Nuovi timori di guerre commerciali

A cura di Banca del Piemonte

Gli investitori si trovano di fronte a nuovi segnali di peggioramento della situazione. Oggi sono scaduti i termini di proroga dell’esenzione all’Europa (e a Canada e Messico) delle tariffe su acciaio (25%) e alluminio (10%). L’entrata in vigore dei dazi dalla mezzanotte del 31 maggio quasi certamente porterà a ritorsioni da parte europea su molti settori, dall’agricoltura alle motociclette. L’escalation delle rappresaglie inizierà ad avere un impatto economico (export USA vs Europa per 283 miliardi di dollari nel 2017, import USA da Europa 435 miliardi di dollari).

Le dispute aperte sono tuttavia numerose: sul settore automotive non sembrano esserci eccessive preoccupazioni, visto tra l’altro che Trump non gode di un forte supporto interno. Non ci sono progressi sul fronte NAFTA e un’ipotesi di accordo sembra svanita e l’impasse persisterà fino al 2019. Il Messico intanto, con ogni probabilità, eleggerà un populista di sinistra come suo nuovo presidente il 1° luglio. Capitolo Cina: il segretario al Commercio Wilbur Ross si sta recando a Pechino dopo l’annuncio di Trump in settimana dell’intenzione di imporre 50 miliardi di dollari di dazi e blocchi agli investimenti cinesi in aziende tecnologiche US.

Sul tema il Congresso appare determinato (e coeso) come non mai sul voler imporre sanzioni più severe per l’espropriazione di tecnologia e proprietà intellettuale statunitense per mano cinese.

Infine l’Iran: gli Stati Uniti probabilmente non rinunceranno ad imporre sanzioni anche alle società europee e di altri paesi che intrattengono rapporti commerciali con l’Iran. La maggior parte delle aziende europee alla fine cederà perché fanno più affari con gli Stati Uniti che con l’Iran. Per tracciare un quadro generale si nota che l’irritazione dei paesi colpiti sta crescendo e le volontà di cercare un compromesso ad ogni costo sta scemando, con l’aumento delle probabilità di una pericolosissima escalation. Aumenta il rischio che le varie dispute degenerino in guerra aperta commerciale.

Altro potenziale epicentro di instabilità è la situazione di Deutsche Bank. Ieri i regolatori americani hanno definito le attività statunitensi della grande banca tedesca come “problematiche”.

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