Superata l’impasse politica in Italia, ma il paese ha bisogno di riforme

A cura di Patrick Moonen, Principal Strategist Multi Asset di NN Investment Partners

La politica italiana sta dominando la direzione del mercato con più vigore di quanto abbia fatto negli ultimi anni. Gli eventi della scorsa settimana hanno messo in luce le preoccupazioni sulla sostenibilità dell’Unione monetaria europea. L’Italia ha sempre avuto problemi di instabilità politica, di riforme strutturali e di elevati oneri di debito, ma solo quando gli sviluppi inizieranno a far aumentare le probabilità di un crollo dell’area euro nei prossimi 12-18 mesi, i mercati inizieranno davvero a preoccuparsi.

I risultati delle elezioni di marzo, le misure proposte dai nuovi partner della coalizione e la crisi politica della scorsa settimana suggeriscono che il nuovo governo non investirà probabilmente molto capitale politico in riforme e crescita. L’agenda del governo genera ovviamente preoccupazioni per Bruxelles e per gli investitori. Una combinazione di maggior spesa e di tagli alle imposte minaccia di porre fine alla prudenza fiscale dei governi precedenti, trasformando il surplus primario dell’Italia in un deficit.

Non sorprende dunque che le azioni e le obbligazioni italiane siano state sotto pressione. Gli spread dei titoli di Stato italiani hanno raggiunto il loro massimo da giugno 2017 e l’euro è sceso ai minimi di quest’anno rispetto al dollaro. L’euro più debole può essere un risvolto positivo per altri mercati dell’Eurozona, soprattutto per la Germania, così orientata alle esportazioni e sensibile al dollaro, ma per l’Eurozona nel complesso, la situazione politica italiana potrebbe influenzare la fiducia degli investitori.

La buona notizia relativa all’Italia può essere che anche un governo populista comporta un rischio minore di disgregazione futura della zona Euro rispetto agli esiti altamente incerti di eventuali elezioni anticipate, che avrebbero potuto portare a un sentiment ancor più contrario all’establishment e a una minor tolleranza nei confronti della partecipazione all’Eurozona.

Il principale punto di disaccordo in Italia riguarda le prospettive della politica fiscale. Il maggior problema del paese è un basso tasso di crescita potenziale, dovuto a una crescita bassa della produttività sottostante. Per raggiungere una traiettoria di crescita più alta, l’Italia ha bisogno di riforme strutturali che riducano il suo rapporto debito/PIL, ora al 132%. Gli alti livelli di debito pubblico possono richiedere austerità fiscale, che non è ciò che M5S e Lega hanno in mente. La piena attuazione del loro programma (miliardi di euro di tagli delle tasse, ulteriori spese per il welfare dei meno abbienti e un ridimensionamento delle riforme pensionistiche) spingerebbe facilmente il rapporto debito/PIL verso la soglia del 5-6% in violazione delle norme europee.

Fino all’inizio di maggio gli investitori erano stati molto soddisfatti. Non stavano scontando a sufficienza il rischio di un governo populista e si stavano concentrando invece sul miglioramento dei fondamentali economici e societari. Di conseguenza, gli investitori hanno incrementato le loro posizioni su azioni italiane, sostenuti da una forte crescita degli utili e da consistenti sconti nelle valutazioni. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che il mercato azionario italiano è sensibile ai cambiamenti degli spread dei titoli di stato. Considerato tutto questo, abbiamo adottato posizioni underweight sull’azionario italiano a beneficio delle azioni tedesche.

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