Focus sul Regno Unito

A cura di Amundi Am
Questa settimana il primo ministro britannico, Theresa May, è riuscita ancora una volta a superare le tensioni riguardo alla Brexit che stanno lacerando il suo partito. Di fronte alla rivolta dei parlamentari conservatori pro-europei che desideravano afdare (nel caso in cui il RU non riesca a raggiungere un accordo con l’UE o nel caso in cui i parlamentari rifutino l’accordo raggiunto dal governo con l’UE) il controllo dei negoziati al Parlamento (dove c’è una netta maggioranza a favore di una soft Brexit), il premier britannico, Theresa May, è riuscita a schivare, al prezzo di qualche concessione) un voto su un emendamento all’EU Withdrawal Bill. È stata evitata una crisi politica nel Regno Unito, ma in realtà non è stato risolto niente.
Le tensioni sulla Brexit probabilmente si intensifcheranno man mano che le trattative entreranno nelle ultime fasi (di per sé si dovrebbe trovare un accordo con l’UE entro ottobre così da dare abbastanza tempo al Parlamento per votarlo, prima della Brexit vera e propria che avverrà nel marzo del 2019). Le discussioni con l’UE vertono ancora su alcune questioni fondamentali, tra cui quella del confne irlandese e quella se il RU debba continuare ad aderire in parte o in toto all’unione doganale europea. In seno al governo britannico, i conflitti tra i parlamentari pro e anti-europei si inaspriranno ulteriormente.
Tuttavia, lo scenario più probabile è che la bilancia alla fne penda a favore di una soft Brexit. Infatti, tramite alcune concessioni reciproche (probabilmente più consistenti da parte britannica che non dell’UE, che non può permettersi di incoraggiare altri candidati potenzialmente interessati ad abbandonare l’Europa), è probabile che le divergenze con l’Europa possano essere appianate. I conservatori britannici più anti-europei potrebbero, dal canto loro, esitare a sfdare eccessivamente l’autorità del primo ministro per il timore che una forte crisi politica metta in forse la stessa Brexit.
Tuttavia, anche se la Brexit avverrà ufcialmente nel marzo del 2019 senza grossi shock, rimarrà un processo fortemente incompleto e aperto visto il numero di aree (a partire dai futuri rapporti commerciali tra RU ed Europa) ancora da negoziare nella fase di transizione e che probabilmente si trascineranno a lungo.

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