Gli Usa tornano a guidare la crescita globale

A cura del Team EMEA Multi Asset di BMO Global AM

Solitamente gli analisti iniziano l’anno con previsioni ottimistiche per poi moderare gradualmente gli entusiasmi con il progredire dell’anno. Nel 2017, tuttavia, hanno continuato rivedere positivamente le loro stime, che a loro volta hanno sostenuto l’andamento dei mercati azionari e mantenuto la volatilità a livelli notevolmente bassi.

La situazione è cambiata nei primi tre mesi del 2018 quando la durata della crescita economica mondiale sincronizzata è stata messa sempre più in discussione. Nonostante la crescita rimanga robusta in termini assoluti, la combinazione di un momentum più debole, di un’inflazione più elevata (negli Stati Uniti) e di tassi d’interesse in salita ha determinato una debolezza del mercato e un ritorno a livelli di volatilità più “normali”. Anche se i rischi sono certamente aumentati, non credevamo – e non crediamo tutt’ora – che un aumento della volatilità e mercati più movimentati siano indicativi di problemi a livello di fondamentali. È inoltre rassicurante notare che l’aumento della volatilità ha interessato, almeno per il momento, solo il mercato azionario.

È importante considerare il contesto in cui si sono sviluppati i recenti movimenti, e possiamo usare l’Europa come esempio. Il 2017 è stato per l’Europa un anno di sorprese positive dal punto di vista economico ma nel corso del 2018 questa tendenza si è invertita. Crediamo che questo non rappresenti un ostacolo significativo in termini di crescita effettiva o prospettive di espansione ma è dovuto piuttosto al fatto che le aspettative fossero diventate troppo ottimistiche in precedenza.

L’economia statunitense continua a mantenere un buon andamento e le stime di crescita sono state riviste al rialzo. Sembra che gli USA abbiano riconquistato, almeno per il momento, il loro ruolo di leader mondiale della crescita. Indubbiamente vi sono alcune problematiche specifiche degli Stati Uniti, tra cui le preoccupazioni normative relative al settore tecnologico e le tensioni commerciali. A queste si aggiunge la prospettiva di un aumento dei tassi di interesse, che insieme hanno frenato i rendimenti dei titoli azionari statunitensi.

Alcuni, dalla mentalità più ribassista, suggeriscono che si stia cominciando a vedere la fine del ciclo. Tuttavia, crediamo che il loro pessimismo sia al momento fuori luogo. I fondamentali appaiono solidi e non si vedono segnali di allarme che indichino un deterioramento imminente e significativo della crescita. La curva dei rendimenti USA si è leggermente appiattita, ma non abbiamo assistito a un’inversione di tendenza, che spesso precede cali consistenti.

Dal punto di vista delle valutazioni, la debolezza del primo trimestre ha fatto sì che i prezzi delle azioni statunitensi (sui quali si sono concentrate le più recenti preoccupazioni in materia di valutazioni) siano scambiati intorno alla media dei multipli degli ultimi 30 anni. I mercati azionari non sono certamente a buon mercato ma, con i fondamentali ancora favorevoli e nonostante l’aumento dei tassi, vi sono ancora margini per ulteriori progressi.

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