Economia globale: una ripresa in discussione?

Alla vigilia dell’estate del 2018, la crescita globale è solida e resiste nonostante le crescenti incertezze. La ripresa economica in corso potrà essere messa in discussione dall’aumento dei prezzi del petrolio, dalle tensioni commerciali e dall’insediamento di un governo populista in Italia?

Un contesto globale ancora favorevole

Dopo un’accelerazione significativa nel 2017, la crescita globale dovrebbe avvicinarsi al 4% quest’anno, il maggior livello dal 2011. I paesi esportatori di materie prime stanno beneficiando della stabilizzazione dei prezzi e i paesi che esportano petrolio dell’aumento del prezzo del barile. In Cina, le autorità sono riuscite a frenare l’aumento del debito corporate e lo sviluppo del sistema bancario ombra senza che l’economia ne soffrisse troppo. L’incertezza del contesto internazionale potrebbe comportare una leggera frenata dell’attività a livello globale, ma – a meno di un’escalation delle tensioni o di un brusco aumento del prezzo del petrolio – la crescita globale dovrebbe continuare a rivelarsi resiliente.

Stati Uniti: tra stimoli e incertezze…

Negli Stati Uniti, nonostante un lieve calo all’inizio dell’anno, la crescita rimane solida. Gli investimenti delle imprese hanno assistito a una netta inversione di rotta, mentre i consumi – ancora i driver principali dell’economia – sono supportati da una creazione dinamica di posti di lavoro. Il balzo delle vendite al dettaglio riportato ad aprile ha evidenziato che la debolezza osservata nel primo trimestre era solo passeggera. Nei prossimi mesi la riforma fiscale dovrebbe avere effetti limitati. Tuttavia, come osservato da Anton Brender, Chief Economist di Candriam, “l’aumento della spesa approvato nel bilancio 2018 avrà un impatto più significativo sulla crescita. Se le incertezze geopolitiche e le tensioni commerciali non incideranno sul sentiment, la crescita dovrebbe attestarsi attorno al 3% nel 2018”. Per evitare qualsiasi rischio di “panico inflazionistico”, la Federal Reserve continuerà a normalizzare la propria politica monetaria, realizzando due ulteriori rialzi dei tassi quest’anno.

Eurozona: la crescita regge… ma le incertezze aumentano!

Nell’Eurozona, la crescita è stata più debole nel primo trimestre, ma secondo Florence Pisani, Global Head of Economic Research di Candriam, non ci sono motivi per cui questa dovrebbe entrare in uno stallo completo. Gli ordini di esportazione rimangono ben orientati. Le condizioni di credito sono ancora favorevoli e gli investimenti delle imprese continuano a migliorare. Con il prezzo del barile che si stabilizza intorno ai 75 dollari, il PIL dovrebbe crescere del 2,4% nel 2018, un ritmo molto vicino a quello del 2017. Ciononostante, Florence Pisani sottolinea che “questa crescita, tutto sommato solida, è in contrasto con il peggioramento delle divergenze all’interno dell’Eurozona”. Dal 2006, i livelli di PIL pro capite sono stati divergenti e l’ampliamento del divario di crescita si riflette in tendenze molto diverse nei tassi di occupazione, nella distribuzione del reddito e nei tassi di povertà. Sebbene questi ultimi siano certamente aumentati ovunque a partire dalla crisi, la loro crescita è stata particolarmente evidente nei paesi dell’Europa meridionale. “L’adesione delle popolazioni al progetto monetario europeo non può che uscirne indebolita, come dimostrano i risultati delle ultime elezioni in Italia”, conclude Florence Pisani.

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