Investitori istituzionali sempre più interessati alla Esg

a cura di Mercer

Una percentuale sempre crescente di investitori istituzionali in Europa prende in considerazione i rischi di portafoglio legati ai cambiamenti climatici. Si tratta del 17% dell’intero campione degli oltre 900 Investitori Istituzionali, una percentuale in decisa crescita rispetto al 5% dell’indagine del 2017 e dal 4% nel 2016.

I protagonisti dell’indagine sono gli investitori istituzionali europei, che si sono espressi su questo e
altri temi di investimento all’interno della ricerca internazionale “Mercer Asset Allocation Survey 2018”, che analizza le tendenze di asset allocation di grandi investitori istituzionali, fondi pensione in
particolare. Giunta quest’anno alla 16esima edizione, l’indagine ha coinvolto ben 912 portafogli europei, rappresentativi di 12 Paesi, per un totale di oltre 1.100 miliardi di euro di attività.

Ottima la rappresentatività dell’Italia che pesa quest’anno per il 9% del campione, grazie alla partecipazione all’indagine di Casse di previdenza (con un peso pari al 31%), Fondi pensione (sia negoziali che pre-esistenti, con un peso pari al 50% del campione) e Fondazioni di origine bancaria (con un peso pari al 19%) con spunti quantitativi e qualitativi circa le proprie scelte di allocazione strategica e tattica.

ESG

Oltre alle informazioni sulla strategia di investimento, l’indagine traccia l’integrazione dei fattori Environmental, Social e Corporate Governance (ESG) all’interno del processo d’investimento degli Istituzionali, così come le motivazioni a supporto e le iniziative prese in tal senso. La ricerca rivela che, mentre il 40% degli Investitori Istituzionali in Europa ha integrato fattori ESG tra i criteri a monte della propria strategia di portafoglio, questo dato sale al 46% nel campione italiano 2018. Valori simili tra Europa e Italia (17% vs. 15%) rispetto alla considerazione del cambiamento climatico nell’ambito dei fattori di rischio.

Luca De Biasi, Wealth Business Leader di Mercer Italia commenta: «Un approccio proattivo alla considerazione delle problematiche ambientali può aprire opportunità di investimento nei settori dell’economia caratterizzati da basse emissioni di carbonio; ignorare questi temi può invece esporre gli investitori istituzionali a rischi di varia natura. In un mondo in cui le informazioni circolano ormai con grande rapidità, il rischio reputazionale tende ad assumere sempre maggiore importanza, come indicato dal 18% del campione. Data la crescente attenzione dal punto di vista regolamentare –
menzionata dal 34% dei rispondenti – e la preoccupazione dell’opinione pubblica riguardo ai cambiamenti climatici, il tempo di agire è ora. Continuiamo a lavorare con i nostri clienti per aiutarli a integrare le considerazioni dei fattori ESG nei loro processi decisionali».

«L’attenzione agli impatti di portafoglio dei fattori ESG è uno sviluppo positivo per il mercato; gli investitori non possono più permettersi di ignorarne gli impatti finanziari – menzionati dal 25% delcampione. Anche dal punto di vista della stewardship (gestione aziendale) sta diventando sempre più chiara la portata dei rischi a lungo termine legati alle tematiche ESG e al cambiamento climatico.
Opportunità nel mondo degli investimenti sostenibili sono accessibili anche attraverso i mercati privati, che consentono di finanziare società non quotate e progetti in grado di apportare reali benefici nella direzione di un’economia sostenibile e a basse emissioni» spiega De Biasi.

Nel 2015, in vista dei negoziati globali sul clima a Parigi, Mercer aveva pubblicato “Investing in a Time of Climate Change”, un rapporto che illustrava quattro scenari plausibili di cambiamento climatico (considerando scenari di livelli di riscaldamento previsti entro la fine del secolo tra + 2 ° e + 4 ° C). Il rapporto evidenziava come gli investitori di lungo termine avrebbero dovuto ri-posizionare i loro portafogli senza ridurre sostanzialmente i rendimenti attesi, nel quadro del cambiamento climatico, prestando attenzione ad asset class “alternative”. Una nuova edizione del rapporto sarà pubblicata entro la fine del 2018.

Marco Valerio Morelli, Amministratore delegato di Mercer Italia, aggiunge: «Le tematiche ESG (Environmental, Social and Governance) recentemente si stanno affermando anche rispetto alle metriche economico-finanziarie tradizionali nella valutazione delle imprese da parte degli investitori,
istituzionali e finanziari. Ciò che la complessa intelaiatura delle dinamiche economiche, sociali e geopolitiche contemporanee ci insegna (si veda sul tema il Global Risk Report di MMC Companies, che da 13 anni per World Economic Forum categorizza e classifica le dimensioni di rischio a livello globale) è la necessità di ampliare l’insieme dei fattori di rischio presi in esame per determinare le performance delle attività economiche nel lungo periodo, in relazione alle implicazioni sia materiali –
ovvero sulla profittabilità – che immateriali – sulla loro reputazione presso tutti gli stakeholder, impattando quindi sulla sostenibilità a lungo termine di ogni business».Il Campione Italiano All’interno del segmento italiano Mercer ha anche approfondito – attraverso un set di domande qualitative – l’atteggiamento prospettico rispetto alla costruzione dei portafogli. Come nel 2017 continuano le aspettative di un aumento dell’inflazione nel corso del 2018, secondo gli istituzionali italiani nel campione. In particolare, per l’85% l’aumento dei prezzi interesserà ancora gli USA; per il
77% il trend inflazionistico proseguirà anche in Europa.

Trend in ascesa anche per i mercati privati, che per gli investitori istituzionali italiani stanno diventando una realtà sempre più concreta nelle scelte d’investimento, anche alla luce della visione prospettica relativa ai mercati quotati, con particolare riferimento alla situazione dei tassi di interesse a livello globale. In Italia il forte interesse verso questa asset class è testimoniato dai dati del sondaggio, con ben l’85% dei rispondenti che sta valutando la possibilità di investire nella categoria.

Fatto cento questo universo di potenziali interessati, i due terzi sceglierebbero sia Private Debt che Private Equity. Il premio di illiquidità, la diversificazione delle fonti di rendimento e la bassa correlazione con i mercati tradizionali hanno fatto crescere ancora l’appetibilità di questa asset class rispetto allo scorso anno. Grande interesse riscuote l’asset class infrastrutturale, che annovera tra le sue caratteristiche finanziarie distintive una intrinseca protezione rispetto al tasso di inflazione e distribuzione di cash-flow interessanti nel tempo.

«Possiamo sintetizzare che sull’Italia i nostri investitori stanno incrementando le strategie sui mercati privati, che rilevano spesso interessanti premi di illiquidità, e consentono di beneficiare appieno di opportunità specifiche, pur richiedendo un profilo di sofisticazione maggiore. Inoltre, notiamo con soddisfazione la maggiore propensione verso approcci a ritorno assoluto sul mercato obbligazionario, con l’obiettivo di ottenere de-correlazione dall’andamento dei tassi d’interesse.

Questo assume ancor più valore nel caso specifico italiano vista la situazione dello spread sui titoli di Stato: il peso delle obbligazioni governative è contenuto ed il rischio mitigato dalle strategie de-correlanti» illustra Luca De Biasi.

Il mercato italiano, in termini di asset allocation strategica, si distingue ancora per una presenza importante di investimenti immobiliari, caratteristica specifica del mercato nazionale (i secondi dopo la Svizzera). Per quanto concerne la componente obbligazionaria, se è vero che il peso delle obbligazioni governative è tra i più bassi del campione europeo, allo stesso tempo l’esposizione obbligazionaria non tradizionale (parte della componente “Other” grafico 4) conta per circa il 10%. E’
da rilevare come di questa categoria facciano parte le obbligazioni convertibili, high-Yield, il debito dei mercati emergenti, il Private Debt e le strategie obbligazionarie a ritorno assoluto, dall’importanza sempre crescente.

Riflessioni conclusive

«L’indagine Mercer – prosegue Marco Valerio Morelli – si può considerare tra le più rappresentative
fonti di informazione circa le scelte degli investitori istituzionali, per la valenza del confronto e la dimensione pan-europea, così come, per quanto riguarda l’Italia, per la presenza numerica e la rilevanza degli asset sottostanti la partecipazione tricolore al campione. La crescente sofisticazione nelle scelte di investimento anche in Italia comporta, a nostro parere, un auspicabile aumento di competenze e di governance nei Consigli di Amministrazione e nei Comitati Investimenti di Fondi, Casse e Fondazioni».

«L’ottica di lungo periodo propria degli istituzionali ha implicato, nelle scelte adottate dalle società partecipate, la diffusione di un approccio ESG, orientato cioè al ritorno sostenibile, all’allocazione del capitale con corretta gestione del rischio, ed alla creazione di valore, crescita e sviluppo a lungo termine» conclude Morelli. Lo Studio verrà presentato da Mercer il prossimo 19 giugno a Roma, in Villa Blanc, durante i lavori del Convegno “Osservatorio sulle Politiche di Investimento degli Investitori Istituzionali”, giunto alla IV edizione, organizzato come sempre in collaborazione con Casmef | LUISS e patrocinato quest’anno da ADEPP ed Assoprevidenza. Alla Tavola Rotonda che costituirà il momento centrale dell’evento prenderanno parte i Presidenti di Assoprevidenza, Assofondipensione ed ADEPP ed il Direttore Generale di Assogestioni, in rappresentanza del mercato italiano degli Investitori Istituzionali.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: