Pausa di riflessione per i mercati di frontiera

A cura di Morningstar

I momenti di incertezza delle Borse mondiali non risparmiano i mercati di frontiera. La categoria Morningstar che raccoglie i fondi che investono sull’azionario delle zone non ancora emergenti nell’ultimo mese (fino al 16 aprile e calcolato in euro) ha perso lo 0,5% portando a +1,7% la performance da inizio anno.

“Chi investe nei mercati emergenti non deve dimenticare che si tratta di strategie che danno risultati nel lungo periodo e non bisogna farsi spaventare da quello che accade nel breve termine”, spiega Gregg Wolper, analista di Morningstar. “Anche la diversificazione geografica paga. C’è chi si aspetta che il Ghana o il Marocco siano il prossimo Brasile o la Cina del futuro, ma bisogna tenere presente che, in giro per il mondo e negli angoli meno battuti dalla maggior parte degli investitori, ci sono società in salute, con un buon management ed eccellenti prospettive di crescita. Alcune di queste hanno valutazioni molto più a sconto rispetto ad aziende simili che si trovano su piazze molto più trafficate”.

La valutazione dei rischi riveste una parte importante quando ci si muove in queste aree. “I mercati di frontiera sono molto meno liquidi di quelli emergenti – per non parlare dei developed – per cui cercare di alleggerire l’investimento durante le fasi di ribasso può essere difficile se non impossibile”, dice l’analista. “Ci sono poi aspetti fiscali e legislativi che possono risultare più ostici rispetto a quelli di alcune zone in via di sviluppo considerate complicate come Russia o Cina”.

Diversificazione globale
Un fondo che guarda ai mercati di frontiera di tutto il mondo è HSBC GIF Frontier Markets EC (Analyst rating: Neutral. Morningstar rating: 3 stelle). “Si tratta di una strategia diversificata a livello globale il cui obiettivo è quello di sfruttare i benefici della scarsa correlazione che hanno fra di loro queste aree”, spiega Ronald van Genderen, fund analyst di Morningstar in un report del 2 gennaio 2018. “Questo approccio si riflette nell’utilizzo di un benchmark fatto su misura come l’MSCI Select Frontier & Emerging Markets Capped, che è stato costruito per eliminare gli sbilanciamenti su determinate zone che si trovano in altri panieri generalmente utilizzati. Il processo è principalmente bottom up, ma hanno una parte importante anche le considerazioni macro. L’universo di partenza è formato da 3 mila titoli di oltre 60 paesi. Circa 700 azioni sono liquide abbastanza per essere prese in considerazione dal gestore. Le idee di investimento in questo gruppo sono il frutto di analisi, incontri con le società e la partecipazione a conferenze nei paesi considerati interessanti. Circa la metà dell’insieme ottenuto in questo modo viene analizzato a fondo per identificare le società che sono sottovalutate rispetto al loro valore intrinseco. Il lavoro di studio si concentra anche sul modello di business, sul settore di riferimento, sul management e sulla corporate governance”.

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