Italia: un’altra Grecia?

A cura di Tim Stevenson, Director Pan-European Equities di Janus Henderson Investors
La situazione italiana è chiaramente motivo di preoccupazione per l’Europa. La paura più grande è che si possa verificare un altro caso Grecia/Varoufakis.
Facciamo un passo indietro alla prima metà del 2015. A quei tempi il Ministro delle Finanze greco Varoufakis, membro del neo-eletto Governo guidato da Syriza, affermò che il debito greco era insostenibile e che l’Unione Europea avrebbe dovuto accettare uno storno del debito per ripristinare la solvibilità.
La situazione attuale vede una Italia con un debito pubblico elevatissimo, e l’ipotesi di un programma successivamente abbandonato e messo in campo dai partiti populisti che avrebbero richiesto una cancellazione del debito per 250 miliardi di euro.
Ciò che Varoufakis disse riferendosi ai livelli raggiunti dal debito greco era verosimilmente giusto, ma pensare che questo potesse essere azzerato senza creare conseguenze fu un errore.
Dal canto suo, l’UE ha lavorato con l’Italia, la Grecia e altri con l’obiettivo di risolvere i loro problemi di debito, e continuerà a optare per la linea del compromesso, ma solo fin quando i Paesi rispetteranno le regole.
I partiti “populisti” in Italia, Il M5S e La Lega, hanno vinto le elezioni di marzo con la maggioranza dei voti, sorpassando di gran lunga i partiti in carica fino a quel momento. Nessuno avrebbe mai pensato che questi partiti si sarebbero ritrovati in corsa per la formazione di un nuovo Governo. Ma di fatto ci sono riusciti, facendo leva sul disprezzo degli altri partiti, la (percepita) corruzione dei governi precedenti, l’Euro e la convinzione di essere costretti a seguire le regole economiche imposte da una Germania dominante. Di recente la formazione del Governo giallo-verde è stata tuttavia ostacolata dalla scelta di Paolo Savona come nuovo Ministro dell’Economia. Una scelta bloccata direttamente dal Presidente Sergio Mattarella. In sostanza quella che in origine si era presentata come una situazione ingarbugliata, si è trasformata in qualcosa di ancor più confusionario.
Il problema del debito. E’ facile per i populisti affermare che l’Italia sia stata incastrata in una gabbia economica restrittiva e inflessibile con l’adozione dell’euro e che sia tempo di uscirne. Ma uscire dall’UE non risolverebbe il problema del debito anzi potrebbe addirittura peggiorarlo, perché il costo del debito potrebbe continuare ad aumentare. Lo spread Btp/Bund ha recentemente superato la soglia dei 270 punti base, mentre la maggior parte degli analisti di mercato in Europa concorda nell’affermare che, in Italia, le forze populiste stanno riconducendo le vicende legate ai movimenti di mercato a una questione d’onore.
Questi partiti infatti considerano l’ampliamento dello spread prova dell’ingiustizia inflitta al Paese da forze esterne. In effetti non è necessariamente colpa loro se il debito del Paese è così alto. Il M5S e La Lega non hanno fatto parte dell’establishment politico che ha speso troppo. Tuttavia, questo non è un problema che possono continuare ad ignorare. I populisti dovranno lavorare con i loro partner europei per trovare una soluzione.
Quindi, cosa succederà? E’ molto probabile che in Italia ci saranno nuove elezioni politiche il prossimo autunno – anche se per allora gli animi potrebbero esser stati placati da una ripresa economica consolidata da un potenziale governo di transizione.
Sarebbe anche d’aiuto se la BCE e chi detta le regole economiche europee riuscissero a persuadere la Germania a usare una linea più morbida con l’Italia (che necessita di aiuto su una serie di questioni che vanno dall’economia all’immigrazione).
Nel frattempo, gli investitori continueranno ad evitare di investire sull’azionario italiano. Sul valutario, probabilmente affronteremo un’altra crisi dell’euro, tuttavia non ci aspettiamo un crollo della moneta unica. La Commissione Europea e la BCE continueranno a rafforzare le regole in essere, facendo contemporaneamente del loro meglio per aiutare l’Italia in questo momento di difficoltà.

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