L’Opec alimenta la volatilità sui mercati del petrolio

A cura di WisdomTree
Venerdì le quotazioni petrolifere hanno registrato un aumento infragiornaliero del 6% a causa della scarsa trasparenza dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), che ha indotto i mercati a interrogarsi sul livello degli aumenti di produzione che il cartello potrebbe varare quest’anno. La scorsa settimana gli investitori hanno venduto 9,6 milioni di USD e 5,7 milioni di USD, rispettivamente, di ETP long ed ETP short sul petrolio per minimizzare le potenziali perdite. “Nonostante la natura criptica delle comunicazioni, crediamo che l’OPEC abbia autorizzato un’espansione della produzione da parte dei membri che sono in grado di farlo. La rimozione dei contingenti di produzione nazionali implica che il singolo paese è libero di estrarre la quantità di petrolio che desidera, senza violare alcun contingente, cosa che può avvenire solo a livello di cartello. Il gruppo potrebbe facilmente passare da una conformità eccessiva a una insufficiente.
I contingenti individuali di produzione hanno il vantaggio della trasparenza. Un contingente a livello di gruppo risente del classico problema noto nella teoria dei giochi come “dilemma del prigioniero”, in cui la soluzione di equilibrio è la violazione dell’accordo, anche se la cooperazione sarebbe più vantaggiosa per tutti. Prima del 2014, quando l’OPEC aveva fissato solo un contingente a livello di gruppo, l’adesione all’accordo era carente. Ci aspettiamo un’espansione della produzione petrolifera, tale da annullare probabilmente i rincari di venerdì. La scarsa trasparenza dell’OPEC sarà probabilmente causa di una forte volatilità delle quotazioni petrolifere”, ha dichiarato Massimo Siano, Co-Head of Southern Europe Distribution presso WisdomTree. Per maggiori dettagli, si veda il post sull’OPEC pubblicato oggi sul blog.

La scorsa settimana l’argento ha subito deflussi per 107 milioni di USD, i più elevati da settembre 2017. I disinvestimenti dall’argento della settimana scorsa hanno compensato gli afflussi da 95 milioni di USD del mese precedente. Le posizioni speculative nel mercato dei futures sono tornate ad aumentare di recente, dopo essere scese a un minimo storico. L’argento aveva iniziato a recuperare il ritardo sull’oro e il 14 giugno il rapporto tra i prezzi dei due metalli era sceso a 76, il livello più basso dal novembre 2017. Ma il 15 giugno, in seguito al crollo delle quotazioni aurifere, la correlazione dell’argento con il metallo giallo si è nuovamente palesata e la scorsa settimana i prezzi dell’argento sono calati del 5,7%. A fronte di una flessione più pronunciata di quella dell’oro, l’argento ha subito nuovi deflussi.
L’apprezzamento del dollaro frena la domanda di oro. “L’indice del dollaro USA è salito a un massimo su 11 mesi la scorsa settimana, e di conseguenza l’oro ha ceduto l’1,3%. Gli ETP sul metallo giallo hanno registrato la seconda settimana consecutiva di disinvestimenti, per un importo di 32,7 milioni di USD la scorsa settimana. Nel periodo considerato gli investitori hanno venduto 5,4 milioni di USD di ETP long su USD, short su EUR e acquistato 7,1 milioni di USD di ETP long su EUR, short su USD”, ha osservato Siano.
Il nervosismo suscitato dalla guerra commerciale deprime la domanda di ETP su metalli industriali. La scorsa settimana gli ETP su panieri di metalli industriali hanno subito deflussi per 36 milioni di USD, i più alti dal febbraio 2018. Ciò non è bastato ad annullare gli afflussi da 53 milioni di USD della scorsa settimana o quelli da 39 milioni di USD della settimana precedente, ma evidenzia possibili crepe nella fiducia degli investitori. La settimana scorsa i prezzi dei metalli industriali sono scesi del 2,5% sulla scia degli apparenti timori per l’impatto negativo di un’escalation della guerra commerciale su queste materie prime. Crediamo che le frizioni commerciali danneggino le catene di produzione più di quanto non intacchino la crescita globale, e pertanto andrebbero viste come un evento di prezzo positivo anziché negativo per i metalli industriali. “Probabilmente stiamo assistendo alla stessa reazione viscerale che ha interessato i metalli in seguito all’annuncio della prima serie di dazi sulla Cina da parte degli Stati Uniti in marzo. Ad aprile, dopo questa prima reazione, i prezzi dei metalli sono aumentati notevolmente”, ha dichiarato Siano.

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