Dollaro e tassi Usa pesano sui mercati emergenti

A cura di Banca del Piemonte

L’accoppiata dollaro forte e tassi Usa in salita (la cui ascesa è stata robusta e costante nella parte breve della curva negli ultimi mesi) sta iniziando a far sentire i suoi effetti sui mercati emergenti, che, anche se rimasti a lungo in un oasi di relativa tranquillità, stanno continuando a soffrire visibilmente, alternando fasi di coinvolgimento generalizzato dell’asset class, tipicamente in concomitanza con le ondate di rafforzamento del dollaro, e momenti di difficoltà legati a situazioni specifiche (come il caso nelle ultime settimane di Russia, Turchia ed Argentina).

Turchia e Argentina hanno vissuto in settimana della fasi di volatilità ribassista sui propri asset. Per quanto riguarda la Turchia l’effetto positivo sui mercati derivante dall’annuncio di elezioni anticipate da parte di Erdogan è durata assai poco. Prima è arrivato un inatteso downgrade di S&P (da BB a BB-, siamo ormai lontani dalla soglia dell’Investment Grade), con riferimenti a timori per un robusto allentamento fiscale in vista delle elezioni, poi l’uscita di alcuni dati economici (indice PMI e inflazione) ha confermato un quadro macro che, da punto di forza del regime, comincia a mostrare rischi non insignificanti di una spirale negativa di stagflazione.

Il mercato teme quindi che in realtà dietro vi sia la volontà di Erdogan di consolidare la propria posizione politica dominante (senza attendere la scadenza del mandato nel 2019) prima che la congiuntura economica possa prendere una brutta piega. Il USD/TRY è salito del 4% nelle ultime quattro sessioni. Il rendimento a dieci anni, ora appena sopra 13%, ha rotto i precedenti massimi. Tuttavia con le elezioni alle porte i policy-makers potrebbero attuare un (agognato) rialzo dei tassi di emergeza che riporterebbe in tempi brevi un po’ di sostegno e fiducia sulla valuta e farebbe da argine alla dilagante inflazione.

Sull’Argentina segnaliamo che la banca centrale, che da tempo sta bruciando miliardi di dollari di riserve per difendere il peso argentino, ha alzato i tassi ufficiali di 3% (da 30.25% a 33.25%), dopo un analogo rialzo operato venerdì scorso. I bond in valuta locale a brevissima scadenza rendono quasi il 40%: il famoso bond centenario ha toccato i suoi minimi dall’emissione (a 86.52 da 103.55 di inizio anno), con uno ‘spike’ sul tasso a 8.16%. La valuta dal canto suo (Peso Argentino) ha subito un immediato ed ennesimo deprezzamento di quasi il 10%.

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