I consulenti finanziari si affidano alla gestione attiva per cavalcare la volatilità

A cura di Natixis

La necessità di gestire le emozioni dei clienti in risposta agli eventi del mercato e i rischi a essi associati possono essere una sfida per i consulenti finanziari, ma la strada da seguire è chiara: secondo il 78% dei consulenti finanziari italiani partecipanti a un sondaggio realizzato da Natixis Investment Managers il mercato attuale è favorevole a una gestione attiva.

Il 77,4% dei consulenti finanziari italiani ritiene che il protrarsi dell’attuale fase bullish del mercato ha reso gli investitori compiacenti rispetto all’assunzione del rischio, anche se l’81,3% afferma che i clienti non riescono a riconoscere il livello di rischio insito nei propri investimenti fino a quando questo non si manifesta. Questa tendenza sembra riflettersi in gran parte sugli investimenti passivi effettuati dagli investitori. Quasi tre quarti (73,3) dei consulenti finanziari interpellati ritiene che gli investitori individuali non siano consapevoli dei rischi dell’investimento passivo, e il 70% afferma che gli individui hanno un falso senso di sicurezza riguardo a questa tipologia di investimento.

Il Natixis Centre for Investor Insight ha condotto questo sondaggio interpellando 2.775 consulenti finanziari a livello globale (di cui 150 in Italia) riguardo alle sfide del mercato e al modo in cui stanno posizionando i portafogli dei clienti di fronte ai diversi rischi connessi agli investimen

Gestione attiva prima di tutto

L’esigenza di gestire le reazioni emotive che si riflettono sulle decisioni di investimento è ben chiara ai consulenti finanziari che cercano di anticipare mercati sempre più volatili. A tal fine, si rivolgono a gestori attivi e utilizzano gli strumenti alternativi.

Nonostante nell’indagine di Natixis del 2016 i consulenti si aspettassero che le loro allocazioni attive si sarebbero ridotte del 63%, a livello globale i consulenti finanziari negli ultimi due anni hanno aumentato leggermente il peso delle strategie attive, passando dal 68% del 2016 all’attuale 69%. In Italia, i consulenti finanziari affermano che  l’80% dei loro portafogli è focalizzato sulla gestione attiva. Gli intervistati affermano che le strategie passive, al contrario, sono utilizzate principalmente per le loro commissioni più basse (60,6%), lasciando agli investitori un falso senso di sicurezza riguardo agli investimenti passivi.

“Dopo nove anni di crescita stabile, la volatilità è tornata sui mercati finanziari e gli investitori devono riacquistare il senso dell’incertezza. Navigare in contesti così difficili richiede la necessità di evitare decisioni di investimento emotive, ma soprattutto di adottare approcci attivi alla costruzione dei portafogli. La nostra ricerca rivela che i consulenti finanziari, anche in Italia, sono consapevoli del valore a lungo termine che può essere generato da una gestione attiva – in termini di diversificazione del portafoglio, gestione del rischio e generazione di rendimento – e più dell’80% raccomanda di implementarlo facendo ricorso a un’ampia gamma di alternative”, commenta Antonio Bottillo, Managing Director di Natixis Investment Managers Italia.

Gli alternativi guadagnano terreno

Più di un terzo (80,6%) dei consulenti finanziari italiani raccomanda l’utilizzo di strumenti alternativi per migliorare la diversificazione dei portafogli e contribuire a mitigare il rischio in un contesto di mercato sempre più volatile, con un’ampia applicazione di strategie tra i portafogli dei clienti: 

  • Diversificazione: gli intervistati indicano più comunemente le strategie real estate (46,7%) e le strategie di asset allocation tattica globali (36%) come le migliori per raggiungere l’obiettivo della diversificazione.
  • Gestione della volatilità: i consulenti italiani indicano le strategie long-short equity (24,7%) tra quelle consigliabili per gestire la volatilità;
  • Riduzione del rischio: i professionisti finanziari italiani, al fine di ridurre il rischio di portafoglio, affermano di utilizzare le strategie market neutral (29,3%), long-short credit (27,3%), managed futures (18,7%), e le option writing (16%)

I movimenti di mercato restano sotto la lente

Guardando ai rischi legati agli investimenti, dal sondaggio emergono le seguenti evidenze:

  • Minaccia alle performance: i consulenti finanziari italiani considerano il rialzo dei tassi, il restringimento del quantitative easing e la volatilità le principale minacce potenziali sui mercati. Il 75,3% dichiara che il rialzo dei tassi impatterà negativamente sui ritorni nel 2018, seguito dalle misure in termini di quantitative easing (70%), dall’aumento della volatilità (68%), dall’esistenza di bolle speculative (57,3%) e dal contesto di bassi rendimenti (52,9%). Il 57,3% pensa invece che la regolamentazione non avrà nessun impatto sulle performance, così come il 44% non è preoccupato degli effetti degli eventi geopolitici.
  • Impatto del rialzo dei tassi a breve: i consulenti finanziari italiani affermano che l’aumento dei tassi di interesse a breve dovrebbe influire negativamente sulla volatilità dei bond (77,3%) e quella complessiva del mercato (72,7%s), sul mercato del credito (57,3%) e su quello delle abitazioni (55,3%), sui valori azionari (46%).
  • Rischi di portafoglio: tra i rischi più gravi percepiti dai consulenti finanziari italiani per i portafogli dei clienti figurano gli aumenti dei tassi di interesse (63,3%), i picchi di volatilità dei prezzi delle attività (61,3%) e i bassi rendimenti (53,3%). I consulenti finanziari si stanno già attivando per mitigare l’impatto dell’aumento dei tassi sui portafogli, con il 46% che sta gestendo la duration delle obbligazioni.
  • Preoccupazioni per le bolle: i consulenti finanziari italiani mostrano la massima preoccupazione per le cripto-valute e, dopo il considerevole aumento nel 2017, più di tre quarti (78,7%) ritiene che questa bolla potrebbe scoppiare nel 2018. La maggior parte di essi ritiene inoltre che esistano bolle speculative all’interno del mercato obbligazionario (54,7%) e del settore tecnologico (16%).

Aumentano le preoccupazioni per le reazioni emotive alla volatilità

A livello italiano, quasi la metà (42,7%) dei professionisti finanziari intervistati ha dichiarato che i propri clienti hanno reagito in modo emotivo alla maggiore volatilità dei mercati all’inizio di quest’anno. Alla richiesta di descrivere quale sia stato il loro ruolo, l’84% ha dichiarato che il loro compito è stato quello di guidare i clienti a gestire il lato emotivo dell’investimento, fungendo da voce della ragione nei periodi di elevata volatilità e aiutando i clienti a prendere decisioni più razionali. Secondo il 63,9% degli intervistati, in cima alla lista delle priorità c’è stata la necessità di fornire indicazioni chiare nella definizione e raggiungimento degli obiettivi, seguito da una formazione finanziaria continua ai clienti (57,3%).

“Per il prossimo anno i professionisti finanziari italiani pronosticano un contesto in evoluzione e la loro capacità di servire i propri clienti richiederà una combinazione unica di competenze. Da un lato, avranno bisogno di una solida conoscenza analitica delle forze che guidano il mercato, guardando al di là delle performance a breve termine. Dall’altro lato, dovranno essere in stretta comunicazione con i loro clienti per garantire che comprendano realmente il rischio intrinseco del proprio portafoglio e adeguare di conseguenza la strategia di investimento. Per fare ciò, i consulenti dovranno anche avere una buona comprensione delle motivazioni dei loro clienti e aiutarli ad attenersi ai loro piani, evitando decisioni emotive che potrebbero disturbare i loro obiettivi a lungo termine”, conclude Antonio Bottillo.

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