Riforma fiscale Trump, il team AQE individua vincitori e vinti

A cura di Danilo Verdecanna, Country Manager per l’Italia, State Street Global Advisors

Gli Stati Uniti hanno appena implementato quella che è stata definita come la riforma fiscale più ampia dagli anni ’80, con conseguenze di vasta portata per le società americane e le controparti straniere. Dato che, in una fase di graduale normalizzazione delle politiche monetarie, le aziende non possono più fare affidamento sulla liquidità fornita dalle Banche Centrali, elementi catalizzatori come i cambiamenti nei regimi fiscali delle maggiori economie sviluppate eserciteranno un’influenza sempre più elevata sulle performance a livello societario.

La valutazione dell’impatto di queste riforme, seppur preliminare per via della complessità e dell’incertezza legate al nuovo sistema, risulta utile nell’individuare in anticipo le opportunità di sovraperformance di alcuni settori che sono ancora sottostimate dal mercato in questa fase.

Per questo motivo, il team Active Quantitative Equity (AQE) ha elaborato un modello per determinare quali saranno i comparti che trarranno i maggiori benefici dalla riforma fiscale dell’Amministrazione Trump. Tale modello attribuisce a ciascuna società dell’indice Russell 3000 un punteggio sulla tassazione, detto ‘tax score’ e suddivide le società in gruppi, di cui viene poi calcolato il punteggio medio. Ad ogni società è attribuito un punteggio sulla stima della performance nel futuro prossimo, denominato ‘alpha score’. Infine, ‘tax score’ e ‘alpha score’ vengono utilizzati come variabili per individuare i settori che possono trarre maggiori vantaggi dalla riforma fiscale statunitense.

Dall’applicazione di questo modello è emerso che i settori che dovrebbero risultare favoriti sono quelli che già in precedenza soffrivano di livelli elevati di tassazione, ma che allo stesso tempo possono contare su bilanci solidi e valutazioni interessanti, vale a dire di un punteggio alpha elevato. Parliamo ad esempio delle vendite al dettaglio, dei trasporti e dei servizi professionali (Figura 1).

Per contro, i comparti con punteggi scarsi nel modello dell’AQE Team, come le biotecnologie e l’energia, e che godono già di un carico fiscale minore, probabilmente guadagneranno poco dal nuovo regime fiscale e saranno destinati a sottoperfomare. Inoltre, la riduzione delle deduzioni sugli interessi dei mutui e il tetto imposto alle tasse locali e statali, specialmente in alcuni Stati ad elevata tassazione come la California o New York, potrebbero influenzare negativamente il settore del Real Estate.

Un’importante considerazione riguarda inoltre il possibile eccesso di liquidità che potrebbe crearsi tramite il rimpatrio di capitali che le multinazionali statunitensi trattengono all’estero. Questa liquidità potrebbe incentivare l’attività di buyback, le operazioni di M&A o anche nuovi investimenti ora più convenienti al margine. In particolare, il probabile incremento di operazioni di fusioni e acquisizioni e di riacquisto di azioni è ancora sottostimato dal mercato e ciò crea opportunità di sovraperformance nei settori azionari che trarranno maggiori benefici dalla riforma fiscale.

Sul fronte obbligazionario, l’implementazione della riforma fiscale potrebbe risultare in un aumento dei rendimenti dei Treasury, mentre in generale l’impatto sulle obbligazioni corporate Investment Grade sarà positivo. I finanziari saranno tra i maggiori beneficiari, mentre le utility non trarranno particolari vantaggi, in quanto in genere trasferiscono gran parte del carico fiscale ai clienti.

In conclusione, nonostante si stimi che gli effetti di lungo periodo sulla crescita economica statunitense saranno limitati, il diverso impatto della riforma di Trump a livello di settori creerà nuove opportunità di allocazione del capitale per i gestori, motivo per cui la selezione dei singoli titoli diventerà sempre più rilevante per gli investitori globali.

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