Come scegliere il proprio fondo passivo sostenibile

A cura di Valerio Baselli, Morningstar
La gamma di prodotti passivi disponibili agli investitori orientati alle tematiche di sostenibilità è in crescita. Seppure sia questa una notizia positiva, essa pone una sfida in termini di due diligence. Le differenze tra le varie offerte stanno infatti diventando sempre più sottili. Il recente report di Morningstar Passive Sustainable Funds: The Global Landscape fornisce une serie di indicazioni che gli investitori possono utilizzare nella scelta di un fondo passivo sostenibile.
L’analisi dell’indice
Come per qualsiasi fondo indicizzato, la valutazione di un prodotto sostenibile di questo tipo inizia con l’analisi del benchmark replicato. Non tutti gli indici sostenibili sono uguali e la comprensione delle regole che li governano è cruciale. Questa comprensione fornirà le basi per la valutazione di quattro caratteristiche critiche: le metriche ESG (a quale aspetto si dà più importanza tra quello ambientale, sociale o di governance?), le politiche di esclusione (gli investitori devono valutare se le eventuali politiche di screening applicate, o la loro mancanza, siano in linea con i propri principi e obiettivi d’investimento), i limiti settoriali o geografici e, infine, il tracking error (esiste un potenziale trade off tra una maggiore qualità di replica e un’alta esposizione a criteri ESG).
Per approfondire le tematiche relative ai benchmark sostenibili, leggi l’articolo Fondi passivi, i mille volti della sostenibilità.

Le caratteristiche del fondo
Una volta aver analizzato l’indice che si intende replicare, occorre passare ai raggi X il prodotto d’investimento che ci consente di esporci a quel benchmark. Come al solito, le caratteristiche da prendere in considerazione sono le commissioni, le performance e la casa di gestione.
Bisogna essere consapevoli che le commissioni dei fondi passivi sostenibili sono generalmente più alte di quelle imposte dai loro concorrenti indicizzati ordinari. Questo è particolarmente vero per alcuni dei fondi più vecchi e per quelli che hanno come obiettivo temi specifici. L’analisi delle performance, invece, può rappresentare una sfida in quanto la maggior parte degli indici e dei fondi sostenibili passivi che li replicano sono recenti e non presentano quindi uno storico statisticamente significativo. Ciò significa che l’analisi deve spesso basarsi su test retrospettivi, che potrebbero essere manipolati, consapevolmente o meno, per raggiungere i risultati desiderabili.
Infine, gli investitori dovrebbero selezionare con cura i rappresentanti dei fondi che partecipano alle assemblee e che votano le decisioni della società, impegnandosi spesso anche in quello che viene definito “azionariato attivo”, attraverso cui l’azionista pone enfasi su una varietà di questioni ESG per sostenere pratiche migliori ed effettuare cambiamenti in quella direzione. Per approfondire, clicca qui.
Quanto è sostenibile il mio fondo?
Non è sempre facile per gli investitori valutare oggettivamente quanto sia sostenibile un fondo con un mandato di sostenibilità (e ancora meno uno senza mandato) e come possa essere confrontato con le altre opzioni disponibili sul mercato.
Perciò Morningstar ha creato il Morningstar Sustainability Rating, che permette di valutare il profilo ESG di un fondo in confronto agli altri prodotti della stessa categoria, sulla base del profilo di sostenibilità delle aziende detenute in portafoglio. In effetti, esaminando i titoli detenuti piuttosto che gli obiettivi dichiarati, si espande anche l’universo delle opzioni che possono essere considerate a giusto titolo sostenibili, al di là di quei pochi fondi che si dichiarano esplicitamente attenti ai criteri ESG nei loro approcci di investimento.

Utilizzando il Morningstar Sustainability Rating, come possiamo vedere nell’immagine qui sopra, in generale i fondi passivi sostenibili detengono aziende che hanno profili di sostenibilità migliori rispetto a quelli dei loro concorrenti convenzionali.
Quasi il 70% di essi ha una valutazione di sostenibilità di 4 o 5 globi, il che indica prestazioni ESG molto forti. Solo il 4% ha valutazioni di sostenibilità di 1 o 2 globi, cioè un punteggio ESG scarso rispetto ai pari di categoria. È interessante notare che ci sono molti fondi sostenibili con 3 globi (35%), che indicano un giudizio nella media. Spesso, si tratta di offerte ampiamente diversificate con filtri ESG molto leggeri. In questi casi, gli investitori potrebbero chiedersi se le loro preferenze ESG possano essere implementate in modo più efficace altrove.

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