Vendite sui Btp e spread in rialzo: la view di Jci Capital

A cura di Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund
Come è noto le nomine di Claudio Borghi a presidente della commissione Bilancio della Camera e di Alberto Bagnai a presidente della commissione Finanze del Senato sono state da tutti indicate come un chiaro catalizzatore della nuova ondata di negatività che si è abbattuta ieri sulla carta governativa italiana e, per riflesso, su azionario e crediti bancari più o meno correlati, in queste fasi di forte volatilità, all’andamento del BTP. Chi ricorda che i presidenti di commissione non hanno certo il potere di indirizzo politico di un ministro, sottolinea un innegabile verità. E comunque evidente come la nomina a posizioni di questo spessore istituzionale di due figure che sono oggettivamente da considerare scomode per l’interazione prospettica con Bruxelles abbia un valore segnaletico importante.
In primo luogo che nel nuovo governo giallo-verde le deleghe di politica economica e di bilancio sono state affidate alla Lega che è stato, in questi mesi, il partito più vocale nel sostenere la necessità di un cambiamento profondo della governance dell’Eurozona, non avendo paura di sventolare la minaccia tabù di una potenziale uscita della moneta unica come opzione estrema di fronte all’impossibilità di riformare gli assetti attuali. Borghi, un operatore finanziario, poi politico, rilanciatosi professore ed economista, ha scritto per la Lega il manuale Basta Euro (2014). Bagnai è un economista, professore, divulgatore e saggista, ora politico (eletto deputato in questa legislatura), sicuramente più radicato nella carriera accademica di Borghi (è stato allievo di Federico Caffè nei suoi studi alla Sapienza) ma nondimeno percepito come portatore di una forte carica euroscettica nella sua identificazione della moneta unica come la causa principale del declino strutturale della produttività nel nostro paese. Tra le sue numerose pubblicazioni viene (ovviamente) citato di questi tempi “Il tramonto delll’euro” scritto nel 2012.
La notizia delle nomine non è stata in realtà una breaking news di ieri mattina e si poteva venirne a conoscenza con un adeguato monitoraggio di twitter o di più tradizionali agenzie stampa già dal giorno prima. Bagnai ha quindi qualche ragione quando ricorda: “che io e Borghi saremmo stati nominati in queste commissioni è cosa nota da tempo. Questa impennata dello spread mi turba come economista perché forse vuol dire che i mercati non sono cosi efficienti come raccontano di essere, cioè non sono in grado di ottenere informazioni ovvie o non sono in grado di tenerne conto, e questo sarebbe molto grave perché vorrebbe dire che i risparmiatori affidano i loro soldi a persone che non sanno fare il loro lavoro e vengono sorprese da vicende politiche del tutto ovvie…“.
D’altronde conosciamo i mercati e il loro modo di reagire non sempre perfettamente sincrono rispetto alle nuove informazioni disponibili. E avevamo anche sottolineato solo un paio di giorni fa come la luna di miele, innescata da Tria e prolungata da Draghi, potesse interrompersi da un momento all’altro con il rumore di fondo destinato ad aumentare.
Per inciso, l’aver collegato il crollo di ieri alle nomine, non mi sembra sia stato un ragionamento particolarmente arguto (e neanche tanto contestabile)… In ogni caso gli effetti ci sono stati, con l’ovvia complicità di una carenza di liquidità sempre più preoccupante anche in quello che è, per dimensioni, il terzo più grande mercato obbligazionario del pianeta (dopo quello governativo americano e giapponese). Il rendimento a 10Y è salito di 18bp (9bp per Spagna e Portogallo, con un non insignificante contagio periferico), 22bp è stato l’allargamento con il Bund (siamo tornati sopra quota 240bp), il rendimento del 2Y è salito di 27bp con l’ormai abituale, per le sessioni di forte volatilità ribassista, bear flattening della curva.

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