Occasioni d’oro

A cura di Francesco Lavecchia, Morningstar
L’oro canadese è il più splendente. Il settore dei produttori del metallo prezioso è scambiato a prezzi in linea con il fair value, mentre i titoli delle compagnie Nordamericane Goldcorp e Kinross Gold mostrano tassi di sconto attorno al 20%.
Goldcorp scontata del 20% rispetto al fair value
L’attività di Goldcorp è concentrata nei paesi del Nord e del Sud America (il Cerro Negro in Argentina, Eleonore in Canada e Penasquito in Messico). Questa scelta ha il vantaggio di ridurre l’esposizione del gruppo canadese al rischio politico ma, dall’altra parte, lo costringe a una maggior competizione per aggiudicarsi nuove miniere e dunque al pagamento di prezzi più alti.
“Al momento il titolo è scambiato a un tasso di sconto del 20% rispetto al fair value di 17,50 dollari (report aggiornato al 13 giugno 2018), a causa dello scetticismo del mercato sulla possibilità che il gruppo possa realizzare il suo nuovo piano industriale”, dice Kristoffer Inton analista azionario di Morningstar.
“Con il piano 20/20/20, Goldcorp punta entro il 2021ad aumentare la produzione di oro del 20%, a far salire le riserve di oro del 20% e a ridurre i costi operativi del 20%. Tali obiettivi, a nostro avviso, sono raggiungibili. Prevediamo infatti che la produzione salga di 3 milioni di once entro il 2020 grazie allo sfruttamento di nuove miniere, e che il gruppo riesca nello sforzo di razionalizzare le spese e di aumentare ulteriormente lo sfruttamento dei centri estrattivi”.
Sulla base delle stime degli analisti circa l’andamento del prezzo dell’oro nel lungo periodo e delle attese circa la domanda di gioielli da parte dei consumatori cinesi e indiani, le previsioni per i prossimi cinque anni indicano una crescita media del fatturato di Goldcorp del 9% e un’espansione del margine Ebit dall’attuale 16% al 38% nel 2022.
Kinross, produzione in aumento
Kinross Gold è uno dei maggiori produttori di oro grazie alle sue miniere in America, Russia e nell’Africa occidentale. Tuttavia gli analisti non riconoscono al gruppo canadese una posizione di vantaggio all’interno del settore (Economic moat). “Fatta eccezione per i suoi centri estrattivi in Russia, che però rappresentano solo il 20% del totale, l’azienda ha costi di produzione non competitivi e questo impatta negativamente sui margini di profitto.
Inoltre, il track-record nelle operazioni di M&A non è dei migliori, come dimostra il prezzo pagato per aggiudicarsi una partecipazione nella compagnia canadese Red Back”, aggiunge Inton.
Nonostante questo gli analisti si aspettano che grazie al progetto Tasiast Kinross Gold sia in grado di aumentare i volumi di produzione e allo stesso tempo di ridurre i costi e prevedono per i prossimi cinque anni un’espansione del margine operativo dall’attuale 10% al 17%. Il mercato sembra invece essere scettico sul futuro del gruppo canadese e sconta il titolo del 18% rispetto al fair value che è pari a 6 dollari canadesi

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