a cura di Aqa Capital
“Mio Dio, se ci sei, se esisti e ci stai guardando, dovunque sia il posto da cui guardi… guarda dall’altra parte!
Harley Davidson : Più vecchio è il toro, più duro è il corno!
Marlboro Man: Lo sai che quell’arma costa due dollari ogni volta che spari? Cioè due dollari a proiettile.
Harley Davidson: E quanti ne ho colpiti?
Marlboro Man: Hai buttato dodici dollari e non hai colpito un accidenti di niente. Io ne ho beccato uno ed è costato quattro dollari e un quarto.
Harley Davidson: Dove sono finiti?”
Marlboro Man: Laggiu! E stanno spendendo un sacco di soldi!
Harley Davidson : Meglio morto e leone che vivo e coniglio!
Citazioni dal film: “Harley Davidson e Marlboro Man” di Simon Wincer.
Harley Davidson, in un documento inviato alle autorità di Borsa, ha dichiarato che produrrà moto destinate al mercato del Vecchio continente fuori dai confini nazionali per ovviare a “balzelli” che, salendo dal 6% al 31% sui suoi prodotti, aumenterebbero il costo medio per esportare ciascun prodotto spedito direttamente dagli Stati Uniti di circa 2.200 dollari. Il trasferimento della produzione avverrà nell’arco dei prossimi 18 mesi. Harley, che ha indicato di non voler far lievitare i prezzi per i consumatori, ha anche previsto un onere in bilancio da qui a fine anno tra i 30 e i 45 milioni di dollari.
L’aumento della produzione internazionale per alleviare il peso dei dazi europei non è la strada preferita dall’azienda – ha affermato Harley nella sua documentazione – ma rappresenta l’unica opzione sostenibile per mantenere le motociclette accessibili ai clienti nella Ue e per preservare il business in Europa. L’Europa è la seconda piazza per fatturato alle spalle degli Usa e l’anno scorso ha riportato l’acquisto di 40.000 moto targate Harley. Trump aveva fatto passare, in passato, Harley come un simbolo della sua America First e della volontà di rilanciare il made in Usa.
L’intero mercato internazionale è oggi considerato cruciale dalla casa americana per le sue prospettive di sviluppo, davanti all’invecchiamento dei grandi consumatori americani che erano stati i suoi tradizionali acquirenti. Nel solo primo trimestre del 2018, le vendite all’estero sono cresciute al passo del 12% mentre quelle domestiche sono scivolate dello 0,2 per cento.
La Ue ha introdotto dazi per 3,2 miliardi contro una serie di tipici prodotti statunitensi, compreso il bourbon, il succo d’arancia, il burro d’arachidi, motoscafi, sigarette e jeans. Washington aveva imposto dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio citando ragioni di sicurezza nazionale che a suo avviso richiederebbero di proteggere la siderurgia domestica.
La spirale di dazi e tensioni commerciali innescata dalla Casa Bianca rischia di lasciare sulla sua strada numerose vittime non solo americane. Le accuse di Trump ai partner di pratiche commerciali scorrette, oltretutto, sono men che fattuali a cominciare proprio dall’auto: se l’Europa ha dazi medi del 10% sui veicoli importati, gli Stati Uniti hanno comunque il 2,5% e soprattutto il 25% a difesa della loro unica vera produzione nazionale redditizia, quella di Suv
Gli “screzi” tra Usa e Ue sono davvero poca cosa se confrontati con quelli tra Usa e Cina. Secondo le ultime indiscrezioni riportate da Wall Street Journal e approfondite da Bloomberg, il presidente americano starebbe studiando un giro di vite sul comparto tecnologico, per controbattere l’ambizioso piano di Pechino di diventare big mondiale entro il 2025 in almeno 10 settori high tech. In pratica nei prossimi giorni l’amministrazione americana potrebbe mettere al bando gli investimenti cinesi in aziende americane tecnologiche. Investimenti realizzati anche e solo da società partecipate da aziende cinesi con quote di almeno il 25%. Trump potrebbe inoltre bloccare l’export di tecnologia verso la Cina. Il segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, in un tweet ha definito tali indiscrezioni “fake news”, ma al tempo stesso ha precisato che un eventuale annuncio in arrivo dall’amministrazione Trump su restrizioni sugli investimenti negli States «non sarà specifico alla Cina, ma a tutti i Paesi che stanno cercando di rubare la tecnologia» americana, confermando di fatto le indiscrezioni
dei media Usa
“Mio Dio, se ci sei, se esisti e ci stai guardando, dovunque sia il posto da cui guardi… guarda dall’altra parte!”
La guerra dei dazi è molto, molto pericolosa, perchè in un mondo così interconnesso non è semplice capire in anticipo gli effetti positivi e negativi di queste misure. Alcuni beni importati sono strumentali, necessari a far crescere altri settori che, in patria, godono di vantaggi competitivi e hanno un humus migliore per crescere che non all’estero.
In questa fase preferiamo essere umili, e non scommettere sugli effetti generali di questa guerra ma solo su quelli specifici quindi preferiamo usare lo stock picking, scegliere con cura ogni singolo titolo, per estrarre i più resilienti ai dazi e al rallentamento economico.