È possibile che la BCE metta mano ai tassi prima del previsto?

A cura di P. Rosenstreich, Head of Market Strategy e A. Masset analista, Swissquote 

Mentre gli investitori cominciano a chiedersi se la “narrativa” sulle tensioni legate alla guerra commerciale sia veramente un traino per il dollaro, il biglietto verde inizia a perdere terreno. Il Dollar index infatti sta scivolando nonostante le monete del G10 continuino a recuperare posizioni: l’eurodollaro si è apprezzato dello 0,3% stamane dopo che il dato sugli ordini industriali tedeschi è risalito a sorpresa del 2,6% mensile a maggio, battendo di gran lunga le previsioni dell’1,1%. 
È la prima volta quest’anno che la stima rientra in territorio positivo, suggerendo che la debolezza di inizio anno fosse solo temporanea. In aggiunta a ciò, la moneta unica oggi è sostenuta da illazioni in base alle quali alcuni membri della Bce siano ormai dell’idea che un rialzo dei tassi a fine 2019 arriverebbe troppo tardi. Un rumor di mercato forte, che ha dato così agli speculatori la possibilità di spingere ulteriormente gli acquisti sull’euro vendendo al contempo i Bund, il cui rendimento sui titoli a due e dieci anni sono cresciuti di oltre tre punti base. Eppure, nonostante una nuova propensione al rischio sui mercati, ci sono buone possibilità che il rally dell’euro sia solo di breve durata: a segnalare pericolo rosso all’orizzonte l’entrata in vigore della prima tranche di dazi americani sull’import cinese prevista per domani 6 luglio.
In aggiunta a ciò, la diffusione delle minute dell’ultimo FOMC di giugno potrebbe costituire il vero catalizzatore dell’andamento delle curve dei T-bond nelle prossime ore. La crescita economica continua ad accelerare nonostante le aspettative di un rallentamento ciclico e ciò aumenta le probabilità di un rialzo ulteriore dei tassi (il quarto a fine anno). Sarà interessante analizzare anche la view della Fed su dati commerciali e legati all’inflazione, mentre dovrebbe invece rivelarsi più contenuto l’impatto delle minute sull’andamento delle valute del G10 dal momento che il percorso di rialzo dei tassi è già prezzato nelle valutazioni attuali, ad eccezione delle monete dei mercati emergenti che potrebbero tornare sotto pressione(soprattutto nel caso di valute con significative debiti contratti in dollari come la Lira turca e la Rupia indiana.) 

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