Le cose potrebbero peggiorare ancora prima di migliorare

A cura di Luke Hickmore Senior Investment Manager di Aberdeen Standard Investments

I rendimenti dei titoli di Stato italiani sono saliti al 3,06% negli ultimi giorni a causa del sentiment negativo nei confronti della politica italiana. Ma lo spread tra i decennali governativi italiani e tedeschi suggerisce che i mercati sono ancora lontani dal prezzare la possibilità che l’Italia abbandoni l’euro.

Gli spread sono molto lontani da quelli registrati durante la crisi del debito europeo del 2011. All’epoca, i titoli di Stato dei cosiddetti paesi periferici, come l’Italia, il Portogallo e la Grecia, erano negoziati in modo simile. Il rendimento del debito greco, irlandese e portoghese era molto più elevato di quello della Spagna o dell’Italia, ma si è progressivamente sincronizzato con l’evolversi della crisi.

È stato nel periodo del primo salvataggio della Grecia, nel giugno 2011, che i rendimenti italiani hanno registrato una vera e propria impennata, quando la gravità delle difficoltà in cui versava la Grecia e le prospettive di un crollo del paese a seguito di un’uscita dall’euro si sono fatte più pressanti.

Questo ha aumentato i timori verso il più ampio impatto sistemico dei problemi della Grecia e i cosiddetti titoli dell’Europa periferica hanno iniziato a essere negoziati con una forte sincronizzazione. Gli spread hanno continuato ad aumentare per il resto dell’anno e fino al 2012, prima che il secondo salvataggio della Grecia e il famigerato “whatever it takes” di Draghi mettessero finalmente a tacere la paura che la Grecia potesse uscire dall’euro.

In altre parole, i rendimenti italiani a questo livello riflettono solo l’incertezza politica del Paese. Se gli effetti di secondo ordine, come ad esempio l’uscita dall’euro, si ripercuotessero sui prezzi, i rendimenti sarebbero molto più elevati di quanto non lo siano attualmente.

Ciò non significa che i rendimenti continueranno necessariamente ad aumentare. Da un po’ di tempo a questa parte c’è la netta sensazione che i timori riguardanti l’Italia siano aumentati: la situazione politica è peggiorata nel corso di quest’anno, ma la tensione non si era ancora propagata sul mercato. Tuttavia la pressione si è gradualmente intensificata, mentre gli investitori mantenevano la loro view sul paese, nonostante gli sviluppi dello scenario. E l’impennata degli yield è un chiaro segnale che i timori sull’Italia si siano ormai diffusi tra gli operatori di mercato.

I problemi dell’Italia sono endemici e molti non sono mai scomparsi dopo la crisi dell’euro. I mercati obbligazionari l’hanno trattata in modo più favorevole perché pensavano che gli scenari peggiori non si sarebbero avverati. I timori ora sono tornati, ma la verità è che i problemi non sono mai scomparsi.

La lezione è che gli investitori continueranno a preoccuparsi fino a quando non avranno una ragione per non farlo. L’ultima volta, Mario Draghi ha dichiarato che avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere l’euro. Non crediamo che sia necessario che Draghi debba tornare a fare dichiarazioni analoghe, e in ogni caso dubitiamo che possano funzionare di nuovo.

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