Fondi, i “Premia fund” non sono comparti “a premio”

A cura di Morningstar

La regola per gli investitori è sempre la stessa: investire in quello che si comprende. Ma l’industria non è spesso di aiuto. Tanti neologismi, specchietti per le allodole e spot accattivanti finiscono per confondere le idee, soprattutto quando si esce dalle strategie tradizionali azionarie o obbligazionarie. Dopo absolute return e smart beta, il nuovo slogan sembra essere Premia fund. Intendiamoci, questi strumenti non sono da escludere a priori; al contrario possono trovare un loro posto in portafoglio. Tuttavia, è necessario indagare cosa c’è dietro la strategia, non fermandosi all’etichetta.

Un premio per il rischio
La nozione di “premio” non è nuova in finanza e viene utilizzata dagli analisti quantitativi per indicare il “ritorno atteso” di diverse tipologie di investimenti. In genere è calcolato tenendo conto dei rendimenti passati, delle condizioni economiche e di altri aspetti tecnici tipici di ciascun strumento. Riferito ad azioni e obbligazioni, indica quanto ci si può aspettare di guadagnare rispetto a un’attività priva di rischio (ad esempio, i titoli di stato tedeschi) per il rischio assunto.

“Nel 2018 siamo andati oltre questo concetto base”, spiega Matias Möttölä, direttore associato della Morningstar Manager research in un recente report sul tema. “Sul mercato europeo sono stati lanciati molti fondi che cercano di trarre profitto da fattori “di stile” (o alternativi) come le valutazioni (value), le dimensioni (size), la bassa volatilità (low volatility) e il momentum. Alcuni studi, infatti suggeriscono che possano determinare un profilo di rischio/rendimento migliore nel lungo periodo”.

Sempre più popolari
L’investimento fattoriale non è sicuramente una innovazione dei nostri tempi, ma l’aspetto nuovo è il mix di questi elementi e, spesso, la gestione quantitativa del portafoglio. Secondo i dati Morningstar, nel 2017 sono stati lanciati in Europa 27 fondi che hanno il termine “premia” nel nome e un paio sono arrivati quest’anno (al 25 aprile), di cui alcuni disponibili anche in Italia. “La maggior parte è nelle categorie Alternative”, continua Möttölä, “ma ce ne sono che si focalizzano sui ‘premi’ all’interno di singole asset class, come le azioni, le obbligazioni o le materie prime”.

In Europa, i flussi sono stati significativi dal 2017 ad oggi. Tre dei 15 fondi alternativi più popolari sono di questo tipo: Axa WF Multi Premia (+1,2 milioni di euro di raccolta netta stimata nei dodici mesi a fine marzo 2018), AQR Style Premia Ucits (+1,1 milioni) e AQR Diversified Risk Premia (+1,1 milioni). Nel primo trimestre 2018 si è messo in luce anche La Francaise IS Vision Ucits Premia (343 milioni). Rientra nella stessa tipologia, il comparto BlackRock stratetegic fund style advantage (+1,6 milioni in dodici mesi). Si tratta in genere di prodotti giovani (meno di tre anni), il cui patrimonio sta crescendo rapidamente.

Volatilità e correlazioni
L’analisi delle strategie dei Premia fund deve partire dal concetto di rischio, che può essere visto da due angolature: la volatilità e le correlazioni. “I nove fondi di questo tipo nelle categorie alternative e con più di tre anni di vita hanno avuto una deviazione standard media del 4,8% nel triennio (a fine marzo 2018), che corrisponde a meno della metà di quella del mercato azionario globale (Msci world index)”, si legge nel report di Morningstar.

Per quanto riguarda le correlazioni, bisogna distinguere tra due approcci: il primo che cerca di mitigare il rischio del mercato azionario (in termini tecnici, Beta), ma mantiene comunque una correlazione positiva con le Borse; il secondo è market-neutral e mira a “premiare” l’investitore per il rischio assunto su specifici fattori di stile.

“Nel triennio, le correlazioni con il mercato azionario dei Premia fund multistrategy sono comprese in un intervallo tra 0,14 e 0,66”, precisa Möttölä. “Nella parte bassa del range, la correlazione è minima; in quella più alta equiparabile ad alcuni comparti equity”.

Prima degli acquisti
Come comportarsi, dunque? “E’ essenziale capire cosa si vuole dai fondi di questo tipo. Inoltre, va fatta una approfondita analisi fondamentale della strategia, dato che non hanno track record (storico delle performance, Ndr). Infine, è bene ricordare che i back test per processi così complessi sono tanto difficili quanto gli esami nelle attuali condizioni di mercato e che i costi penalizzano le performance”, conclude il ricercatore di Morningstar.

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