Il sistema di PMI torna a ripopolarsi, ma con velocità diverse

Con l’edizione 2018, Confindustria e Cerved curano per il terzo anno la pubblicazione del Rapporto PMI Centro- Nord. Il Rapporto fa il punto sulla struttura e sull’andamento delle PMI di capitali (società che impiegano tra 10 e 250 addetti e generano ricavi compresi tra 2 e 50 milioni di euro), un campione rappresentativo delle principali caratteristiche del tessuto imprenditoriale della parte più sviluppata del Paese. Come già negli anni precedenti, il Rapporto ha l’obiettivo di mettere a fuoco lo stato di salute di tale segmento di imprese, di evidenziare gli elementi di vitalità e di criticità, di individuarne le potenzialità di crescita. Si tratta di un segmento importante. Su un totale di 3,4 milioni di imprese operanti nelle regioni centrosettentrionali, solo una parte limitata (circa 817mila) è costituito da imprese di capitali, che per lo più sono di piccolissime dimensioni (tra 1 e 9 addetti). Le PMI oggetto del rapporto, le società di capitali con un fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro e che hanno tra 10 e 250 addetti, sono 118mila ma con un peso economico estremamente significativo: generano circa 740 miliardi di euro di fatturato, un valore aggiunto di 174 miliardi di euro ed occupano 3,2 milioni di addetti. Da sole, dunque, queste 118mila imprese valgono circa il 13,5% del PIL dell’area. Delle 118mila PMI analizzate, (l’81,5% delle 145mila presenti in Italia), 49mila sono localizzate nel Nord-Ovest (36mila nella sola Lombardia), 36mila nel Nord-Est e circa 29mila al Centro. Nell’ambito delle PMI, le piccole imprese (meno di 50 addetti e meno di 10 milioni di ricavi) sono prevalenti in termini numerici, ma non in termini economici. Nel Centro-Nord hanno sede 20mila medie società (di cui circa un terzo in Lombardia), che impiegano quasi la metà degli addetti, generando il 54% del fatturato e del valore aggiunto delle PMI dell’area. Il peso delle medie imprese è più alto nel Nord (oltre il 55% del fatturato) rispetto al Centro, che mostra un tessuto produttivo in cui prevalgono le imprese di minori dimensioni. La composizione settoriale vede nel Nord una maggiore diffusione delle imprese industriali, mentre al Centro (soprattutto per il peso predominante del Lazio) si osserva una quota relativamente più alta dei servizi. La distribuzione territoriale del campione vede spiccare alcune specializzazioni produttive: rispetto alla media nazionale, emergono l’elettromeccanica in Emilia Romagna, il sistema moda in Toscana, Marche e Veneto, la lavorazione del metallo in Lombardia e in Piemonte, la logistica in Liguria e la filiera dell’informazione e dell’intrattenimento nel Lazio.

Il sistema di PMI torna a ripopolarsi, ma con velocità diverse

In tutte le aree analizzate, la crisi ha prodotto una flessione del numero di PMI, con una perdita particolarmente marcata nel Centro (-12% tra 2007 e 2014) e comunque consistente anche nel Nord-Est (-7,9%) e nel Nord-Ovest (-5,5%). Dal 2015 è iniziata una positiva inversione di tendenza, che ha acquisito slancio nel 2016, con un aumento del 4% su base annua nel Nord-Ovest, del 3,4% nel Nord-Est, del 2,8% nel Centro. Questi miglioramenti hanno consentito al Nord-Ovest di tornare al di sopra dei valori pre-crisi (51mila contro 50mila imprese), mentre mancano ancora all’appello più di mille PMI nel Nord-Est e ben 2.322 nel Centro. Gli andamenti demografici più recenti suggeriscono tendenze in ulteriore miglioramento nel corso del 2017. Ovunque si osservano decisi cali del numero di fallimenti di PMI, che tornano a livelli più vicini a quelli pre-crisi, e di procedure non fallimentari. Particolarmente positivi i dati relativi alle chiusure volontarie (con una riduzione media attorno al 10% tra 2016 e 2017), ormai largamente al di sotto anche dei livelli pre-crisi, a conferma di un significativo miglioramento delle prospettive e della fiducia degli imprenditori nelle regioni analizzate. Il ripopolamento del sistema di PMI del Centro-Nord beneficia inoltre di un trend positivo di nascite di nuove imprese, avviatosi dal 2013 e trascinato dalla diffusione crescente delle Srl semplificate. Nel solo 2017, sono nate in Italia circa 97mila nuove società di capitali (+8,1% rispetto al 2016), il massimo nel periodo esaminato, di cui 62mila nelle regioni centrosettentrionali. Sono soprattutto le newco del Centro ad utilizzare la forma semplificata (46,3% delle nuove nate), ben più che nel Nord-Est (34,6%) e del Nord-Ovest (28,5%). Si è quindi ampliato, soprattutto grazie all’introduzione delle Srl semplificate, il bacino di nuove società che possono crescere e superare le soglie per diventare PMI, ma allo stesso tempo è diventata maggiore la quota di newco con minore potenzialità di radicarsi e crescere sul mercato (perché con un capitale sociale iniziale più basso). I dati indicano che, nonostante i tassi di sopravvivenza delle nuove imprese si siano ridotti, è cresciuto in termini assoluti il numero di quelle che, dopo l’iscrizione, rimangono sul mercato e realizzano ricavi. Il tasso di sopravvivenza delle nuove imprese è, peraltro, più elevato nelle aree in cui le Srl Semplificate sono meno diffuse. Più le spalle dell’impresa sono robuste, dunque, più aumenta la possibilità di restare sul mercato.

Continua il miglioramento dei conti economici

Per il quarto anno consecutivo, le PMI del Centro-Nord vedono aumentare il loro fatturato, sebbene con significative differenze territoriali. I ricavi sono cresciuti tra 2015 e 2016 del 2,9% nel Nord-Est (che ha ormai recuperato i livelli pre-crisi), del 2,2% al Centro (-1,6% rispetto al 2007) e dell’1,8% nel Nord-Ovest, che è l’area più lontana dai livelli del 2007 (-3%). La crescita del volume d’affari si è riflessa nell’andamento del valore aggiunto che, trainato dalla crescita del Nord-Est (+4,7%, contro un aumento del 3,7% nel Nord-Ovest e del 4% nel Centro), è in tutte le aree analizzate ben oltre il livello pre-crisi. Anche i costi del lavoro sono però cresciuti, con il CLUP che è tornato ad aumentare nel Centro e che ha arrestato il suo calo nel Nord-Ovest, mentre il miglioramento è proseguito nel Nord-Est. La redditività lorda migliora, ma con differenze territoriali marcate: i margini sono infatti in forte crescita e in accelerazione nel Nord-Est (+5,5%), mentre aumentano a un ritmo del 3,5% nel Nord–Ovest e vedono rallentare la loro crescita nel Centro (+1,9%). La distanza con i livelli pre-crisi, già ampia nel Nord (-16,8% nel Nord-Est e -26,2% nel Nord-Ovest), rimane a livelli molto critici nelle regioni del Centro, con le PMI che hanno perso 39 punti di redditività lorda rispetto al 2007. Crescono gli utili in tutta l’area, sia rispetto al fatturato sia al capitale investito, con le PMI del Nord-Est che evidenziano i livelli più elevati: i dati indicano che il ROE torna a doppia cifra nel Nord (11,1% nel Nord-Est e 10,7% nel Nord- Ovest) e si attesta all’8,8% nel Centro: ovunque, però, i livelli del ROE sono ancora più bassi dei livelli pre-crisi.

Debiti più sostenibili, pagamenti più puntuali, imprese più affidabili

Dopo quattro anni, tornano a salire nel 2016 i debiti finanziari delle PMI italiane (+1,1%), ma non in tutta la Penisola. L’allentamento del credit crunch si osserva nel Nord-Ovest (+2,1%) e nel Centro (+0,5%), ma non nel Nord-Est, che anche nel 2016 continua a far registrare una, sia pur lieve, riduzione (-0,1%) dell’indebitamento. Parallelamente, nel corso del 2016 è proseguito a ritmi sostenuti il rafforzamento del capitale proprio, con un aumento del patrimonio netto del 5,4% nel Nord-Est, del 4,6% nel Centro e del 4,5% nel Nord-Ovest. Questo processo consolida una tendenza in atto da anni, che ha portato il capitale netto delle PMI di oltre 50 punti sopra ai livelli del 2007 nel Nord-Est, di 44,5 punti nel Nord-Ovest e di 37 punti nel Centro. Gli effetti sulla sostenibilità dei debiti finanziari sono molto positivi: pesano per circa il 70% del capitale netto nel Nord e per l’85% nel Centro, molto distanti dai livelli del 2007. La ripresa dei margini, unita a tassi di interesse ai minimi storici, ha ulteriormente ridotto il peso degli oneri finanziari sul MOL, uno degli indicatori più spesso utilizzati dagli analisti finanziari per valutare la sostenibilità dell’impresa. L’indice scende al 12,7% tra le imprese del Nord (dal 14,5% dell’anno precedente nel Nord-Est e dal 14,2% nel Nord-Ovest) e al 17,6% tra quelle del Centro (dal 19%). Migliora anche la puntualità delle PMI del Centro-Nord nel pagamento delle proprie controparti commerciali: in tutte le aree analizzate, si riducono i giorni di ritardo, con le PMI del Nord-Est che si confermano più puntuali (7,5 giorni medi di ritardo, contro i 9,4 di quelle del Nord-Ovest e i 13,8 di quelle del Centro) e più rapide a liquidare le proprie fatture (68,2 giorni, contro 71,4 del Nord-Ovest e 71,6 del Centro). Rispetto al 2012 i progressi più consistenti si osservano nelle regioni centrali, che hanno fatto registrare una riduzione di oltre 10 giorni in 5 anni. Fatturato e valore aggiunto in crescita, margini in miglioramento, debito sostenibile, patrimonio più solido, tempi di pagamento più brevi: si tratta di segnali convergenti, che confermano il lento ma progressivo miglioramento del clima economico della parte più sviluppata del Paese. In questo contesto, le imprese escono dalla crisi con fondamentali solidi: a fine 2017, oltre il 70% delle PMI del Nord e il 55% di quelle del Centro sono, secondo il Cerved Group Score, “sicure” o “solvibili”, con una probabilità di default a dodici mesi estremamente contenuta e in calo rispetto all’anno precedente. La crescita del numero di PMI solide è però accompagnata da un lieve aumento del numero di società in area di rischio, con una distribuzione più polarizzata. Un piccolo segnale in controtendenza che sarà opportuno non sottovalutare. I movimenti dello score indicano comunque che in tutte le aree il numero di upgrade supera abbondantemente i downgrade. Cosicché il tasso di ingresso in sofferenza accelera la sua discesa, con una tendenza positiva che si estende nel 2017 anche al Centro, unica area che ancora registra un differenziale significativo rispetto al periodo pre-crisi.

L’industria resta la spina dorsale dell’economia del Centro-Nord

Dopo un calo più intenso di quello del complesso delle PMI (-11,5% tra 2007 e 2013), nel 2014 e nel 2015 è tornato timidamente a crescere il numero delle PMI industriali, con una tendenza comunque troppo debole per recuperare le pesanti perdite degli anni precedenti. Tra 2007 e 2015 il Centro ha perso 1.322 PMI industriali (-15,4%), il Nord- Est 1.126 (-8%) e il Nord-Ovest 1.148 (-6,7%). Le imprese industriali rimaste sul mercato fanno tuttavia registrare risultati anche migliori del complesso delle PMI. Cresce il fatturato, soprattutto al Centro (+3,8%) e nel Nord-Est (+3,7%), spinto dai risultati di Trentino Alto Adige, Toscana ed Emilia Romagna. Crescono a ritmi più sostenuti anche i margini, con maggiore intensità nel Nord-Est (+5,8%), rispetto a Nord-Ovest e Centro (rispettivamente, +4,2% e +4,1%). Anche per le PMI industriali, però, la redditività lorda rimane molto al di sotto dei livelli del 2007, con una perdita particolarmente pesante per le PMI del Centro (-38,7%) e comunque significativa anche nel Nord-Ovest (-21%) e nel Nord- Est (-16,9%). Il processo di selezione e di uscita dal mercato delle società più fragili ha operato anche con più forza nell’industria rispetto al resto dell’economia, rendendo il complesso delle PMI finanziariamente più solido. Il rapporto tra debiti finanziari e capitale netto si è, infatti, sostanzialmente dimezzato tra 2007 e 2016 in tutte le macro aree, anche grazie ad una robusta patrimonializzazione. Le PMI hanno sfruttato il calo dei tassi di interesse riducendo fortemente il peso degli oneri finanziari, anch’essi più che dimezzati rispetto al MOL. Nel 2017, le PMI industriali si confermano più solide rispetto a quelle degli altri settori e per oltre il 70% nel Nord-Est e nel Nord- Ovest (e per circa il 60% nel Centro) si collocano in area di sicurezza o di solvibilità. Non manca, anche nell’industria, un processo di polarizzazione, con un aumento di imprese anche nelle classi più fragili. Anche in questo caso, un segnale di attenzione da non sottovalutare. Il sistema di PMI industriali del Centro-Nord ha quindi subito un ridimensionamento in termini numerici più forte, ma si conferma nelle imprese sopravvissute estremamente dinamico e competitivo. Il problema è la difficoltà ad espandersi, per recuperare le dimensioni numeriche perdute con la crisi e favorire la crescita dimensionale di imprese che troppo spesso nascono piccole e rimangono tali.

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