a cura di di Charlie Thomas, Head of Strategy, Environmental & Sustainability di Jupiter AM
Secondo alcune previsioni, nel lungo termine, l’energia eolica e quella solare giocheranno un ruolo sempre più importante tra le fonti d’energia a livello mondiale. E allora perché il denaro investito nelle energie rinnovabili è diminuito a partire dal 2015? Charlie Thomas, Head of Strategy, Environmental & Sustainability di Jupiter, esamina la questione e le relative implicazioni per gli investitori.
Sotto molti aspetti, i mercati delle energie rinnovabili sembrano prosperare. L’anno scorso, ad esempio, il 61% del totale della capacità elettrica era rappresentato dalle tecnologie rinnovabili, in netto aumento rispetto al 23% di dieci anni fa e ben al di sopra dei 70 GW di capacità netta di produzione dei combustibili fossili nel 2017. Le aspettative per il futuro suggeriscono come i combustibili fossili si troveranno in cattive acque ancora per qualche tempo. Gli analisti di Bloomberg prevedono, infatti, che in un futuro non troppo lontano l’energia eolica e solare rappresenteranno circa il 48% della capacità installata e ammonteranno al 34% della produzione totale di energia elettrica, un enorme salto in avanti rispetto alla situazione attuale.
Eppure, dall’inizio del 2016 la quantità di denaro investita in energia rinnovabile a livello globale è diminuita, un dato che appare in controtendenza se si considera la solida crescita del settore e i piani per il futuro. Quali sono, quindi, le cause di questo calo degli investimenti? Stranamente, ciò è dovuto ad un elemento che sta dietro al boom: un drastico calo dei costi. Dopo la crisi finanziaria, molti, tra cui noi, si sono stupiti del ritmo a cui l’energia eolica e quella solare sono diventate competitive in termini di costi. Lo scorso settembre, due progetti di energia eolica offshore con sede nel Regno Unito si sono aggiudicati contratti per 57,50 sterline per megawattora (MWh), posizionandoli tra gli impianti di produzione di energia elettrica più economici in Gran Bretagna.
Si prevede inoltre che tali costi diminuiranno ulteriormente. Le stime suggeriscono che il costo dell’elettricità prodotta dall’energia solare potrebbe diminuire di un ulteriore 66% entro il 2040, mentre quello dell’energia eolica prodotta offshore potrebbe diminuire del 71%[1]. In prospettiva, alcuni analisti del settore stanno andando oltre lo scenario di una produzione energetica limitata con prezzi in aumento, per passare a quello di fonti energetiche potenzialmente abbondanti, a buon mercato e pulite. La previsione potrebbe senz’altro avvalorare gli argomenti commerciali a favore degli investimenti nell’efficienza energetica. Ma questa è solo una delle numerose e notevoli conseguenze che si prospettano a livello di investimenti.
Quali sono le conseguenze sul piano delle opportunità per gli investitori?
Il calo dei costi nel settore delle energie rinnovabili è il segnale di un’industria in rapida maturazione, in grado di sviluppare progetti a prezzi competitivi e sempre più spesso senza sovvenzioni: in tal modo, si crea un ambiente fertile per gli investimenti, attirando risorse da parte di grandi gruppi di investitori e di sviluppatori ambiziosi. Riteniamo che per un
investitore di lungo periodo sia fondamentale capire se il clima di concorrenza tra gruppi di sviluppatori di progetti e società di rinnovabili rimarrà sano, riducendo i costi dei progetti ed espandendo il mercato delle energie rinnovabili, ma mantenendo al contempo margini interessanti per gli investitori azionari.
Ad esempio, il settore delle tecnologie delle energie eolica e solare è già stato soggetto a un processo di riorganizzazione in seguito al crollo dei finanziamenti e dei prezzi dei progetti dopo la crisi. A dominare il settore eolico onshore è oggi un numero abbastanza limitato di operatori di rilievo con una programmazione di progetti sul lungo termine, mentre il settore offshore è capeggiato solo da due competitor. Nel frattempo, il ricorso a gare d’appalto pubbliche per la capacità energetica ha portato alla concorrenza tra diversi tipi di tecnologie rinnovabili, e non soltanto in opposizione ai combustibili fossili. Anche se questo ha senso dal punto di vista dei costi, la concorrenza tra energia eolica e solare ha provocato dei cambiamenti nei modelli di business. Vestas, ad esempio, si sta riposizionando come fornitore di soluzioni energetiche sostenibili anziché solo di tecnologie per l’energia eolica.
Un punto di svolta: Ecosistemi a basse emissioni di carbonio
A fronte di tutti i progressi compiuti nel campo delle energie rinnovabili, i mercati dell’energia si trovano a un punto di svolta, ovvero superare l’attuale limite del 35-40 per cento per le energie rinnovabili della rete energetica.
Tale limite si sta rapidamente trasformando in un ostacolo alla crescita. Gran parte dell’infrastruttura di rete mondiale dipende in larga misura dalla quantità di energia che si prevede. Visto che la recente crescita delle energie rinnovabili deriva sempre più da fonti variabili, soprattutto eoliche e solari, superare questa barriera si sta rivelando difficile. Ci sono giorni in cui le energie rinnovabili contribuiscono per il 50% o più al fabbisogno energetico del Regno Unito, ma ciò è ben lontano dalla norma: le infrastrutture attuali faticano a ottenere un contributo regolare del 35-40 per cento da fonti energetiche variabili.
La sfida verte quindi sulla possibilità di aumentare questo ritmo mantenendo la stabilità della rete. A guidare la carica ci sono i Paesi che hanno già un volume elevato di energie rinnovabili di vario tipo. L’Irlanda ha recentemente stabilito un nuovo parametro di riferimento annunciando che la sua rete è in grado di gestire fino al 65% di energia rinnovabile da fonti variabili in qualsiasi momento e che si sta ora concentrando sul raggiungimento del 75%.
Per arrivare a questa svolta è necessaria una combinazione di soluzioni: energie rinnovabili intelligenti e connessioni tra le reti, nonché un ruolo che si va delineando per le nuove forme di stoccaggio dell’energia. Insieme, si tratta di ecosistemi reali a bassa emissione di carbonio che rispondono alla sfida di un “sistema energetico interdipendente ma non integrato”, come recentemente sintetizzato dai ricercatori dell’Imperial College Energy Futures Lab di Londra [2]. Altrettanto entusiasmanti sono le imprese che sviluppano e integrano nuove tecnologie. La combinazione di uno stoccaggio di energia e centrali solari presso la Gannawarra Solar Farm da 50 megawatt di Victoria in Australia migliorerà la rete locale e fornirà energia solare durante la notte. Mentre programmi di questo genere sono in buona parte in una fase sperimentale, il successo di questo specifico progetto potrebbe portare a ulteriori investimenti in iniziative combinate di energia rinnovabile e stoccaggio, offrendo nuove opportunità nell’ambito delle soluzioni sostenibili, sulle quali potremmo cercare di investire.
Una visione d’insieme incompleta
I costi delle energie rinnovabili continueranno probabilmente a scendere ancora per qualche tempo. Di conseguenza, ci aspettiamo che gli investimenti in questo settore si fermino per un periodo o diminuiscano ulteriormente, anche con lo sviluppo della capacità installata. Riteniamo tuttavia che concentrarsi soltanto sugli investimenti nelle energie rinnovabili non sia sufficiente. Con l’emergere di nuove soluzioni in settori quali le infrastrutture di rete e lo stoccaggio dell’energia, il capitale sarà investito in un più ampio ecosistema a basse emissioni di carbonio. Per questo motivo osserviamo un reale potenziale di espansione per la percentuale di investimenti complessivi, che favorirà una nuova serie di opportunità di investimento per i nostri portafogli.