Prendere il bello e il cattivo tempo

A cura di Dws

Settimana scorsa è stata densa di eventi importanti, dal rincaro del petrolio ai nuovi aumenti dei rendimenti statunitensi e ai colloqui per la formazione del nuovo governo in Italia. Possiamo ancora considerare il bicchiere mezzo pieno?

Il proverbio “prendere il bello e il cattivo tempo” significa che dobbiamo accettare non solo le situazioni piacevoli, ma anche quelle sgradite. Nelle ultime settimane gli investitori hanno dovuto subire qualche burrasca, dall’aumento del prezzo del greggio e dei rendimenti statunitensi alle crescenti apprensioni suscitate dalla situazione in Italia. Tuttavia c’è stata anche qualche schiarita, ad esempio le vendite al dettaglio e la produzione industriale negli Stati Uniti superiori alle attese, a conferma della previsione che il sostenuto aumento del PIL del primo trimestre si protrarrà anche nel secondo. Inoltre in Europa un membro del Consiglio direttivo della BCE ha confermato la convinzione che la solidità dei fondamentali sosterrà la crescita economica dell’eurozona a un “ritmo soddisfacente”.

L’aumento del tasso d’interesse potrebbe pregiudicare la crescita economica dei Paesi industrializzati. Negli Stati Uniti il tasso dei mutui ipotecari trentennali è il più costoso dal 2011, mentre l’indice di convenienza dell’acquisto di abitazioni e quello dei rifinanziamenti dei mutui immobiliari sono scesi quasi ai minimi dal 2008. Inoltre l’aumento del tasso d’interesse, e pertanto degli oneri di finanziamento, potrebbe ridurre i margini di utile delle aziende, il cui indebitamento è salito e livelli record. Per il momento, tuttavia, il recente rialzo dell’indice del dollaro ponderato su base commerciale appare insufficiente per mettere realmente in pericolo l’economia statunitense. Secondo un’analisi della Federal Reserve, ogni 10% di apprezzamento del dollaro sottrae uno 0,40% alla crescita economica. Confermiamo la nostra previsione di un incremento del PIL statunitense del 2,60% nel 2018.

Tuttavia l’apprezzamento del dollaro continua a creare seri problemi alle valute di alcuni Paesi emergenti: questa settimana il peso argentino ha fatto segnare un altro minimo, la Banca centrale turca ha annunciato “i provvedimenti necessari per stabilizzare la lira (TRY)” e le tensioni sembrano contagiare anche altre valute, ad esempio la rupia indonesiana (IDR). Anche l’Autorità monetaria di Hong Kong è stata costretta a intervenire per difendere l’ancoraggio della valuta locale (HKD) al dollaro USA. Dato questo contesto, il rincaro del petrolio risulta particolarmente pregiudizievole e se si protraesse potrebbe aggravare i già seri problemi creati dall’apprezzamento del dollaro e dall’aumento del tasso d’interesse.

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