Di Pietro forse ha capito quello che il Pd prima di Veltroni e dopo di Franceschini, non hanno capito. Il Pd da solo, soprattutto con il vento politico che tira in Italia, non va da nessuna parte. Né può pagare un’eventuale alleanza (ma per il momento è sullo nella testa di alcuni) con l’Udc di Pierferdinando Casini. La sinistra al centro non ha mai sfondato. Esempio ne siano le ultime elezioni politiche con Veltroni tutto impegnato a cercare consensi centristi e che invece ha trovato una débacle storica. Non solo, ma nonostante tutti i trattati politici con cui si sono riempiti tonnellate di pagine di libri, l’elettorato italiano è molto più stabile di quello che vogliono farci credere i sondaggisti. Il centrodestra ha vinto le ultime elezioni politiche, realizzando un successo travolgente, con più o meno lo stesso numero di voti che aveva conquistato due anni prima quando perse contro il centrosinistra per un pugno di schede.
Dove sta la differenze? Semplice: nella frammentazione. Il Pd da solo ha catalizzato un po’ di voti anti-berlusconiani, ma molti elettori di sinistra non sono andati a votare, hanno votato per formazioni minori o insignificanti, o scheda bianca. Il risultato è che ha perso il Pd non che ha vinto il centrodestra, se si guardano i numeri secchi. Non successe la stessa cosa quando Prodi vinse le elezioni per la prima volta? In quell’occasione centrodestra e Lega Nord si presentarono divisi, quindi vinse il centrosinistra come meno voti degli altri due concorrenti messi assieme.
Tornando a Di Pietro, Tonino ha il terrore di non raccogliere quanto ha seminato anche grazie alla tv di Michele Santoro e la sua ciurma. Potrebbero votare Idv, secondo i sondaggi, un po’ meno del 10% degli elettori. Un bel gruzzolo, ma messo da una parte non serve a niente. E Tonino ha fame di poltrone e di potere. Ma senza un’alleanza con il Pd può scordarseli.