del Bitcoin si è spostato in quella data. Il massimo della barra è il massimo segnato nella giornata, il minimo della barra il minimo della giornata.

Ignorare la sbruffoneria di Trump è stata la strategia giusta dalla sua elezione a oggi. Gli investitori hanno stabilito, a ragione, che la politica potenzialmente imprevedibile di Washington non impedirà all’incipiente ripresa economica di prendere forma. Dovranno ricredersi? I potenziali danni delle recenti misure protezioniste, comprese quelle relative a 60 miliardi di dollari di importazioni cinesi, sembrano modesti per un commercio mondiale di 18 miliardi di dollari. Inoltre, la maggioranza dei paesi è ora esente dai diritti di dogana su acciaio e alluminio. Infine, la Cina ha i mezzi per contrastare l’America, e gran parte delle aziende a stelle e strisce è naturalmente favorevole alla globalizzazione. La politica muscolare di Washington nei confronti della Cina gode tuttavia di un discreto sostegno alla vigilia delle elezioni di metà mandato di novembre 2018. Per tale motivo, i mercati finanziari potrebbero integrare il «premio di rischio Trump» ancora per qualche mese.

Restiamo convinti che il recente calo delle borse mondiali è innanzitutto il riflesso dell’ottimismo degli investitori a inizio anno e dello scarso margine di miglioramento di fondamentali già molto solidi. È quella che abbiamo definito “asimmetria negativa”. Si è trattato di un ciclo classico iniziato con un periodo di euforia in gennaio seguito dalla comparsa dell’inquietudine in febbraio. La capitolazione, ultima tappa del processo correttivo, è già in corso? Non possiamo saperlo con certezza, ma notiamo che al momento gli indicatori di avversione al rischio si attestano nella zona di “paura”, una situazione inusuale in un periodo di prosperità economica e di tassi di interesse modesti.

Il ritorno della paura non significa che abbiamo un’occasione storica di comprare azioni. Anche dopo la correzione, il P/E medio dei titoli non finanziari è compreso fra 16 e 17 sia negli Stati Uniti che in Europa. Tale valutazione ci sembra giustificata da una crescita mondiale stabile di circa il 4%, con tassi di interesse leggermente in rialzo ma ancora molto bassi. Malgrado la volatilità recente dei dati di attività e inflazione, vediamo pochi rischi per la crescita e quindi per gli utili aziendali. Anche se il risultato delle elezioni in Italia non è stato positivo, prevediamo una prosecuzione della reflazione interna e un’ulteriore diminuzione dei crediti inesigibili in Europa Meridionale, che dovrebbe aiutare le banche.

La principale fonte di dispersione dei benefici della crescita resta la digitalizzazione. Dalla nascita dell’IPhone nel 2007, i giganti della new economy hanno visto un balzo delle vendite del 20% annuo, contro l’1,3% dell’MSCI World. Con la web tax allo studio a Bruxelles, le azioni contro Facebook e i commenti negativi di Trump su Amazon, si profila qualche nube all’orizzonte. Ciò alimenta la volatilità, ma non prelude alla fine della iper redditività dei campioni del digitale. Gli investitori hanno però puntato molto su questo tema, con il conseguente aumento dei rischi di mercato.

In conclusione, a fronte del minore ottimismo degli investitori, di corsi azionari un po’ meno elevati e di valutazioni obbligazionarie che scontano ormai una dose realistica di inasprimento da parte della Fed, i rischi al ribasso per le borse mondiali ci sembrano diminuiti. Manteniamo un’esposizione moderata al rischio poiché il potenziale di rialzo è probabilmente limitato per il momento, ma cercheremo di rafforzare la ponderazione azionaria in caso di ulteriore calo dei mercati.

 

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